I russi hanno manifestato contro le leggi che colpiscono le libertà della rete (Foto LaPresse)

Mosca vuole isolare il luogo dell'opposizione che non è la Duma, ma su YouTube

Micol Flammini

La Russia non ha le infrastrutture per il modello cinese del web

Roma. Tutto ruota attorno a una figura, e non è Vladimir Putin. Andrei Lugovoi è un ex funzionario del Kgb, anche lui, e nel Regno Unito è accusato di aver avvelenato un suo ex collega, Alexander Litvinenko, morto nel 2006. Lugovoi e un altro Andrei, Klishas, sono gli autori delle leggi che stanno cambiando a poco a poco l’internet russo. La scorsa settimana era stata approvata la norma contro le “notizie false” e il dissenso, firmata dal presidente nonostante le proteste che da settimane agitano le città più o meno grandi della nazione. Da questa settimana invece è iniziata la discussione dell’altro progetto che mira a creare una rete tutta russa, in modo che Runet, l’internet russo, diventi una “fortezza contro i nemici esterni”. Secondo i due relatori del disegno di legge, per la Russia questa sarebbe una necessità, anzi una priorità per poter difendere la nazione dalle strategie americane.

 

Ma si tratterebbe di un progetto molto costoso, per il quale Mosca non ha ancora le infrastrutture adatte. Per dotarsi di una rete in grado di funzionare in modo autonomo, isolato e sovrano, dovrebbe investire 20 miliardi di rubli (oltre 270 milioni di euro). Una spesa enorme che, secondo Karen Kazaryan dell’agenzia Raek, la Russia non può permettersi. Si tratterebbe di spendere del denaro per un progetto che fa arrabbiare i cittadini, che già hanno indetto proteste anche questo fine settimana. Per il Cremlino si tratta di una necessità, una misura per proteggersi dalle minacce esterne e se chi è a favore continua a ripetere che se ci sono riusciti in Cina può farlo anche la Russia, gli esperti rispondono: “La Russia non ha a disposizione le stesse capacità tecniche di Pechino”, dice Kazaryan. Ma esiste anche un problema storico, se la rete cinese è nata come isolata, la rete russa no. Runet ha sempre guardato al di fuori dei confini nazionali e distorcere una struttura che per venti anni ha funzionato in un modo diverso non è semplice. La trasformazione della rete in Russia è iniziata nel 2012, quando è stato elaborato un sistema di filtraggio dei contenuti web che blocca più di 156 mila siti e, secondo il centro di analisi Sova, non sono soltanto le pagine con contenuti illegali a essere bloccati. Isolare la rete non è complicato e Mosca ha pensato di cominciare con un esperimento in aprile per studiare come creare le infrastrutture adatte.

 

Il Cremlino è sempre più distante dai russi, divisi in gruppi di proteste. Gli anziani protestano per la riforma delle pensioni e i ragazzi per internet. La rete è il luogo dell’opposizione, dove si organizzano le manifestazioni. Su internet si sono sviluppati fenomeni come Alexei Navalny che tanto piace ai giovani, e Mikhail Svetov che sul suo canale parla di politica e società. Su YouTube vive l’opposizione, i russi – secondo l’Economist la piattaforma è vista dall’82 per cento della popolazione tra i 18 e i 44 anni – stanno imparando a conoscere lì l’alternativa al putinismo e, in un periodo di calo dei consensi, il putinismo crede di potersi risollevare oscurando il luogo dell’opposizione.

 

 

Tuttavia la lezione il Cremlino l’avrebbe dovuta imparare già lo scorso anno quando aveva tentato di bloccare Telegram, l’app di messaggistica istantanea creata da Pavel Durov. Mosca si era riempita di aeroplanini di carta, l’aeroplanino è il simbolo dell’applicazione, i ragazzi si erano mobilitati come mai avevano fatto e la Roskomnadzor, il servizio federale che si occupa della comunicazione, ha tentato in ogni modo di bloccarla. Più tentavano di rendere Telegram inaccessibile, più gli ingegneri di Telegram riuscivano a sfuggire il bando. Durante quei giorni primaverili venne fuori che nonostante il divieto anche i deputati della Duma continuavano a usare il servizio, il Cremlino allora dovette rinunciarvi. Questa storia però insegna che l’agenzia che si occupa di connessione e comunicazione, la Roskomnadzor, non ha le abilità tecniche per mettere su un sistema enorme e folle come una rete sovrana. Un progetto che a molti analisti appare disperato e rivela che attorno a Putin sono molte le cose che non funzionano. D’altronde l’esperienza del Gru, l’intelligence militare implicata nei fatti di Salisbury, lo aveva già dimostrato.

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