Parte della delegazione venezuelana che ha incontrato Salvini e Moavero (foto LaPresse)

L'Italia fa un passo verso Guaidó, almeno a parole

Maurizio Stefanini

Salvini e Moavero incontrano una delegazione in rappresentanza del presidente a interim. L'ex sindaco di Caracas Ledezma: “Il governo non sta con la dittatura”

“Abbiamo trovato comprensione per la crisi che stiamo vivendo e il dolore che stiamo soffrendo. La conclusione è che l’Italia non sta con la dittatura”. Così dopo aver incontrato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si esprime Antonio Ledezma: già sindaco metropolitano di Caracas destituito, arrestato, fuggito all’estero e poi Premio Sakharov. Ledezma è in Italia con una delegazione in rappresentanza del presidente a interim Juan Guaidó di cui fanno parte anche il presidente della Commissione affari esteri dell'Assemblea nazionale Francisco José Sucre Giffuni, il rappresentante europeo del Venezuela per gli Aiuti Umanitari Rodrigo Diamanti e il deputato dell’Assemblea Nazionale Gabriel Gallo.

 

“Il cielo di Roma sta tuonando: come il Bravo Popolo venezuelano che lotta”, spiega Ledezma citando l’inno nazionale. “Siamo venuti a cercare l’appoggio dell’Italia. Noi non abbiamo mai dubitato che l’Italia stia contro la dittatura, a favore della libertà, a favore della democrazia in Venezuela”. Oltre che con i rappresentanti del governo italiano la delegazione si è incontrata anche con rappresentanti del Vaticano. “A tutti abbiamo detto che la roadmap di José Guaidó è: cessazione dell’usurpazione; elezioni libere; consolidamento del governo di transizione. Zero dialogo falso; zero negoziati se non per la fine dell’usurpazione”. Ha ricordato peraltro Sucre che “al tempo delle elezioni ci fu una riunione del G7 in cui tutti i paesi, compresa l'Italia, dissero che erano elezioni illegittime. L’agonia del popolo venezuelano non può essere estesa ulteriormente”.

 

Il proposito espresso da Conte e Di Maio di rimanere “neutrali” tra Maduro e Guaidó rappresentava quindi un cambiamento di linea. Anche se già giovedì a Montevideo nella riunione del cosiddetto Meccanismo di Montevideo, Moavero ha sottoscritto la richiesta di elezioni presidenziali anticipate. Un modo per ribadire, appunto, che le ultime presidenziali sono state gestite con criteri non accettabili. Che a partire dal 10 gennaio il secondo mandato di Maduro è illegittimo. E che, ai sensi della Costituzione venezuelana, presidente a interim sarebbe Guaidó, anche se si tratta di un riconoscimento solo implicito. Anche dopo questa presa di posizione, però, né Conte né Di Maio hanno aggiornato le proprie dichiarazioni.

 

L’incontro formale della delegazione con Salvini e con Moavero dà una spinta ulteriore. Durante il faccia a faccia, ha informato il Viminale, c’è stata una telefonata cordiale tra Salvini e il presidente dell'Assemblea nazionale Guaidó. Salvini ha confermato la dura presa di posizione nei confronti di Maduro e il pieno sostegno al percorso costituzionale per arrivare al più presto a elezioni libere, assicurando anche la massima attenzione affinché venga salvaguardata l'incolumità di Guaidó e della sua famiglia in questa fase di delicata transizione. “Guaidó ha manifestato a Salvini la necessità del disconoscimento delle elezioni”, ha spiegato inoltre Sucre. Domani, il ministro degli Esteri riferirà in aula alla Camera e al Senato sulla situazione in Venezuela. Quindi deputati e senatori voteranno delle mozioni. Vediamo se l’evoluzione si completa.