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Malgorzata Gersdorf, la giudice polacca che insegna come resistere al populismo

Micol Flammini

Dietro alla riforma del governo in Polonia c’è la volontà di togliere alla Corte suprema i suoi poteri, di subordinarla all’esecutivo

Roma. L’Italia non ha inventato il populismo, né il sovranismo. E’ vero che si è trasformata in una strana fabbrica di movimenti populisti – apprezzata soprattutto da Steve Bannon – che hanno dato forma a un governo bicolore, ma sui toni del sovranismo, che ammette poche nuance. In questo l’Italia è un unicum, ma la foga populista in Europa è iniziata prima altrove. Nell’est europeo, ad esempio, dove quattro nazioni – Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia – si sono riunite e hanno dato origine al gruppo di Visegrád. Ogni nazione europea, ha la propria forma di populismo. Ognuno con le proprie caratteristiche, ognuno con la propria eziologia. Ma il populismo attecchisce meglio dove c’è disinteresse per la politica, diceva Jan Gross al Foglio qualche mese fa. E per distrarre gli elettori, portarli fuori dalla bolla di rabbia contro le élite che i partiti come Fidesz in Ungheria, il PiS in Polonia, ma anche, da noi, la Lega e il Movimento 5 stelle, hanno creato, bisogna trovare figure forti, simboli di resistenza, un’opposizione in grado di non lasciarsi barbarizzare dai barbari.

 

La Polonia ha trovato il suo personaggio: Malgorzata (Maugogiata) Gersdorf. La giudice polacca, capo della Corte suprema alla quale il PiS, il partito al governo, ha ordinato di andare in pensione anticipata, con una riforma che impone a 27 dei 72 giudice della Corte di ritirarsi prima, a 65 anni invece che a 70. E’ il tentativo del governo di epurare le alte cariche del potere giudiziario che anche l’Unione europea sta cercando di bloccare attraverso l’attivazione dell’articolo 7. Ma imbrigliata dalle lente procedure burocratiche e incastrata tra i veti che i compagni di Visegrád, e non solo, anche la Bulgaria potrebbe votare contro la procedura di infrazione proposta dalla Commissione, l’Unione sta ottenendo poco contro la Polonia.

 

Molto di più sta facendo lei, Malgorzata Gersdorf. Sessantacinque anni, in teoria in pensione secondo la nuova legge, continua ogni giorno ad andare a lavoro e a chi le domanda perché, lei risponde quasi con sorpresa: “Il mio mandato scade il 30 aprile del 2020” e fino a quella data, la Gersdorf ha intenzione di entrare nel suo ufficio e fare il suo lavoro come capo della Corte suprema polacca. “Avrebbe potuto salvare la sua carica prima”, ribattono i deputati del PiS. Il governo aveva infatti dato ai giudici la possibilità di chiedere al presidente della Repubblica, Andrzej Duda, il permesso di prolungare il mandato ed evitare così il pensionamento. Ma alcuni magistrati si sono rifiutati. Tra di loro c’è anche la Gersdorf, “è un’umiliazione”, ha detto.

 

Dietro alla riforma del governo c’è la volontà di togliere alla Corte suprema i suoi poteri, di subordinarla – quindi di umiliarla – all’esecutivo che ha stabilito che non saranno più 72 i giudici della Corte, bensì 120 e le nuove cariche verranno decise proprio dal governo, ossia dal PiS. Malgorzata Gersdorf non è artefice solo di una resistenza personale – i suoi detrattori dicono che è attaccata alla carica – ma sta diventando un’icona per tutta quella Polonia che organizza manifestazioni contro il governo e per le strade grida “Konstytucja”, Costituzione. Il presidente polacco, Mateusz Morawiecki, ha cercato di convincere l’Europa che il pluralismo costituzionale è descritto dai prìncipi comunitari “ed è un valore enorme”, ha sottolineato. Così ha convinto i sovranisti che, sempre più numerosi, affollano le istituzioni europee. Ma non ha convinto i polacchi che nella battaglia di Malgorzata Gersdorf hanno visto una rinascita dei valori liberali, che forse avevano smarrito durante le ultime elezioni. E non conta più nemmeno la retorica storica, l’appello alla lotta contro il comunismo. Morawiecki ha tentato di placare i cittadini agitando lo spauracchio del ritorno dei comunisti, e quindi dei russi. Ha cercato di convincere che rimuovere i giudici più anziani è fondamentale per ripulire la magistratura – tanto severa con il governo – da quelle persone che in passato hanno avuto legami con il regime. Ma nemmeno questo ha convinto i polacchi. La Gersdorf, come altri giudici, ha militato proprio negli schieramenti opposti, chi con Solidarnosc, chi con altri movimenti. Il PiS usa la storia per passare dalla parte della ragione, dice che la magistratura ha sempre tentato di ostacolare il governo, perché il governo è anticomunista. Ma la ragione della rappresaglia contro la Corte suprema, Malgorzata Gersdorf l’ha spiegata con chiarezza ed eleganza: “Questa riforma è incostituzionale e io rispondo alla Costituzione che stabilisce che il mio mandato durerà fino al 2020”. Così anche i polacchi, tra il bianco e il rosso delle bandiere, tra le scritte “Konstytucja” e qualche slogan europeista sono lì a dimostrare che non credono al PiS e in fondo, dal populismo si può guarire. Basta resistere e saper spiegare.
Micol Flammini

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