Il ministro dell'Interno della Germania Horst Seehofer

Seehofer non vuole i richiedenti asilo, ma accaparra i migranti qualificati

Daniel Mosseri

Il nuovo progetto di legge sull’immigrazione prevede un sistema di benefici per chi ha più titoli, e piace molto alle imprese

Berlino. Per una volta Horst Seehofer ha messo tutti d’accordo. Dall’avvio lo scorzo marzo del gabinetto di Grande coalizione, il ministro dell’Interno e leader dei cristianosociali bavaresi governa con una mano e con l’altra contesta la cancelliera Angela Merkel. Con un occhio fisso alle elezioni in Baviera a ottobre, Seehofer chiede norme severe e maglie strette per profughi e migranti. A sorpresa, invece, il disegno di legge sull’immigrazione che proprio il leone bavarese ha anticipato alla stampa è stato accolto dal plauso generale.

  

Soddisfatti i socialdemocratici che chiedono da sempre una legge-quadro in materia; ma il compiacimento non è solo politico: “Siamo contenti che il governo voglia dare al paese una legge che le pmi richiedono da tempo”, ha detto Hermann Sturm, presidente dell’associazione federale di categoria (Bdm). Le imprese tedesche grandi e piccine sono alla ricerca di manodopera qualificata: secondo l’associazione delle camere di commercio e dell’industria (Dihk) al paese mancano 1,6 milioni di lavoratori “medi” ad alta competenza.

  

Oggi in Germania possono immigrare per motivi di lavoro i cittadini dell’Ue. Anche gli extracomunitari trovano la via aperta purché in possesso di una carta blu, un documento che i laureati ottengono senza difficoltà ma che i lavoratori senza titolo di studio faticano a ottenere. Il progetto del governo va loro incontro con un taglio a lacci e lacciuoli. Non è poi un caso che la pratica sia affidata a Seehofer, l’ultimo rappresentante, dopo il pensionamento di Schäuble, di un centrodestra law & order.

 

Con la nuova legge, i lavoratori qualificati ma non certificati potranno accedere al mercato del lavoro. L’altra novità è che i cittadini tedeschi ed europei non avranno più l’accesso prioritario legale ai posti di lavoro vacanti. Un imprenditore, in altre parole, sarà libero di offrire una posizione nella sua azienda al lavoratore più competente, al netto della sua nazionalità. Il che non significa che la Germania sarà invasa da un’ondata di edili, elettricisti, carpentieri e infermieri (le categorie più ricercate) dall’India o dall’Africa, ma che le agenzie di collocamento si rivolgeranno anche all’estero. Il che piace molto alle pmi che, come ricorda Sturm, “nella gara per trovare lavoratori qualificati partono sempre svantaggiate rispetto alle grandi aziende”.

 

Il ddl piace anche ai Liberali (Fdp): anche l’opposizione moderata chiedeva di allineare la Germania a Canada e Australia, con l’adozione di un sistema “a punti”. Il lavoratore che presenta più titoli di studio, attestati di esperienza lavorativa, certificati sulle competenze linguistiche ha più chance di ottenere un visto. Il progetto della Grande coalizione non prevede i punti ma si avvicina al modello anglosassone. “Però è meno rigido”, spiega al Foglio Karl Brenke. L’esperto di migrazioni e lavoro dell’Istituto tedesco per la ricerca economica di Berlino (Diw) ricorda che “da noi neppure i certificati di competenza linguistica  sono richiesti”.

 

Brenke non si lascia peraltro travolgere dall’entusiasmo per la riforma. “In Germania abbiamo già leggi avanzate per l’assunzione di cittadini Ue ed extra Ue” ed è vero che ormai da anni la Repubblica federale risulta, dopo gli Stati Uniti, la destinazione più ambita dai lavoratori di mezzo mondo. Per Brenke l’annuncio del governo è più che altro “un’operazione politica”. Il ministro vuole più lavoratori ma non certo i turisti del sistema sociale d’assistenza. Al contrario, scopo non dichiarato della riforma è evitare che dall’estero qualcuno chieda l’asilo per potersi poi inserire nel mondo del lavoro. Di profughi Seehofer non ne vuole altri, “tanto più che l’80 per cento di quelli arrivati negli ultimi anni erano privi di competenze utili a trovare un lavoro in Germania”, conclude Brenke.

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