Nicolas Maduro (foto LaPresse)

Maduro vince, ma l'opposizione boicotta le urne: "E' senza legittimità"

Maurizio Stefanini

In Venezuela il presidente è stato riconfermato, ma ci sono molte accuse di brogli e un astensionismo elevato. Ledezma al Foglio: "Abbiamo applicato la disobbedienza civile contro un regime che martirizza e opprime"

“Oggi il popolo del Venezuela è stato protagonista di uno storico ed epico atto di disobbedienza civile. Oggi c’è stato il più grande sciopero civico che ha conosciuto il paese. Oltre l’80 per cento del popolo venezuelano ha respinto la farsa con cui Maduro pretende di consolidarsi al potere”. Ex sindaco di Caracas destituito e arrestato dal regime, poi protagonista di una clamorosa fuga e l’anno scorso insignito del premio Sakharov del Parlamento europeo in rappresentanza dell’opposizione venezuelana, Antonio Ledezma dà al Foglio questo giudizio sulle presidenziali che Maduro aveva convocato in condizioni che sono state dichiarate illegittime da Stati Uniti, Canada, Unione europea e da 15 paesi latino-americani del Gruppo di Lima. Un boicottaggio era stato proclamato dal Fronte ampio Venezuela libero, in cui si sono raccolti la Tavola di unità democratica (Mud) delle opposizioni, la chiesa cattolica, chavisti dissidenti, il Movimento studentesco e gruppi civici e sindacali. Secondo le loro stime, in effetti, non avrebbe votato più del 16-20 per cento de venezuelani.

  

Maduro celebra invece una vittoria “senza precedenti per distacco” in cui ha ottenuto 5.823.700 voti: il 67,7 per cento, contro 1.820.552 di Henri Falcón e 925.042 voti per Bertucci. L’uno, un ex chavista che dopo essere passato all’opposizione aveva ora rotto la consegna del boicottaggio, guadagnandosi aspre accuse di “traditore”; l’altro, un pastore evangelico dai trascorsi non del tutto chiari. Anche loro comunque – dopo aver fatto da foglia di fico al regime – parlano ora di frode, mentre il Fronte ampio registrava 142.589 denunce di frodi e irregolarità e 91.732 denunce di minacce a chi denunciava le stesse frodi e irregolarità. “Non abbiamo bisogno di aspettare i numeri truccati di un Consiglio nazionale elettorale illegittimo. La verità sta nella desolazione di tutti questi centri di votazione dove solo c’erano attivisti o accoliti del regime”. Le cifre ufficiali del regime ammettono che avrebbe votato solo il 48 per cento degli iscritti. Comunque si è lontanissimi dai 10 milioni di voti che Maduro si era posto come obiettivo e, al di là dei festeggiamenti di circostanza, il nervosismo del regime è testimoniato del fatto che alle 15 lo stesso Maduro era apparso in tv a dire che il governo avrebbe fornito i mezzi per trasportare alle urne chi voleva andare a votare: lo avevano fatto anche in passato, ma mai era stato ammesso in pubblico.

 

“Si dimostra che la nostra patria e il nostro popolo sono molto più grandi delle avversità”, commenta Ledezma. “Che i venezuelani non si comprano e non si vendono e hanno attivato il loro principio di legittima difesa dichiarandosi in disobbedienza civile, rifiutando un regime che li martirizza e li opprime, perché noi venezuelani siamo stanchi di vedere il nostro popolo soffrire la fame, noi venezuelani siamo stanchi di vedere una cricca corrotta rubarsi il denaro dei venezuelani mentre i nostri bambini soffrono di denutrizione cronica e le nostre donne muoiono per semplici malattie. Non vogliamo vedere le carceri piene di prigionieri politici. Non vogliamo vedere militari che sono detenuti perché sono ormai stanchi e si vergognano di avere una narcotirannia”. Secondo Ledezma, con questo voto “Maduro è rimasto senza legittimità. Maduro deve essere tolto dalla presidenza della Repubblica per lasciare il posto a un governo di transizione nazionale perché Maduro è l’ostacolo tra la sofferenza e il progresso. Questo progresso, questa pace, questa giustizia che riusciremo a raggiungere con l’appoggio della comunità internazionale, che deve intensificare le sanzioni, che deve attivare il principio di ingerenza umanitaria per sviluppare il concetto di protezione e di salvaguardia di un popolo oppresso”.