Foto tratta da Wikipedia

Quel ponte sullo stretto tra la Crimea e la Russia che fa tremare Kiev

Micol Flammini

Oggi viene inaugurato il Krymski most, il ponte sullo stretto di Kerch che collegherà la Crimea alla regione di Krasnodar

Roma. La Russia è ossessionata dai ponti. Con un territorio così vasto, con fiumi lunghissimi e laghi talmente vasti da sembrare mari, di ponti ce ne è sempre stato bisogno. Oggi verrà inaugurato forse il più controverso di tutti, il Krymski most, il ponte sullo stretto di Kerch che collegherà la Crimea alla regione di Krasnodar. I progetti dei presidenti russi sono sempre stati abitati da ponti, Stalin voleva quello di Sakhalin, ma è morto senza riuscirci, Kruscev inaugurò il ponte Kommunalni di Krasnojarsk, in Siberia, e Vladimir Putin sui ponti ha costruito una carriera presidenziale. Ma il ponte in Crimea è un’idea, una rivendicazione. Per mettere un punto al dibattito che si anima attorno al riconoscimento internazionale della penisola il presidente russo ha fatto costruire diciannove chilometri di ferro e asfalto che consentiranno di viaggiare da Kerch a Taman, dalla Russia non riconosciuta alla Russia riconosciuta, senza la necessità di passare per il territorio ucraino o di navigare il mare di Azov. Il cantiere ha battuto ogni previsione, si pensava che la circolazione delle macchine e dei treni sarebbe iniziata a dicembre 2018 o a gennaio 2019, invece i collegamenti – il progetto prevede due strutture parallele, una per il traffico stradale e l’altra per quello ferroviario – verranno aperti mercoledì 16 maggio, un giorno dopo l’inaugurazione.

 

La Crimea è stata annessa alla Russia nel 2014, tramite un referendum la cui legittimità è stata respinta dall’Unione europea, dagli Stati Uniti e da altri 71 paesi dell’Onu secondo i quali la consultazione è tuttora illegittima in quanto viola il diritto internazionale e la Costituzione ucraina. Non la pensa così Mosca, che dopo aver visto l’esito – circa il 97 per cento della popolazione votò per diventare russa – si è affaccendata per formalizzare la russificazione della penisola. Il ponte è parte di questa strategia, quel ponte è russo, per andare in Russia, gli abitanti della Crimea calpesteranno del territorio russo. Il Krymski most offre l’idea di una continuità territoriale che gioverà ai commerci russi ma che rischia di danneggiare le sorti dei porti nel mare di Azov. Gli ucraini sono già in rivolta, il ponte limiterebbe le spedizioni verso i porti, le aziende che trasportano carbone, metallo e cereali ucraini verso importanti mercati internazionali, come ha notato Marie Yovanovitch, ambasciatrice americana a Kiev, sceglierebbero la via terrestre, la via russa più veloce ed economica, mettendo in crisi gli affari della rete portuale. Le organizzazioni nazionaliste hanno già annunciato azioni dimostrative, manifestazioni e proteste, ma le autorità locali temono anche atti vandalici e azioni più dirette che potrebbero degenerare in scontri tra la componente russa e quella ucraina della popolazione.

 

In seguito all’annessione della Crimea la Russia è stata messa sotto sanzioni da parte delle nazioni occidentali, le quali hanno anche impedito alle aziende di vendere macchine o di fornire altre tipologie di servizi in Crimea. Ma il ponte è un’opera titanica, un orgoglio dello sviluppo tecnologico russo e molte aziende potrebbero aver tentato di far affari con Mosca. I primi a notare delle irregolarità sono stati gli olandesi che hanno avviato un’indagine su sette compagnie e sui loro direttori che avrebbero violato le sanzioni contro Mosca, aiutando la Russia a costruire il ponte. Secondo la procura, le aziende coinvolte avrebbero fornito alcuni macchinari e i direttori potrebbero essere condannati a un massimo di sei anni di carcere o a una multa che potrebbe arrivare fino a 820 mila euro.

 

La lingua di asfalto e rotaie che si lancia vorace nel mare di Azov, dinamica e snella, è il monumento a una storia che è passata di corsa e che la Comunità internazionale non è riuscita a fermare. Alla Russia è costata più di 1,5 miliardi di dollari, prezzo che Vladimir Putin ha voluto pagare anche in vista della sua vittoria quasi plebiscitaria alle elezioni di marzo, ma intanto, il collegamento tra la Crimea e la Russia non è più soltanto ideale.

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