Jean Claude Juncker (foto LaPresse)

Per la Commissione Ue le mucche restano più sacre di tutte le altre priorità

David Carretta

Il piano di bilancio dell'Ue punta a tagliare le risorse destinate alla politica agricola comune e alla coesione a favore di “nuove politiche”. Ma non è proprio così, ecco perché

Bruxelles. La proposta della Commissione di Jean-Claude Juncker di un bilancio dell'Unione Europea di 1.279 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 sembra già abortita. “Non è accettabile”, ha detto il premier olandese, Mark Rutte. “Il nostro obiettivo deve essere di un'Ue più snella, più frugale e più efficiente dopo la Brexit”, ha spiegato il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz. “Un'Ue più piccola deve significare un bilancio più piccolo”, ha detto il primo ministro danese, Lars Lokke Rasmussen. Olanda, Austria e Danimarca sono tra i paesi chiamati a mettere ulteriormente mano al portafoglio perché, causa Brexit e uscita di uno dei principali contributori netti, il bilancio Ue registra un ammanco di più di 10 miliardi l'anno.

 

La Commissione ha scelto di mantenere più o meno invariato il tetto del bilancio comunitario al 1,14 per cento del Reddito Nazionale Lordo dell'Ue. I tagli proposti dalla Commissione alla Politica Agricola Comune e alla politica di coesione si limitano a compensare gli aumenti di spesa per altre politiche come ricerca e innovazione, migrazione e frontiere esterne, sicurezza e difesa. Insomma, l'Olanda sarebbe costretta a pagare “una quota troppo alta del conto”, ha spiegato Rutte. Ma non sono solo i contributori netti a protestare. La Francia dell'europeista Emmanuel Macron ha definito inaccettabili i tagli all'agricoltura. La Lettonia ha spiegato che il bilancio non è equilibrato per i troppi soldi sottratti alla coesione a vantaggio delle politiche migratorie. Solo la Germania ha applaudito, anche se dal 2021 sarà costretta a pagare 10 miliardi di più l'anno. I negoziati con i governi saranno “maschi e virili”, ha riconosciuto Juncker. Per approvare il quadro finanziario multiannuale – o MFF come viene definito il bilancio pluriennale nel gergo Ue – sarà necessario trovare una difficile unanimità dei 28, a meno di non annacquare le cifre di Juncker.

 

A prima vista, la proposta della Commissione potrebbe apparire innovativa. I finanziamenti a favore della Politica Agricola Comune dovrebbero subire una riduzione del 5%, con un taglio del 4% dei pagamenti diretti agli agricoltori. Le risorse per la Politica di Coesione, destinate alle regioni più povere dell'Ue, dovrebbero invece ridursi del 7%: secondo Juncker, è “normale” visto che “i paesi che ne sono i principali beneficiari hanno fatto progressi sostanziali in termini di crescita e modernizzazione dell'economia”. Quelle che Juncker ha definito “politiche nuove”, invece, dovrebbero essere sostanzialmente rimpinguate. Rispetto al periodo di bilancio 2014-2020, le risorse per la ricerca, l'innovazione e il digitale dovrebbero aumentare del 60%, quelle per il clima e l'ambiente del 70%, quella per l'azione esterna del 30% e quelle per la sicurezza del 80%. Gli incrementi maggiori riguardano gli stanziamenti destinati ai giovani, con il raddoppio dei fondi per Erasmus, e il capitolo immigrazione e frontiere, con il 160% di risorse aggiuntive. Una parte del bilancio Ue dovrebbe essere specificatamente destinato alla zona euro, con un nuovo programma a sostegno delle riforme (25 miliardi) e una funzione europea di stabilizzazione degli investimenti in caso di gravi shock asimmetrici (30 miliardi).

 

La proposta della Commissione prevede anche una maggiore flessibilità nella gestione del bilancio per affrontare eventuali crisi e la creazione di una nuova "Riserva dell'Unione" che permetta di affrontare eventi imprevisti e rispondere a situazioni di emergenza in settori quali la sicurezza e la migrazione. Quanto alle entrate, la Commissione propone di aggiornare e semplificare l'attuale sistema, introducendo un nuovo paniere di risorse che includa il 20% delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni, un'aliquota di prelievo del 3% applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società, e un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro (0,80 € al chilogrammo). L'esecutivo comunitario inoltre vuole ridurre dal 20% al 10% gli importi che gli Stati membri trattengono per la riscossione dei tributi doganali. Infine, dopo l'uscita del Regno Unito che per primo aveva beneficiato del cosiddetto “rebate”, la Commissione propone di eliminare in cinque anni tutte le correzioni e gli sconti di cui beneficiano gli Stati membri.

 

L'olandese Rutte aspira a essere un novello Thatcher, che al grido di “I want my money back” vuole per il suo paese un consistente sconto al bilancio comunitario, o almeno conservare quello attuale. Ma la sua critica non si limita ai piccoli interessi di portafoglio nazionale. Per il periodo 2021-2027 serve “più innovazione e meno tradizione. Nei negoziati l'Olanda spingerà per un bilancio moderno”, ha spiegato Rutte, svelando il grande inganno che si nasconde dietro alle cifre presentate dalla Commissione. Nonostante i tagli, la politica agricola comune e la coesione continueranno a consumare quasi il 60% del bilancio Ue. Alle “nuove politiche” sono riservate le briciole: meno del 10 per cento alla politica estera, meno del 3 per cento all'immigrazione e gestione delle frontiere, poco più del 2 per cento alla sicurezza e difesa. In quest'era di populismi e nazionalismi, fino a quando la Commissione considererà le mucche più sacre di tutte le altre priorità, l'Ue faticherà a riconquistare la sua credibilità.