Kim Jong-un (foto LaPresse)

Come si prepara una pace storica con la Corea del nord?

Giulia Pompili

Pompeo a Pyongyang per preparare il summit con Trump. Il primo indizio da guardare e il ruolo poco audace dell’Ue

Roma. Il quartier generale del Partito dei Lavoratori di Corea, nel cuore di Pyongyang, è un complesso di ventisette edifici, che comprende, tra gli altri: i dipartimenti economici, di propaganda, l’amministrazione, la residenza della famiglia Kim (l’edificio più isolato di tutti), la clinica medica della famiglia Kim, l’area del cerimoniale e gli uffici di rappresentanza. E’ qui che, si presume, il direttore della Cia e prossimo segretario di stato americano Mike Pompeo deve aver incontrato il leader nordcoreano nel giorno di Pasqua, il 1° aprile scorso. La grande sala che di solito ospita le riunioni ufficiali nordcoreane si trova in questo complesso fortificato: sullo stesso grande tavolo in legno, con un quadro di pittura paesaggistica sullo sfondo, nell’ultimo mese si sono seduti i delegati della presidenza di Seul – tra cui Chung Eui-yong, direttore della Sicurezza nazionale sudcoreana e So Hun, direttore dei servizi segreti e quindi attualmente omologo sudcoreano di Pompeo – e un paio di giorni fa anche Song Tao, uomo degli Affari esteri di Pechino e capo della diplomazia del Partito comunista cinese.

      

La Casa Bianca non ha fornito alcun dettaglio sulla visita di Pompeo nella capitale nordcoreana. Non sappiamo se ha trascorso la notte a Pyongyang, dopo circa 13 ore e mezzo di volo, né se la delegazione americana ha dormito al Kobangsan Guesthouse, il resort di lusso subito fuori dalla capitale, sul fiume Taedong, gestito dal ministero degli Esteri, dove da qualche anno Pyongyang manda gli ospiti stranieri, così da controllarli facilmente. Per la propaganda nordcoreana, il fatto che un individuo talmente in alto nella catena di comando degli Stati Uniti sia andato in visita nella capitale risponde al desiderio di riconoscimento di Kim come leader di una nazione forte e potente. Tra l’altro Pompeo è il primo rappresentante ufficiale ad andare a Pyongyang senza trattare per la liberazione di alcun cittadino americano (ce ne sono tre, attualmente, detenuti dalla Corea del nord), ma per parlare dello storico summit con il presidente americano Donald Trump. E mentre si decide la data (tra fine maggio e gli inizi di giugno, ha detto il presidente) e il luogo (“stiamo vagliando cinque location”, ha detto ieri ai giornalisti, e si vocifera che possano essere le capitali delle due Coree, la Zona demilitarizzata sul 38° parallelo, Pechino e Ulan Bator), c’è un altro passaggio da fare. Tutti si concentrano sul vertice Trump-Kim, ma il summit davvero operativo sarà quello tra dieci giorni con Kim e il presidente sudcoreano Moon Jae-in, spiega al Foglio Ramon Pacheco Pardo, presidente del Korea Chair dell’Istituto per gli studi Europei di Bruxelles.

   

“Qui le Coree potrebbero annunciare i primi passi per un potenziale trattato di pace”, trasformando l’armistizio del 1953 in qualcosa di più stabile. Servirebbe, però, il coinvolgimento di Cina e America, che sono i reali firmatari della tregua. E in questo contesto, l’Unione europea può avere un ruolo, come in passato aveva chiesto in quanto “parte terza” nella crisi nordcoreana? “Secondo me l’Ue dovrebbe essere audace, cercare di ottenere il proprio summit con la Corea del nord, o almeno una riunione ufficiale: l’ultima si è tenuta nel 2015. Dovrebbe continuare ad appoggiare la presidenza di Moon, dare sostegno economico e allentare le sanzioni”.

  

Un portavoce degli Affari esteri dell’Ue dice al Foglio che l’obiettivo di Bruxelles è “la denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile della penisola”, una strategia che combina “la massima pressione e l’apertura di canali di comunicazione”. L’Ue però si limita ad aver “lavorato a stretto contatto con i partner, in particolare con Seul, anche condividendo le nostre competenze sui negoziati sul nucleare iraniano”. Il Consiglio degli affari esteri dell’Ue a marzo ha invitato il ministro degli Esteri di Seul Kang Kyung-wha, mentre il 4 aprile scorso Kim Son-gyong, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri di Pyongyang, è stato ricevuto da alcuni funzionari dell’Ue. Ancora un po’ poco, per contare qualcosa in questa partita.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.