Un processo a New York fa tremare Erdogan (c'entra pure Mike Flynn)
Oro turco e petrolio iraniano. Il faccendiere Zarrab avrebbe corrotto dei ministri di Ankara per aggirare le sanzioni a Teheran
Roma. Un processo istruito in queste settimane in un tribunale di Manhattan si è trasformato, dall’altra parte del mondo, in uno scandalo gigantesco che rischia di mettere in crisi il governo della Turchia, fino a toccare il suo presidente, Recep Tayyip Erdogan, e a mettere in pericolo i già tesi rapporti tra Washington e Ankara. Reza Zarrab, faccendiere turco di origini iraniane, è stato arrestato a Miami nel marzo scorso e si è trasformato negli ultimi giorni in un supertestimone che ha implicato i più alti dirigenti del governo di Ankara in un affare torbido di riciclaggio di denaro e violazione delle sanzioni all’Iran. Giovedì, nel secondo giorno del suo processo negli Stati Uniti, Zarrab è arrivato ad accusare direttamente il presidente Erdogan, scatenando una crisi con pochi precedenti.
Il processo vede imputati un banchiere turco, Mehmet Hakan Atilla, e altri sette uomini in contumacia. Atilla era un alto dirigente della banca di stato Halkbank, ed è stato accusato di aver messo in atto tra il 2010 e il 2015 uno schema miliardario di scambi illegali tra Turchia e Iran. Teheran vendeva petrolio e gas ai turchi in cambio di oro e diamanti – che poi, attraverso una serie di passaggi bancari, sarebbero stati trasformati in dollari, valuta forte preziosa per l’Iran. Il commercio è un’evidente violazione delle sanzioni occidentali contro Teheran. Zarrab, considerato l’uomo chiave dei traffici, lo scorso 26 ottobre si è dichiarato colpevole e ha iniziato a collaborare con la giustizia americana.
Lo scandalo intorno a Zarrab ha conseguenze enormi. Anzitutto per la politica turca, poiché per la prima volta dall’inizio della sua carriera Erdogan vede minata la sua immagine pubblica di uomo pio e incorruttibile. Sono anche a rischio i rapporti tra Turchia e Stati Uniti: a inizio novembre, il primo ministro turco Binali Yildirim ha detto al vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, che il caso Zarrab “sta avvelenando le relazioni tra i due paesi”. Ma ci potrebbero essere conseguenze anche per l’Amministrazione Trump. Il fatto che i federali americani abbiano offerto un accordo a Zarrab potrebbe essere legato anche all’inchiesta su Michael Flynn, ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump. Non è un segreto che Flynn abbia avuto legami con il governo turco, anche dopo la nomina. Di queste relazioni, la più importante è una trama per far tornare in Turchia Gülen. Nbc News ha anche riferito che Flynn e i suoi interlocutori turchi potrebbero aver ragionato su come garantire la libertà a Zarrab per portare un po’ di tranquillità a Erdogan. Ieri Flynn ha iniziato a collaborare con la giustizia americana sul Russiagate, e il lato turco dello scandalo rischia di fare altrettanto male a Trump.