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La complicata successione di Mugabe dopo il colpo di stato

Enrico Cicchetti

Tra "Gucci Grace" e i "Lacoste", quali sono le fazioni che si giocano lo Zimbabwe

Roma. L’esercito dello Zimbabwe ha preso ieri il controllo della capitale Harare. I militari hanno occupato la sede della televisione e hanno messo ai domiciliari il presidente Robert Mugabe, l’unico leader che il paese ha avuto nei suoi 37 anni di indipendenza. L’esercito, in un messaggio diffuso in tv, sostiene che l’origine del golpe sia la “sofferenza sociale ed economica” in cui versa il paese. Ma potrebbe esserci altro: lunedì il capo dell’esercito aveva intimato indirettamente a Mugabe di fermare l’epurazione che ha portato alla fuga del vicepresidente, Emerson Mnangagwa, potenziale successore del 93enne capo di stato e, come Mugabe, ex veterano.

  

Sia le fonti internazionali più affidabili sia quelle locali confermano che nella capitale l’atmosfera è calma sebbene confusa. Attorno ai tank dell’esercito scivola il traffico di taxi e Toyota. “La sensazione prevalente è di ansiosa eccitazione”, racconta un testimone ai microfoni del Times di Johannesburg. I militari sostengono di voler colpire “solo i criminali che circondano il presidente”. E sono in molti a pensare che si riferiscano alla first lady, di quarant’anni più giovane del marito, lanciatissima verso la leadership del partito di governo, lo Zanu-Pf. Grace, 52 anni. Fino a tre anni fa era additata da una buona fetta dell’opinione pubblica come “First shopper” o “Gucci Grace”, per i suoi dispendiosi viaggi all’estero. Poi, forse rendendosi conto che il consorte non sarebbe vissuto in eterno per garantirle protezione, Grace lo ha spinto a nominarla capo della potente lega femminile dello Zanu-Pf. Ad oggi è lei la guida della fazione Generation40 – chiamata così poiché molti dei suoi membri sono quarantenni, troppo giovani per aver partecipato alla decolonizzazione –, che si scontra con l’altra fazione, la Lacoste, capitanata da Mnangagwa, assistente speciale di Mugabe che durante la guerriglia si muoveva appunto nella “Crocodile gang”. I veterani negli ultimi anni sono stati allontanati dai ruoli di governo e nel 2016 hanno minacciato di formare un fronte comune con l'opposizione. 

  

Sino al 2014, la papabile candidata alla successione era la vicepresidente Joice Mujuru. Nonostante il sostegno del politburo e di una buona fetta della popolazione, la sua carriera politica si è scontrata con le velleità della first lady: Mujuru è stata accusata di complottare contro il governo ed è stata sostituita da Mnangagwa. Molto popolare tra i militari, fino a pochi mesi fa era visto come un papabile erede al trono. Perciò dal 2016 Grace Mugabe ha iniziato a fargli terra bruciata intorno. Il 6 novembre scorso, Mnangagwa è stato accusato di “atteggiamenti sleali”, è stato licenziato e si è rifugiato all’estero. Adesso, nonostante la smentita di Mugabe, molte fonti sostengono che a essere scappata – forse in Namibia – sia la moglie del presidente. Se la “dinastia” Mugabe è davvero finita, gli ultimi “dinosauri africani” rimasti al potere sono Paul Biya, che regge lo scettro in Camerun dal 1982, Yoweri Museveni in Uganda dal 1986, Denis Sassou Nguesso in Congo dal 1997 e il più longevo di tutti: Teodoro Obiang alla guida della Guinea Equatoriale dal 1979. 

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