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Il divorzio alla francese tra Parigi e la Nuova Caledonia

Redazione

Il territorio d'oltremare ha preso accordi con la Francia e ha indetto un referendum per l'indipendenza 

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Non tutti i divorzi vanno a finire male come successo tra Spagna e Catalogna. Così la Nuova Caledonia, il territorio francese nell’oceano Pacifico, farà un referendum l’anno prossimo per separarsi dalla Francia. Parigi sa tutto.

 

Al termine di un incontro durato nove ore tra i leader della colonia e i ministri francesi è stato raggiunto un accordo politico e a novembre del 2018 si voterà. Negli ultimi anni i rapporti tra la popolazione autoctona e il governo francese sono migliorati, dopo che, negli anni Ottanta, i Kanak – gli abitanti dell’isola – presero in ostaggio dei gendarmi e le forze francesi, giunte per liberarli, uccisero ventuno uomini. Nel 1998, durante gli accordi di Nouméa la Francia concesse al territorio d’oltremare di iniziare una lenta e graduale decolonizzazione. Un processo che probabilmente vedrà la sua conclusione proprio con il referendum del prossimo anno. Se dovesse vincere l’indipendenza, la Nuova Caledonia sarà il primo territorio a staccarsi dalla Francia dopo il Gibuti, che si era dichiarato indipendente nel 1977 e, tre anni dopo, il Vanuatu, lo stato insulare del Pacifico meridionale.

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Edouard Philippe, il primo ministro francese, visiterà questo mese la Nuova Caledonia e, al termine dell’incontro di Parigi con i leader della colonia, ha commentato: “Abbiamo raggiunto un accordo politico e abbiamo compiuto dei passi importanti per le nostre relazioni”. Durante le elezioni è stata richiesta la presenza degli osservatori delle Nazioni Unite e prossimamente verranno stabiliti anche i quesiti del referendum.

 

Rimangono però dei problemi che inaspriscono i rapporti tra le popolazioni dello stato insulare. Tra gli abitanti di origine europea è molto diffuso un sentimento nazionalista che si è riflesso nei risultati delle elezioni presidenziali del maggio scorso. Al primo turno il Front National di Marine Le Pen aveva ottenuto il doppio dei voti rispetto a Emmanuel Macron, il 30 per cento contro il 12,7 per cento di En Marche!, che continua a essere molto impopolare nella colonia. Dopo le presidenziali, Macron si era rivolto alla popolazione locale: “Mi auguro che la Nuova Caledonia rimanga parte del territorio francese perché la presenza della Francia è ancora necessaria a garantire pace e sviluppo”. Lo stato insulare, che è rappresentato al Parlamento di Parigi da due senatori, ha ancora molti problemi legati all’alto tasso di disoccupazione, alla criminalità molto diffusa tra i giovani e all’alcolismo.

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