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Il vero nemico dell'omosessualità è l'islam

In Indonesia due gay condannati. Ma da noi si parla solo di stepchild

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Ieri era la giornata mondiale contro l’omofobia, una di quelle celebrazioni che servono, più che altro, a riempire i giornali di dichiarazioni contro le “violazioni dei diritti umani universali” e a tornare periodicamente su alcuni temi scivolosi, come la stepchild adoption o il cosiddetto ddl omofobia, ovvero l’introduzione di nuovi reati per rimarcare una differenza che invece – per sua natura – non dovrebbe essere tale. A dimostrare la vuotezza e l’inconsistenza di giornate simili c’è un fatto, però. E se questo fatto arriva dall’altra parte del mondo non vuol dire che sia meno indicativo sullo stato delle cose.

 

Esiste una sola provincia, in Indonesia – il paese a maggioranza musulmana più popoloso del mondo, il cui principio di laicità è espresso in Costituzione, e dunque spesso citato come simbolo dell’islam laico dai vacanzieri che ogni anno si ritrovano a Bali. Dicevamo, esiste una sola provincia in Indonesia dove si applica la sharia. E’ la provincia di Aceh, una zona da quasi cinque milioni di persone a nord dell’isola di Sumatra. Ieri due uomini sono stati condannati dalla Corte islamica a 85 frustate (sentenza che verrà eseguita in pubblico il prossimo 23 maggio) perché omosessuali. E’ la prima sentenza di questo genere, perfino ad Aceh, e in generale in Indonesia dove l’omosessualità non è punita, ma che qui segna un ritorno a norme islamiche molto più rigorose. Giacarta sta combattendo una guerra per la laicità. Noi usiamo le giornate mondiali per motivi sempre più vuoti e però, nel nostro giardinetto di casa, nessuna voce si è alzata per denunciare che il vero e più grande nemico dei diritti degli omosessuali non è “l’omofobia”, ma si chiama islam.

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