James Mattis e Jens Stoltenberg (foto LaPresse)

Lavori usuranti a Washington

Ecco gli Stabilizzatori, il gruppo che rimedia alle sparate di Trump

Daniele Raineri

Chi sono i leader dell’Amministrazione americana che rimettono a posto il disordine globale creato dal presidente

Roma. Nell’Amministrazione Trump dopo appena un mese – ma sembra passato più tempo – si nota sempre di più la cospicua presenza del gruppo degli Stabilizzatori, che temperano le sparate del presidente, lisciano i rapporti con i governi esteri e con i media, e in generale funzionano come fossero alettoni che raddrizzano la traiettoria errabonda e imprevedibile di Trump. Sono James Mattis, a capo del Pentagono, il vicepresidente Mike Pence, il direttore della Cia Mike Pompeo e il segretario di stato Rex Tillerson. Il presidente galvanizza gli elettori – e deprime il resto – loro, gli stabilizzatori, fanno rinculare il tutto verso la normalità. Lunedì è arrivata la nomina del nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale: è un generale, Herbert Raymond “H. R.” McMaster, che rimpiazza il generale Flynn.

 

Se il gruppo stabilizzatore avesse un leader sarebbe l’ex generale Mattis, che lunedì è atterrato a Baghdad, capitale dell’Iraq, e ha detto che “l’America non vuole prendere il greggio di nessuno”, quindi nemmeno il greggio iracheno, che era un’idea ventilata da Trump durante la campagna elettorale e poi in un discorso alla sede centrale della Cia. Inoltre, ha aggiunto Mattis, “gli iracheni potranno entrare in America”, che è un riferimento chiaro al ban di tre mesi che escludeva anche gli iracheni dall’ingresso negli Stati Uniti. Mattis è volato a Baghdad per fare il punto sull’offensiva per strappare la seconda città del paese, Mosul, allo Stato islamico. Domenica il governo dell’Iraq ha annunciato l’inizio dei combattimenti per prendere anche la parte ovest della città – il che di fatto toglierebbe al gruppo terrorista ogni pretesa di controllare territorio in Iraq, resteranno alcune sacche più facili da eliminare. In questa nuova fase le forze speciali americane si muovono in prima linea a stretto contatto con i soldati locali.

 

Mattis il giorno prima aveva rassicurato anche i giornalisti, dicendo che lui personalmente non ha alcun problema con la stampa e non la considera “un nemico degli Stati Uniti”, che è l’esatto contrario di quello che ha scritto Trump in un tweet poi cancellato. La nomina di Mattis, con una lunga carriera da generale alle spalle, a segretario alla Difesa era stata salutata da molti come un elemento di stabilità molto gradito all’interno di un’Amministrazione che è considerata troppo impulsiva e poco preparata. A dispetto del nomignolo “Cane pazzo” affibiatogli dalla stampa, Mattis appartiene a quella generazione di alti ufficiali americani che si picca di avere anche una preparazione intellettuale e accademica a fianco di quella militare. Nel gruppo degli stabilizzatori c’è di sicuro il vicepresidente Mike Pence, che ha appena concluso un tour in Europa con l’obiettivo di rassicurare gli alleati. Ha incontrato il presidente ucraino Petro Poroshenko, ha detto in pubblico che l’America non riconosce l’occupazione della Crimea da parte della Russia e ha ribadito che Washington considererà Mosca responsabile per quello che succede in Ucraina – è un riferimento chiaro agli accordi di pace di Minsk, che in questi giorni sono messi arepentaglio dal riaccendersi dei combattimenti da parte dei separatisti filorussi. Inoltre, Pence ha detto che l’America appoggia con forza la Nato. Sono parole molti significative, considerato che l’Amminsitrazione Trump è in difficoltà per le troppe relazioni ambigue con la Russia, inclusa la notizia di un piano per eliminare le sanzioni americane contro la Russia data domenica dal New York Times.

 

Nel piano sono coinvolti l’avvocato personale di Trump, Michael Cohen, e l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Flynn, che la settimana scorsa è stato “dimesso” da Trump perché i suoi contatti con i russi erano diventati troppo imbarazzanti per l’Amministrazione. Rex Tillerson, il segretario di stato, per ora ha scelto di adottare un profilo molto basso, al contrario del suo predecessore John Kerry, che era diventato il volto della politica estera obamiana. Tillerson, Mattis e Mike Pompeo, il direttore della Cia nominato da Trump, non avevano più fiducia in Flynn e secondo i media americani si sono incontrati per pianificare come isolarlo dall’Amministrazione. La Cia di Pompeo, secondo quanto scrive il sito Politico, ha impedito a un collaboratore chiave di Flynn di avere il nullaosta di segretezza necessario per maneggiare alcuni dati riservati – e quindi di lavorare. Inoltre Pompeo al suo primo viaggio è volato in medio oriente per rassicurare i sauditi – ha addirittura premiato l’erede al trono saudita in una cerimonia pubblica per gli sforzi nella guera al terrorismo – e la Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan. Il direttore della Cia con questi incontri in serie sta dando prova che l’Amministrazione Trump padroneggia una verità che non è stata mai sbandierata in faccia agli elettori durante i comizi in campagna elettorale: certi sistemi di alleanze in medio oriente non si possono gettare via – che è anche la stessa linea pragmatica delle Amministrazioni precedenti. Se l’ammiraglio Robert Harward, che è stato il vice di Mattis al Centcom – il Comando centrale, il settore del Pentagono che segue quello che succede nella parte di mondo tra l’Egitto e l’Afghanistan – avesse accettato il ruolo di consigliere per la Sicurezza nazionale dopo la cacciata di Mike Flynn, si sarebbe ricreato un tandem Mattis / Harward che nel 2010 fu molto apprezzato – ma l’ammiraglio ha preferito non unirsi a Trump perché considera l’Amministrazione disfunzionale, a dispetto degli sforzi degli Stabilizzatori.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)