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Arresti per l'attentato di Istanbul "in stile Erdogan": in 235 finiscono in carcere

Dopo l'attacco di sabato notte allo stadio il presidente turco aveva promesso giustizia. Nel giro di poche ore, ecco centinaia di fermi di membri dell'opposizione, accusati di avere legami col Pkk

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Roma. Stamattina all'alba la polizia turca ha arrestato centinaia di persone sospettate di essere coinvolte nell'attentato allo stadio di Istanbul di sabato notte. Il ministero dell'Interno ha fatto sapere che in totale i fermi riguardano 235 individui accusati di aver agito per conto del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) – che nel paese è fuori legge – e di "diffondere la propaganda terroristica del gruppo" combattente. L'operazione di polizia ha coinvolto 11 province ed è iniziata poco dopo che il gruppo terroristico curdo chiamato Tak (letteralmente, "I falchi della libertà del Kurdistan") aveva rivendicato l'attacco di sabato che ha ucciso 44 persone, molti dei quali poliziotti. Gli arresti di stamattina fanno parte di un'operazione tanto imponente da far sospettare che la ricerca dei colpevoli per l'attentato allo stadio sia stata un'ottima occasione per il presidente Recep Tayyip Erdogan per proseguire nell'epurazione degli oppositori.

 

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Sin da subito Erdogan aveva promesso che i responsabili avrebbero pagato "un prezzo ancora più alto". A poche ore dal comunicato del Tak, l'aeronautica militare turca ha bombardato le postazioni del Pkk nel nord dell'Iraq, come confermato dal ministero della Difesa. All'alba, poi, gli arresti, gran parte dei quali hanno riguardato esponenti del Partito democratico del popolo (Hdp), un movimento di opposizione filo-curdo che solo qualche ora prima aveva emesso un comunicato di ferma condanna dell'attentato.

 

 

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Non è la prima volta che la repressione di Erdogan prende di mira l'Hdp. Subito dopo il colpo di stato dello scorso luglio, le autorità avevano fermato molti esponenti del partito accusati di far parte del complotto contro il presidente e di avere legami stretti col Pkk. Gli arresti nei confronti dei leader del partito filo curdo sono andati avanti fino a novembre, quando i leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag sono stati portati in carcere insieme ad altri otto membri dell'Hdp. Il coinvolgimento del partito nel tentativo di sollevare con la forza il presidente non è mai stato provato e l'Hdp nega qualunque affiliazione al Partito dei lavoratori curdi. L'episodio ha suscitato l'allarme di molti paesi occidentali, soprattutto dell'Europa, che più volte ha denunciato la repressione violenta di Erdogan nei confronti dei suoi oppositori dal giorno del golpe fallito. Così, con un gesto più simbolico che dai risvolti concreti, il Parlamento europeo ha chiesto il mese scorso il congelamento del processo di adesione della Turchia all'Unione europea.

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