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Chi è Samia Ghali, la dura del Partito socialista francese che vuole disarmare Marsiglia

Mauro Zanon
“Esistono dei campi di addestramento in alcuni quartieri” di Marsiglia, dove i giovani “si esercitano a sparare” con i kalashnikov, quartieri “abbandonati dallo stato” che bisogna immediatamente “disarmare”, ha dichiarato Samia Ghali, sindaco dell’ottavo municipio di Marsiglia e senatrice del Ps.
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Parigi. “Esistono dei campi di addestramento in alcuni quartieri” di Marsiglia, dove i giovani “si esercitano a sparare” con i kalashnikov, quartieri “abbandonati dallo stato” che bisogna immediatamente “disarmare”. Quello di Samia Ghali, sindaco dell’ottavo municipio di Marsiglia e senatrice del Partito socialista, è l’intervento più clamoroso della settimana, dopo le dichiarazioni del ministro della città Patrick Kanner sull’esistenza di “un centinaio di Molenbeek in Francia”. “Siamo in Francia, nel Ventunesimo secolo, e sono qui a chiedere che venga eretto un muro in una scuola affinché i proiettili dei kalashnikov o dei fucili non finiscano nel cortile della ricreazione”, ha dichiarato la senatrice socialista al giornalista di Public Senat. Che i quartieri nord di Marsiglia, quelli più toccati dalla delinquenza, dal traffico di droga e dalla radicalizzazione islamica, necessitino subito di un intervento portentoso dell’esercito francese, lo ha ribadito anche questa mattina, su France Bleu Provence: “Tutti devono reagire, non possiamo permettere che si verifichino situazioni che non abbiamo voglia di vedere domani”. E ancora: “La realtà, è che ci sono dei giovani che si insediano e si esercitano a sparare in alcuni quartieri. Ciò semina il terrore, soprattutto la sera, perché quando si sentono i colpi sordi dei proiettili non è mai piacevole, è angosciante, stressante e anormale nella nostra città, nel nostro paese”.

 

Samia è abituata a guardare la realtà per come è, nuda e spietata, fin da quando era bambina. Nata nelle bidonville dei quartieri nord di Marsiglia, a sei anni le diagnosticano una grave forma di malnutrizione, “ma da un bebè fragile, sono diventata una donna forte”, scrive la senatrice nella sua biografia intitolata “La Marseillaise”. Poi, un anno dopo, deve affrontare la tragica morte della sua migliore amica. “Con le mie compagne andavamo spesso a giocare nel prato di Marius (la celebre fabbrica di sapone, Marius Fabre, ndr) dietro il nostro edificio. Ma per raggiungerlo bisognava attraversare l’autostrada o i binari ferroviari”. Un giorno, mentre si stavano recando al loro campo di gioco preferito, la migliore amica di Samia non si accorge del treno che arriva a tutta velocità, e muore travolta sulle rotaie proprio davanti ai suoi occhi. “All’epoca non c’erano cellule psicologiche”, racconta oggi, ma da quell’evento traumatico, Samia ne esce più forte, si accorge rapidamente di vivere in un territorio abbandonato dai poteri pubblici, ma non si abbatte e trasforma la sua rabbia in impegno politico. Durante la sua adolescenza trascorsa a Campagne-Lévêque, prende coscienza dei numerosi problemi che devastano i quartieri nord della città focea e in primis del traffico di droga e della violenza che percorre quei territori dimenticati dalla République. A 16 anni accetta l’invito di una sua professoressa a partecipare a una riunione della sezione locale del Partito socialista, a 21 entra nel Consiglio regionale della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, e a 27 è eletta consigliere nell’Ottavo arrondissement per il Pcf (Partito comunista francese). Poi, a 40 anni, è eletta sindaco dell’ottavo municipio di Marsiglia e senatrice del Ps per il dipartimento Bocche del Rodano. E' la sua consacrazione, ma Samia non dimentica da dove è venuta. Abbandonata da suo padre e cresciuta dai suoi nonni algerini, originari dell’Aurès, Samia ha ricordi insieme violenti e spensierati della sua gioventù a piedi nudi nella “Disneyland della miseria”, coma definisce oggi la cité de Bassens, dove le bambole di legno erano per i più fortunati e le meringhe erano un “lusso assoluto”. “Non ho mai perdonato a mio padre di essere partito. Mia madre non ha potuto occuparsi di me, ha dovuto vivere per parecchi anni a casa dei miei zii. Sono cresciuta con i miei nonni, che adoravo, prima di poterla raggiungere. Ero la figlia di tutti e di nessuno. Difficile costruirsi in queste condizioni. Così, ho preso i posti di comando. Ero una tipa tosta”.

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E lo è tuttora una tipa tosta, scorretta, che non ama le mezze misure e il politicamente corretto che domina nel suo campo politico, la gauche. Madre di quattro bambini, il Monde l’ha soprannominata la “Ségolène Royal di Marsiglia”, per Grazia è la “Marianne dei quartieri nord” della città più complicata di Francia, ma a Samia Ghali ciò che importa maggiormente è portare avanti un discorso di legalità nella città considerata come il centro francese dei traffici illegali. Nel 2012, quando era ancora una sconosciuta al di fuori dei confini marsigliesi, Ghali attirò i riflettori mediatici su di sé invocando l’esercito per alcuni quartieri di Marsiglia, funestati dai continui regolamenti di conti legati ad affari di droga: “Oggi, dinanzi alle armi da guerra utilizzate dalle reti, c’è solo l’esercito che può intervenire. Per disarmare gli spacciatori, anzitutto, e in seguito per bloccare l’accesso ai quartieri ai clienti come in tempo di guerra, con delle barricate. Ciò deve essere fatto”. Mercoledì, dopo una dieta mediatica che durava dalla grande querelle tutta interna alla gauche marsigliese contro il candidato d’apparato Ps Patrick Mennucci, è tornata a bucare lo schermo, alzando la voce sulla necessità di “disarmare le cité”, dove i giovani si esercitano con i kalashnikov en plein air, a pochi passi dalle scuole. Ma nonostante tutto, Samia ripete sempre questa frase: “Je ne suis bien qu’à Marseille”, mi sento bene solo a Marsiglia. Quella città di cui un giorno vorrebbe essere la prima cittadina.

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