Alice Schwarzer

Dopo la “gang bang multiculturale” di Colonia, Alice Schwarzer rompe il silenzio femminista

Giulio Meotti
Di fronte alla cattedrale di Colonia, trecento donne hanno manifestato chiedendo verità. Chi si è fatta sentire è Alice Schwarzer, icona del femminismo. “Possiamo continuare a chiudere gli occhi e far finta che non esistano fatali conseguenze a questa all’ignoranza dei benpensanti antirazzisti”. Intanto il 1° febbraio “donne di tutte le fedi e orientamenti” si copriranno con il chador per denunciare “l’islamofobia”.

Roma. Non c’è momento più edificante per indire un World Hijab Day, la Giornata mondiale del velo islamico, mentre si contano decine di donne di Colonia molestate a Capodanno e migliaia di yazide che ne hanno festeggiato un altro in cattività sessuale.

 

Ieri è stato sospeso il capo della Polizia della città tedesca, dopo che in mattinata si era parlato di 31 persone fermate e interrogate in quanto possibili assalitrici, fra cui 18 richiedenti asilo. In tutta risposta, il 1° febbraio “donne di tutte le fedi e orientamenti” si copriranno con il chador per denunciare “l’islamofobia”. Da non credere. Femministe che si velano, pur di non alzare il velo sul sabba di Colonia e i crimini sessuali nell’islam, come quando la “primavera araba” portò con sé i test della verginità al Cairo. La sezione “Feminism” del Guardian, una sorta di bibbietta rosa, a oggi non ha una sola riga su Colonia. Laurie Penny, femminista e firma di New Statesman, twitta: “Sono stanca dei razzisti che si curano dei diritti delle donne quando c’è da biasimare i musulmani”.

 

“Decine di donne sono state vittime di violenza sessuale, ma la protesta femminista è spenta”, scrive Birgit Kelle sul magazine Focus. “Perché le femministe si rifiutano di parlare di Colonia?”, chiedeva ieri lo Spectator. Kelle ha la risposta a tanta afasia: “Perché è il colpevole sbagliato”. Immigrati e qualche rifugiato. Perché il maschio aggressore non è bianco, coloniale e borghese ma arabo, decolonizzato e povero.

 

Di fronte alla cattedrale di Colonia, trecento donne hanno manifestato chiedendo verità. Un po’ poche. Chi si è fatta sentire è Alice Schwarzer, icona del femminismo, fin da quando nel 1975 in un pamphlet smascherò “il mito dell’orgasmo vaginale come strumento di dominio patriarcale”, tanto per capirci. Fondatrice e direttrice del magazine Emma, Schwarzer ha portato in tribunale molti misogini, compreso Helmut Newton con la sua “estetica fascistoide”. Schwarzer ha definito le molestie di Colonia “Gang Bang-Party alla stazione centrale di Colonia”.

 

“Possiamo continuare a chiudere gli occhi e far finta che non esistano fatali conseguenze a questa ignoranza” scrive Schwarzer. L’ignoranza dei “benpensanti antirazzisti”. Questo tipo di terrore “non è (ancora) kalashnikov e cinture esplosive, ma le mani degli uomini”, “i frutti di un’integrazione mancata”. Colonia, ricchissima e generosissima, “come Piazza Tahrir”, con gli immigrati che “sognano di essere eroi come i loro fratelli nelle guerre civili del Nordafrica e del medio oriente e giocano alla guerra in mezzo all’Europa”.

 

[**Video_box_2**]Questi uomini e le loro molestie sono per Schwarzer il “triste prodotto di un’integrazione fallita, anzi, mai realmente ambita, una falsa tolleranza che ha permesso di pestare la nostra democrazia, il nostro stato di diritto, la nostra parità dei sessi”. Importando “violenza maschile, sessismo e antisemitismo”, conclude Schwarzer, “non solo mettiamo in pericolo la nostra sicurezza e i nostri valori, ma siamo anche ingiusti nei confronti di questi giovani uomini abbrutiti”. Il 1° febbraio, alla giornata mondiale del velo, magari inviteranno anche una delegazione della Brigata al Khansaa dell’Isis, le donne velate che torturano le “adultere” per le strade del Califfato e denunciate dai cavalieri bianchi di “Raqqa Being Slaughtered Silently”. Ci penserà Al Baghdadi a mettere il velo alle tedesche scollacciate e a impartire loro lezioni di pudicizia. Ha già pronta la fatwa che ha usato per regolare gli stupri delle ragazzine yazide. Niente sesso anale. Le femministe silenti e Henriette Reker, sindaco di Colonia, prenderanno appunti. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.