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L’incerto nuovo anno nordcoreano (e non è una bella notizia)

Il tradizionale discorso di Capodanno di Kim Jong-un, uno dei più seguiti dagli analisti internazionali, quest’anno non ha regalato grosse sorprese. Il leader nordcoreano è al suo quarto discorso di Capodanno da quando ha preso il potere e ha parlato per circa 29 minuti indossando per la prima volta gli occhiali da vista – proprio come il nonno Kim Il sung – ma con una foggia piuttosto hipster. La consueta retorica militarista si è limitata a due passaggi chiave.
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Il tradizionale discorso di Capodanno di Kim Jong-un, uno dei più seguiti dagli analisti internazionali, quest’anno non ha regalato grosse sorprese. Il leader nordcoreano è al suo quarto discorso di Capodanno da quando ha preso il potere e ha parlato per circa 29 minuti indossando per la prima volta gli occhiali da vista – proprio come il nonno Kim Il sung – ma con una foggia piuttosto hipster. La consueta retorica militarista si è limitata a due passaggi chiave: Kim ha detto che la Corea del nord è pronta a rispondere alle provocazioni “senza pietà” e a sviluppare nuove armi, ma non ha menzionato esplicitamente il programma nucleare nordcoreano (il che è già una notizia). Molto più interessanti i toni pacati con cui Kim Jong-un ha parlato della riunificazione tra le Coree. L’anno scorso aveva parlato del 2015 come dell’anno in cui le relazioni tra i due paesi avrebbero subito uno storico cambiamento. Ma niente di ciò è accaduto (anzi). Quest’anno però il discorso di Kim arriva in un momento molto, molto delicato.

All’inizio della settimana è morto in un incidente stradale Kim Yang-gon, segretario del Partito dei lavoratori e capo del dipartimento dell’Unificazione, in pratica il ministro di Pyongyang che si occupa dei rapporti tra Nord e Sud, uno dei volti più noti della Corea del nord a livello internazionale che spesso compariva al fianco di Kim Jong-un negli eventi ufficiali. Ad agosto era stato lui a portare avanti i colloqui con Seul dopo la violenta crisi tra i due paesi, e stava lavorando a stretto contatto con il ministro dell’Unificazione sudcoreano. Il fatto è che le morti per incidenti stradali in Corea del nord sono sempre state particolarmente sospette. Anche il predecessore di Kim Yang-gon, Kim Yong Sun, è morto nel 2003 in un incidente stradale. Almeno altri due ufficiali norcoreani sono morti negli ultimi dieci anni nello stesso modo e lo stesso zio di Kim Jong-un, Jang Song Thaek, era sopravvissuto a un incidente stradale due anni prima della sua esecuzione avvenuta nel 2013. La notizia della morte di Kim Yang-gon è stata pubblicata dall’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana poche ore dopo l’incidente, ma non sono stati diffusi ulteriori dettagli. La tempestività nel dare la notizia – non usuale nelle controllatissime comunicazioni nordcoreane – e le parole apologetiche con cui è stato descritto lasciano pensare le autorità sudcoreane che Kim sia morto davvero in un incidente. Questo spiegherebbe anche la fotografia, pubblicata dal Rodong Sinmun, di un Kim Jong-un in lacrime al funerale dell’altro ieri. Se si trattasse di un omicidio, il mandante potrebbe difficilmente essere identificato nella cerchia di fedelissimi di Kim Jong-un, nonostante il leader nordcoreano abbia eliminato almeno quindici dei suoi più anziani ufficiali da quando ha preso il potere.

Ma chi potrebbe volere la morte del negoziatore di Pyongyang con Seul? Da quando Kim Jong-un ha preso il potere, il partito dei falchi conservatori, quelli della linea dura contro l’occidente, si sente minacciato. Ieri però l’intelligence sudcoreana, attraverso il ministero dell’Unificazione, ha fatto sapere che secondo le informazioni raccolte l’auto di Kim Yang-gon – che probabilmente viaggiava da Sinuiju verso Pyongyang, dopo aver ispezionato le fattorie del confine nord – potrebbe essersi scontrata con un mezzo militare. Incidenti di questo tipo avvengono spesso in Corea del nord perché “i veicoli hanno un campo visivo ristretto e spesso viaggiano all’alba o a tarda notte”. Sul suo successore nessuno azzarda previsioni, ma dovrebbe essere ufficializzato durante il 7° Congresso del Partito dei lavoratori di Corea, che si terrà nel maggio prossimo, a trent’anni di distanza dall’ultimo.
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