L'intellettuale francese Philippe Corcuff

In Francia l'ultima trovata della gauche pol. corr. sono i "neocon di sinistra"

Mauro Zanon
L' intellò francese Philippe Corcuff, spiega nel suo intervento su Libération, le cause dell’ascesa del Front national e del suo progressivo radicamento territoriale. Nel suo libro “Les années ’30 reviennent et la gauche est dans le brouillard”, delinea cos'è questo neoconservatorismo.

Philippe Corcuff è un sociologo e intellò molto citato dalla Parigi che conta e fa opinione sul Monde e Libération, è nato a Oran quando l’Algeria non era ancora indipendente, ma si è formato nella capitale francese, dove ha frequentato fin dall’adolescenza i milieu goscisti ed è stato compagno di strada e apostolo del filosofo Pierre Bourdieu. A sedici anni è entrato nella giovanile del Partito socialista, è cresciuto con il mito di François Mitterand, per poi far parte dei Verts e più tardi la Ligue Communiste Révolutionnaire (Lcr), divenuta dal 2009 il Nouveau parti anticapitaliste (Npa). Dal 2001 al 2004 ha lavorato a Charlie Hebdo, prima di abbandonarlo per divergenze politiche con l’allora capo redattore Philippe Val, e oggi è dalla tribuna madre del goscismo culturale che prosegue le sue battaglie contro quello che considera il principale male del nostro Ventunesimo secolo: il “neoconservatorismo”.


Oggi Libération gli ha concesso una pagina intera nella sua sezione “Rebonds”, per perorare la causa anti-neocon, alla quale ha consacrato diversi libri e articoli negli ultimi anni. Da antilepenista provetto, ben inserito nella logica Obs-Libé che vede fascismi ovunque (“simulacri di fascismo”, dice il politologo Taguieff in maniera illuminante), Corcuff spiega nel suo intervento come l’ascesa del Front national e il suo progressivo radicamento territoriale si spiegano con “le derive dei ‘neocon’ di sinistra”. Ma chi sarebbero questi neoconservatori di sinistra? Laurent Bouvet, autore di un libro sulla minaccia identitaria, “L’insecurité culturelle”, e Jean-Claude Michéa, militante di lunga data della sinistra trotzkysta, oggi criticato dalla gauche per il suo “La gauche et le peuple”.


Tra gli appestati neoconservatori, c'è anche il polemista del Figaro Eric Zemmour. Corcuff non cita il suo saggio anti politicamente corretto, “Le suicide français”, ma il suo nome figura tra "le due più gravi malattie dell’attuale dibattito intellettuale francese": l’“isterizzazione dei discorsi pubblici sull’islam (università e aule scolastiche)” e “l’infusione di un neoconservatorismo alla francese, xenofobo, sessista, omofobo e nazionalista, con i suoi poli antisemita (Soral) e islamofobo (Zemmour)”.


Nel suo ultimo libro, “Les années ’30 reviennent et la gauche est dans le brouillard”, applauditissimo per le sue tesi contro il “magma neoconservatore” e il “postfascismo” di Marine Le Pen, Corcuff ha delineato in maniera più dettagliata cosa sarebbe il “pensiero neoconservatore”. Tre, secondo il sociologo, sarebbero i canali: quello "neoconservatore-xenofobo-sessista-omofobo-nazionalista” incarnato da Alain Soral, figura di prua della destra nazionale francese, e dall’“islamofobo e negrofobo” - scrive proprio così - Eric Zemmour, e quello "dei tenenti della tirannia del politicamente scorretto”, come il filosofo e accademico Alain Finkielkraut e la direttrice del magazine Causeur Elisabeth Lévy. Il terzo canale, ed è qui che Corcuff introduce una nuova etichetta della quale non eravamo ancora al corrente, è quello dei neoconservatori di sinistra, i Laurent Bouvet e i Jean-Claude Michéa sopracitati, che altro non sono se non dei critici della sinistra (ma si sa, basta divergere anche di poco dal pensiero unico goscista, per guadagnarsi un bollino demonizzante).


[**Video_box_2**]Dopo aver lodato il “movimento spontaneo ‘Je suis Charlie’”, che avrebbe “tratteggiato altre potenzialità” della sinistra tramite la difesa della “libertà d’espressione sulla base di valori multiculturali e antirazzisti”, nella seconda parte del pezzo, Corcuff scrive che il “social-liberismo è intaccato da un virus mutante che associa la logica neoliberista”, immancabile arcinemico, “al neoconservatorismo soft”. Finkielkraut, un’ossessione quasi quanto Zemmour, ha scritto delle “cose molto interessanti sul negazionismo e la saggezza dell’amore”, concede Corcuff, peccato poi per la sua “deriva identitaria”, presente nel suo ultimo saggio “L’identité malheureuse”, che lo accosterebbe alle posizioni di Charles Maurras, leader dell’Action Française negli anni Trenta. Il clima antisemita di quegli anni, sottolinea oggi su Libé così come nel suo ultimo saggio, sarebbe paragonabile al presunto “clima islamofobo” della nostra epoca, per questo, insiste Corcuff, bisogna “vigilare i neocon”. Ancor più se sono “di sinistra”.

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