editoriali

L'intramontabile putinismo gialloverde

Conte e Salvini parlano come la Zakharova. Certi amori non finiscono

Uno la interpreta in modo così fedele, la propaganda di Putin, che quando poi arriva la voce autentica del Cremlino sembra quasi gli rubino le idee. L’altro si risente se gli si dà del filoputiniano, senza accorgersi che filoputiniane sono oggettivamente le frasi che gli scappano di bocca. E insomma eccoli, di nuovo insieme, Matteo Salvini e Giuseppe Conte, immancabilmente unanimi quando c’è  da far vacillare la fermezza dei governi italiani nell’opporsi ai ricatti di Putin. Il leader della Lega ha riempito per due giorni i canali social del suo partito con post dichiaratamente ostili alla politica europea delle sanzioni. Si bea, perfino, nel rilanciare gli articoli della stampa internazionale che evidenziano il suo ammiccare a Mosca.

 

E così quando stamattina Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, ha attaccato il governo italiano dicendo che il piano per il price cap proposto da Roberto Cingolani “è imposto a Roma da Bruxelles e Washington, ma alla fine saranno gli italiani che dovranno soffrire”, la coincidenza di vedute tra il Cremlino e Via Bellerio s’è rivelata in tutta la sua evidenza. E ci si aspettava, peraltro, anche la reazione indignata dei sovranisti nostrani: come osano, questi russi, minacciare il popolo italiano? E invece nulla, silenzio totale. 

 

Conte s’è spinto anche oltre, in effetti: e, a furia di distinguo e di mezze ambiguità grilline sulla guerra in Ucraina, l’ex premier ha detto che “serve la pace”, bontà sua, e che però “la pace va costruita giorno dopo giorno”, per cui “nessuno ci dica che Putin non la vuole”.  Ma no, certo, come osano, i detrattori della pace, dire che chi ha invaso un paese sovrano, chi lo bombarda senza preoccuparsi neppure delle vite dei civili, chi pretende di riscriverne i confini coi carri armati, e non esita a minacciare di sganciare l’atomica sull’Europa, non vuole la pace? “Citando Forrest Gump, dico che progressista è chi il  progressista fa”, ha spiegato ieri Conte. Ecco, la stessa cosa vale coi putinisti. Che, a ben vedere, renderebbe la citazione assai più vicina al suo originale.