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Editoriali

L’America funziona, tranne sull’aborto?

Redazione

Contro la messa in discussione della sentenza Roe si ridiscute la democrazia

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All’indomani della pubblicazione della “bozza Alito” che potrebbe ribaltare la sentenza del 1972 sul diritto all’aborto, la senatrice democratica Elizabeth Warren ha detto che si deve approvare una legge che regolamenti una volta per tutte a livello federale l’accesso all’aborto, come è da cinquant’anni in Europa. Anche il senatore Bernie Sanders ha chiesto al Congresso di codificare la Roe vs Wade, “Il Congresso deve approvare una legislazione che codifichi Roe vs Wade come la legge del paese in questo paese ORA”, ha twittato. “E se al Senato non ci sono sessanta voti per farlo, e non ci sono, dobbiamo porre fine all’ostruzionismo per approvarlo con cinquanta voti”. Improbabile che si verifichi a causa dell’ostruzionismo del Senato e lo stesso fronte democratico è diviso (il senatore Joe Manchin, il più conservatore dei Dem del West Virginia, ha già liquidato le proposte di Sanders e Warren).

 

Il sistema americano sta reggendo a ogni urto, anche lo scossone paragolpista di Donald Trump del 6 gennaio 2021 (la Corte Suprema a maggioranza conservatrice ha rigettato le sue rimostranze elettorali). I nove giudici sono nominati a vita dal presidente in carica. E quando fu approvata la Roe vs. Wade c’era una maggioranza progressista di sette contro due. In futuro potrà esserci nuovamente, per ora no. Nel 2013 la Corte Suprema approvò le nozze gay, quando il giudice in teoria conservatore Kennedy si unì ai magistrati liberal Ginsburg, Breyer, Sotomayor e Kagan per una decisione storica per i diritti civili in America. Non sappiamo cosa accadrà ora all’aborto negli Stati Uniti. Ma si sa che il sistema funziona, anche quando uno dei pilastri della più antica democrazia del mondo sconfessa l’opinione ideologicamente prevalente (ma forse non maggioritaria nel paese).

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