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Editoriali

Big Tech e l’interesse dei consumatori

Redazione

I dati occupazionali di Amazon sfatano qualche mito sulle piattaforme

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Nel 2021, Amazon ha creato in Italia più di 4.500 posti di lavoro a tempo indeterminato. L’azienda oggi occupa 14.000 persone in 50 siti, contro i 6.900 del 2019. Sono numeri importanti che smentiscono tanti pregiudizi. Come ogni impresa di successo, anche Amazon cammina sulle gambe dei suoi addetti. E più incontra il favore dei clienti, più deve rafforzarsi per garantire prestazioni sempre all’altezza delle aspettative. Questi dati, allora, mettono spalle al muro tre posture assai diffuse nel nostro paese.

La prima è quella di chi ha passato gli ultimi due anni a gridare contro le piattaforme online e ad agitare lo spettro degli extraprofitti. Le restrizioni legate al Covid ci hanno fatto scoprire quanto l’e-commerce e gli altri servizi online siano diventati centrali nella nostra vita. Questo ha indubbiamente creato un’opportunità di crescita per Amazon e gli altri: ma ciò non significa soltanto che più dobloni sono affluiti nel deposito di Jeff Bezos. Significa semmai che l’azienda ha dovuto svilupparsi, offrendo nuove opportunità occupazionali a persone che, magari, le avevano perse in altri ambiti più penalizzati dalla pandemia. Secondariamente, pochi mesi fa l’Antitrust ha comminato una multa record ad Amazon: il paradossale argomento del Garante era che la compagnia è troppo efficiente e in tal modo mette alle corde i suoi rivali, in particolare nel segmento del recapito. Ebbene, i fatturati di Amazon dipendono dalle preferenze dei consumatori, ma sono resi possibili solo dalla dedizione delle donne e degli uomini che ci lavorano.

Infine, tante proposte di policy punitive si fondano sull’idea che le piattaforme siano energumeni economici che fanno il bello e il cattivo tempo. È il caso della presunzione di abuso di dipendenza economica prevista dal ddl Concorrenza. Invece, semplicemente, le Big Tech come ogni impresa cercano di inseguire i bisogni dei consumatori, e prosperano se riescono a soddisfarli. È bene non dimenticare mai che quando le si mette in discussione, non ne fanno le spese soltanto gli azionisti, ma anche i dipendenti.

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