Il ministro esteri russo Sergey Lavrov incontra il suo omologo iraniano Hossein Amir Abdollahian (LaPresse) 

Editoriali

Il deal iraniano è più vicino (per ora)

Redazione

Biden cede alle richieste dei russi, ma ora deve vedersela con altre resistenze

L’accordo sul nucleare iraniano sembra essere di nuovo più vicino dopo che gli Stati Uniti hanno promesso per iscritto quello che i russi volevano: le sanzioni per la guerra in Ucraina non intaccheranno le ricche relazioni economiche fra Mosca e Teheran che ammontano a oltre un miliardo di dollari. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ieri è volato in Iran e ha annunciato che ora “la Russia non porrà alcun impedimento a un accordo”. Un funzionario del dipartimento di stato americano ha confermato a Reuters che “forse ora Mosca capirà che le nuove sanzioni alla Russia non sono legate ai negoziati di Vienna sul nucleare iraniano”. In realtà i due dossier erano legati fra loro. Il presidente americano Joe Biden vuole concludere in tempi brevi quella che sarebbe una vittoria diplomatica da spendere sia con il proprio elettorato – riportare in vita il deal sul nucleare iraniano era fra le sue promesse elettorali – sia sul fronte della politica estera.

 

Subito dopo le parole di Lavrov, ieri i prezzi del petrolio sono scesi sotto i 100 dollari al barile per la prima volta da 15 giorni. Nella bozza di accordo presentata a Vienna sono inclusi lo smantellamento delle sanzioni e la riapertura dei mercati al petrolio iraniano. Con i paesi produttori dell’Opec+ poco inclini ad aumentare la produzione, il greggio iraniano è di vitale importanza per stabilizzare al ribasso i prezzi. Ma come ha ricordato lo stesso Lavrov, l’accordo sul nucleare deve ancora essere raggiunto e gli ostacoli ora potrebbero arrivare da altre direzioni. Oltre ai malumori di Israele e delle monarchie sunnite del Golfo, che non si fidano della buona volontà degli iraniani, ci sono anche quelli che arrivano da Washington. Lunedì, i 49 senatori repubblicani hanno scritto una lettera a Biden avvertendolo che concedere alla Russia una deroga alle sanzioni in questo momento, “in cambio di mere limitazioni temporanee sul deal iraniano” potrebbe essere un errore grave. “Un accordo così importante senza un vasto sostegno bipartisan al Congresso non avrà vita lunga”.

Di più su questi argomenti: