Il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Ansa)

Editoriali

I guai di Berlino sono i nostri guai

Redazione

L’economia tedesca mostra qualche crepa. Ma occhio alla Schadenfreude

L’indice di fiducia delle imprese tedesche misurato dall’Institute for Economic Research (Ifo) di Monaco si riduce per il sesto mese consecutivo e oltre le attese: scende a 94,7 punti dai 96,5 di novembre, contro le previsioni che parlavano di 95,4. Molti economisti temono ora che la Germania scivoli verso una pur breve recessione, più grave rispetto alla crisi temporanea per il “collo di bottiglia” nel settore delle materie prime. “Il pessimismo sulla prima metà del 2022 aumenta e quest’anno l’economia non porta nessun regalo”, dice il presidente dell’Ifo, Clemens Fuest. Tecnicamente un paese va in recessione se il pil si riduce per due trimestri consecutivi. Sempre ieri la Bundesbank ha ridotto dal 3,7 al 2,5 per cento la crescita stimata nel 2021 parlando di “battuta d’arresto nella prima metà del prossimo anno”, che tuttavia alla fine dovrebbe chiudersi a più 4,2 per cento di pil, un punto sotto le stime precedenti. Il governo prevede per il 2022 un pil al 4,1, l’Ifo al 3,7. In tutti i casi la crisi dovrebbe concentrarsi nei primi due trimestri, facendo scattare la recessione tecnica.

 

E qui rischia di aprirsi per l’economia tedesca il dibattito sull’inflazione: se siamo di fronte a un fatto transitorio o strutturale. Gli esperti danno la colpa alla quarta ondata della pandemia, pur riconoscendo che sussidi governativi e soccorso della Bce hanno aumentato la capacità di resistenza a lockdown, restrizioni e calo dei consumi. Più concretamente, l’Ifo rileva un certo pessimismo nel settore dei servizi e in quello delle costruzioni oltre a un calo nel turismo; mentre migliorano un po’ le aspettative nella manifattura (il che contraddirebbe la tesi che è tutta colpa del “collo di bottiglia”). Anche il Banco de España riduce le stime di crescita del proprio paese per il 2021-2022. Mentre le banche centrali di Francia e Italia mantengono le previsioni di pil oltre il 6 per cento. Ma non è il caso di indulgere in paragoni né, visto che si parla tedesco, in Schadenfreude, la soddisfazione per i problemi dei primi della classe. La Germania rappresenta un quarto della ricchezza europea, è la prima manifattura e soprattutto il nostro primo partner economico.

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