PUBBLICITÁ

Editoriali

Per Modi la censura non basta mai

Redazione

Lo scontro con Twitter, gli account sospesi e la forza dell’intimidazione

PUBBLICITÁ

 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


 

PUBBLICITÁ

Il premier indiano, Nerendra Modi, ha chiesto a Twitter di sospendere un migliaio di account e hashtag legati alla “protesta dei contadini”, una rivolta iniziata lo scorso anno, costante con alcuni picchi, quando il governo ha introdotto tre leggi che sono state prese malissimo dalle aree agricole dell’India. Il governo dice che così si modernizza il paese, i contadini dicono che invece si favoriscono solo le grandi aziende, che abbasseranno i loro prezzi e così facendo annienteranno le piccole e tante imprese agricole. Questa protesta infastidisce tantissimo Modi, al punto che ha chiesto a Twitter di censurarla. Twitter ha inizialmente detto di no: i contadini non violano alcuna legge. Ma il governo indiano si è messo a fare pressioni sempre più mirate e così Twitter, dicendo che il proprio personale in India era in pericolo, ha deciso di assecondare in parte il volere di Modi.

 

PUBBLICITÁ

 

Avendolo fatto in questi giorni, mentre ha espulso a vita Donald Trump, a molti è sorto il dubbio: se è Twitter a definire che cosa si può dire e che cosa no, non è la fine del mondo? La risposta l’ha data Modi, perché per quanto continuiamo a contorcerci e tormentarci, un rapporto tra causa ed effetto, anche nelle follie dei social, esiste: per il premier indiano, che da tempo ha iniziato una campagna contro il dissenso per lo più ignorata, l’azione di Twitter, che pure ha detto di aver sospeso temporaneamente 500 account (ancora visibili fuori dall’India), è insufficiente. Il social non rispetta le nostre richieste, ha detto il governo di Modi, minacciando di prendere ulteriori provvedimenti. I dipendenti di Twitter sono spaventati, così come il management, ma per Modi la censura non è mai abbastanza, non lo è mai per chi vuole trasformare democrazie, giovani o anziane che siano, in stati in cui prevalgono l’intimidazione e la paura.

 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ