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editoriali

Il wolf warrior cinese contro l’Australia

Il portavoce degli Esteri twitta una foto falsa anti Canberra. C’è da preoccuparsi

redazione

La guerra diplomatica tra Cina e Australia sta raggiungendo livelli mai visti prima

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Ieri Lijian Zhao, portavoce del ministero degli Esteri cinese e uno dei funzionari del Partito comunista  più attivi su Twitter – social network censurato in Cina – ha pubblicato dal suo account una foto che è diventata un caso politico. L’immagine ritrae un soldato australiano in Afghanistan che minaccia, con un coltello alla gola, un bambino che tiene a sé un agnellino. La didascalia recita: “Non avere paura, siamo qui per portarti la pace”. Zhao ha scritto nel messaggio: “Sono scioccato dall’assassinio di civili afgani e prigionieri da parte di soldati australiani. Condanniamo fermamente tali atti e chiediamo di ritenerli responsabili”. La foto è falsa, ma il post di Zhao, che è stato messo in evidenza sul suo profilo e al momento in cui questo giornale va in stampa non è stato ancora rimosso da Twitter, è stato condiviso quasi diecimila volte. 

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Ieri Lijian Zhao, portavoce del ministero degli Esteri cinese e uno dei funzionari del Partito comunista  più attivi su Twitter – social network censurato in Cina – ha pubblicato dal suo account una foto che è diventata un caso politico. L’immagine ritrae un soldato australiano in Afghanistan che minaccia, con un coltello alla gola, un bambino che tiene a sé un agnellino. La didascalia recita: “Non avere paura, siamo qui per portarti la pace”. Zhao ha scritto nel messaggio: “Sono scioccato dall’assassinio di civili afgani e prigionieri da parte di soldati australiani. Condanniamo fermamente tali atti e chiediamo di ritenerli responsabili”. La foto è falsa, ma il post di Zhao, che è stato messo in evidenza sul suo profilo e al momento in cui questo giornale va in stampa non è stato ancora rimosso da Twitter, è stato condiviso quasi diecimila volte. 


La guerra diplomatica tra Cina e Australia sta raggiungendo livelli mai visti prima. La scorsa settimana l’Australian Defence Force ha pubblicato i risultati di un’inchiesta durata quattro anni, che ha svelato la “cultura da combattimento” di alcuni reparti delle forze speciali australiane durante gli anni in Afghanistan tra il 2009 e il 2013. Zhao ha usato quel report per fomentare ancora una volta l’odio contro l’Australia. Il primo ministro australiano Scott Morrison ha definito “ripugnante” la dichiarazione del funzionario e ha chiesto a Pechino le scuse formali, che difficilmente arriveranno. Il governo di Morrison è finito nella black list di Pechino sin dall’inizio della pandemia, quando Canberra ha chiesto un’indagine internazionale indipendente sull’origine della diffusione del virus. Ne è seguita una guerra commerciale e diplomatica di cui in occidente si parla poco ma che sta rivoluzionando gli equilibri asiatici.  Lijian Zhao è considerato un falco, un esponente di quei cosiddetti “wolf warriors”, diplomatici con la missione di menare l’occidente dove si può. Già in passato era stato accusato di diffondere fake  news tramite i social network. E’ un agitatore, un provocatore, ma in una situazione così tesa, niente è più pericoloso di una falsa foto alterata e diffusa sui social.

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