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Editoriali

Meglio Domingo e la buona musica. La lezione italiana

Redazione

Accusato di molestie, il tenore madrileno trova rifugio nel nostro paese dove, per fortuna, il Me Too non arriva con il suo rumore di sottofondo

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Sabato scorso alla Reggia di Caserta si è svolto, con grande successo, il primo concerto italiano di Placido Domingo, che sarà poi replicato a Verona, al maggio musicale fiorentino, che causa virus si terrà in ottobre, e infine alla Scala.

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Sabato scorso alla Reggia di Caserta si è svolto, con grande successo, il primo concerto italiano di Placido Domingo, che sarà poi replicato a Verona, al maggio musicale fiorentino, che causa virus si terrà in ottobre, e infine alla Scala.

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Al tenore madrileno, che ora canta arie da baritono a dimostrazione della sua versatilità artistica, è stato dedicato il Gran Galà della reggia vanvitelliana, in omaggio alle sue doti canore che restano ragguardevoli anche in età avanzata. In altri paesi, in America ma anche nella sua patria spagnola, le porte dei teatri erano state chiuse a Domingo a causa di denunce, peraltro non verificate, di molestie sessuali che si sarebbero verificate decenni fa.

 

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Il quotidiano spagnolo Abc sottolinea che “ il recital di Caserta evidenzia che la polemica e le denunce nelle quali è stato coinvolto Placido Domingo da parte del MeeToo fanno parte di un’ondata che pare essersi acquietata in Italia”.

 

Anche questo dovrebbe essere motivo di considerazione per la maturità del pubblico e degli impresari lirici italiani, che non si sono fatti travolgere dalla marea confusa della maldicenza elevata a valore universale. Domingo, peraltro, aveva sementito le accuse con vigore, aveva affermato che “la parola abuso non sta nel mio vocabolario”, ma altrove la dittatura del moralismo aveva vinto, in Italia invece no, per fortuna o per un senso delle proporzioni che ancora prevale, almeno in un caso emblematico come questo.

 

Così il pubblico italiano degli appassionati di musica lirica potrà godere dell’ascolto di una delle voci più straordinarie del secolo scorso che continua a ottenere consenso e applausi calorosi anche in questo. Quelli che si sono fatti irretire dalle sguaiate campagne di denuncia, invece no. Tanto peggio per loro. Ostracizzare un grande artista peraltro senza uno straccio di prova è una forma di giustizialismo particolarmente perversa, che non attende nemmeno la pronuncia di un qualsiasi tribunale, è bello che proprio in Italia si sia capaci di alzare le spalle di fronte alle vociferazioni e si preferisca ascoltare la buona musica.

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