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lo scenario

Il riscatto dei Pigs: ora le economie del Club Med sono una forza stabilizzatrice

Mariarosaria Marchesano

Erano il rischio dell’Eurozona. Ma con Germania e Olanda in crisi, Italia, Grecia e Spagna possono salvare l’Europa dalla recessione

C’erano una volta i Pigs e un gruppo di fondi speculativi che fece una grande scommessa contro di loro. Pigs è l’acronimo di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna ai quali si è aggiunta l’Irlanda nella versione Piigs, che un po’ fa venir meno quel significato dispregiativo (“maiale”) che vi volle attribuire chi coniò l’espressione nel 2011 per indicare i paesi avrebbero potuto tracollare da un momento all’altro trascinandosi dietro l’Eurozona. Erano i tempi della crisi del debito sovrano greco e anche nei confronti dell’Italia la fiducia degli investitori internazionali era ai minimi termini. Sono passati poco più di dieci anni ma sembra un secolo. Non che Pigs sia improvvisamente diventato sinonimo di virtù, ma il clima nel mondo degli investitori deve essere davvero cambiato se uno dei senior economist di Generali Investments, Martin Wolburg, si domanda se sarà “la periferia a salvare la zona euro dalla minaccia di recessione” a causa della sua minore esposizione alla debolezza del ciclo economico globale. A fronte di un pil europeo che si è contratto negli ultimi due trimestri, osserva Wolburg, i paesi periferici hanno registrato tassi di crescita molto superiori alla media e questo anche perché sono meno orientati all’esportazione verso la Cina rispetto, ad esempio, alla Germania o ai Paesi Bassi. Inoltre, tali economie beneficeranno della stagione turistica e l’erogazione del Recovery fund stimolerà la domanda. “La forza dei paesi periferici è chiaramente un fattore stabilizzante”, aggiunge l’economista di Generali.

Se c’è la possibilità che il pil dell’Eurozona non diminuisca nel 2023 è proprio grazie alla spinta proveniente dai paesi mediterranei. Del resto, da mesi gli investitori guardano con crescente interesse alle obbligazioni di Grecia e Spagna per la svolta “stabilizzatrice” di lunga durata che potrebbe scaturire dalle elezioni politiche, un po’ come è stata accolta in Italia la formazione del governo di Giorgia Meloni. Cosa significa per i mercati finanziari la schiacciante vittoria di Kyriakos Mitsotakis in Grecia? Vuol dire un governo stabile per quattro anni e una maggiore probabilità per il paese di attuare le riforme, riflette l’economista Lorenzo Codogno (Lse). “La crescita economica continuerà probabilmente a sovraperformare il resto d’Europa, grazie anche ai fondi Ue – dice Codogno – Le agenzie di rating promuoveranno il paese a investment grade entro l’inizio del 2024”. Insomma, la Grecia, da peggiore dei Pigs, è diventata un paese con un rischio molto ridotto per chi compra i titoli del suo debito pubblico. E se non sarà proprio la politica a rovinare la festa, Atene per Codogno “continuerà a essere una storia di inversione di tendenza di successo e sempre più una scommessa a basso rischio”. Certo, la giustizia civile e le riforme della Pubblica amministrazione non sono state ancora affrontate, “ma almeno ora c’è una possibilità”. Per la Spagna il discorso è un po’ diverso perché il governo di Pedro Sánchez, come fa notare l’Ispi in un’analisi, può vantare una performance economica invidiabile. Il pil spagnolo cresce più della media (+1,9 per cento la stima per il 2023, con il +1 per cento dell’Europa) e la disoccupazione è ai minimi dal 2008. Inoltre, Madrid è riuscita a limitare i costi della crisi energetica e l’inflazione è scesa al 2,9 per cento, il dato più basso dell’ultimo biennio. Ma Sánchez dovrà dare prova che la sua alleanza con la sinistra radicale è in grado di reggere nel tempo. In ogni caso, l’alternativa di un governo guidato dai popolari di Alberto Núñez Feijóo non spaventa i mercati. Se sarà davvero la periferia a salvare la zona euro dalla recessione si vedrà, intanto per i Pigs sembra cominciata l’èra del riscatto.

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