Foto di Andrew Harnik, AP Photo, via LaPresse 

Editoriali

L'elefante fiscale nella stanza: troppa spesa pubblica

Redazione

Gli stati con la loro politica espansiva contribuiscono a generare inflazione e annullare perciò l’effetto della stretta monetaria delle banche centrali

La Federal Reserve di Jerome Powell è pronta a mosse più aggressive contro l’inflazione negli Stati Uniti. E anche la Bce di Christine Lagarde si prepara a inasprire la stretta monetaria pur di riportare l’inflazione al livello del 2 per cento (raggiungibile a fine 2024, massimo  inizio 2025 secondo le  dichiarazioni del governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau).

Ma il grande sforzo delle banche centrali potrebbe essere vanificato dalle politiche di spesa pubblica dei governi paragonabili a “un elefante fiscale nella stanza”, come osserva Bank of America (BofA). Già nei mesi scorsi gli analisti della banca d’affari avevano osservato che la politica fiscale nelle economie del G10 è troppo espansiva per tornare all’obiettivo di inflazione e avevano manifestato il timore che questa possa annullare l’effetto della stretta monetaria.

Osservazione confortata dai dati del Fmi, il quale prevede che tutte le economie del G10 avranno ancora deficit strutturali nel 2023, nonostante la fine della pandemia abbia fatto venir meno la necessità di una massiccia spesa pubblica. E adesso che Bce e Fed si preparano a nuovi rialzi dei tassi (le prossime riunioni sono previste, rispettivamente il 16 e il 21 marzo) BofA torna a battere sul punto: “L’attenzione del mercato oggi è principalmente sulle politiche monetarie, ma a nostro avviso anche l’elefante fiscale nella stanza conta molto. Politiche fiscali allentate renderanno molto più difficile il lavoro delle banche centrali”.

Dopotutto, l’eccessivo stimolo fiscale durante la pandemia, in particolare negli Stati Uniti, è stato uno dei principali fattori scatenanti dell’accelerazione dell’inflazione che è seguita da allora. Va detto che in Europa l’origine della corsa dei prezzi è stata diversa rispetto agli Usa, ma la costante crescita dell’inflazione di fondo che sta emergendo dai dati (a fronte del calo della componente energetica) dovrebbe far riflettere sui danni che può fare un “elefante fiscale”.

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