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Perché essere ottimisti

Cinque buoni motivi (secondo Bruegel) per la crescita europea

Mariarosaria Marchesano

Dal crollo del consumo di gas alla solidità del mercato del lavoro e delle industrie, fino al possibile sgonfiamento dell'inflazione. Nonostante le parole incaute di Lagarde, rimangono delle buone notizie per l'Europa

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La buona notizia è che l’economia sta migliorando e non peggiorando com’era previsto. Ma nei termini in cui ne ha parlato ieri al forum di Davos la presidente della Bce, Christine Lagarde, e cioè come presupposto su cui fondare il proseguimento della linea dura sui tassi d’interesse, ha praticamente provocato un crollo delle Borse europee. “Manterremo la rotta fino a quando non ci saremo spostati in territorio restrittivo per un periodo sufficientemente lungo da poter riportare l’inflazione al 2 per cento in modo tempestivo”, ha detto Lagarde con toni più che mai da falco. Apriti cielo sui mercati: il Ftse Mib ha perso l’1,7 per cento interrompendo il buon andamento da inizio anno.

 

Ciò non toglie, però, che la buona notizia c’è. In realtà, è da qualche tempo che si sta facendo largo l’idea che l’Europa possa evitare la recessione o, nel peggiore dei casi, affrontarne una di lieve entità. Le stime ufficiali delle maggiori istituzioni economiche indicano ancora un Pil negativo nel primo semestre del 2023 seguito da un recupero a fine anno, ma i dati macro dell’Eurozona sono in ripresa, come emerge dai verbali dell’ultima riunione della Bce, e non è più tabù azzardare qualche previsione ottimistica. Sempre a Davos, il commissario europeo Paolo Gentiloni ha spiegato che il quadro economico è meno negativo del previsto, anche se resta l’incertezza. Gli ha fatto eco Andrea Orcel, numero di Unicredit, gruppo bancario che ha creato riserve in vista di possibili choc economici e finanziari e che adesso appare meno preoccupato. “Unicredit prevedeva per quest’anno una leggera recessione, ma al momento potremmo avere in Europa una crescita zero o leggermente positiva”, ha spiegato l’ad citando numerosi fattori di rischio che rendono difficile fare previsioni: la guerra in Ucraina, le interruzioni delle catene di approvvigionamento, l’aumento dei tassi per placare l’inflazione.

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In realtà, proprio questi fattori, secondo Blackrock, fanno sì che Stati Uniti ed Europa non riusciranno affatto ad evitare la recessione. In più, ne è convinto il più grande gestore patrimoniale del mondo, le banche centrali non taglieranno i tassi quest’anno anche se l’inflazione dovesse scendere. In effetti, le variabili in gioco sono tante. Secondo, Zsolt Darvas, ricercatore del Bruegel Institute, ci sono cinque buoni motivi per cui si possono aspettare sorprese positive in Europa, come spiega nel suo contributo di analisi al report dell’Ispi su come sarà il mondo nel 2023. Il primo è il crollo del consumo di gas (-23 per cento a novembre 2022) grazie al clima mite ma anche alla capacità dimostrata da imprese e famiglie di adeguare il consumo di energia all’emergenza. Il secondo motivo è che il timore che una grossa fetta dell’industria europea, compresa l’industria tedesca, sarebbe crollata a seguito dell’interruzione delle importazioni del gas russo si è rivelato infondato. Nonostante Putin abbia tagliato la fornitura di gas dell’80 per cento, infatti, i volumi di produzione dell’Eurozona nel 2022 sono aumentati rispetto all’anno precedente, segno che l’industria europea è più resiliente di quanto si pensi.

 

Il terzo motivo è, secondo l’analista di Bruegel, che il mercato del lavoro si mostra solido da entrambe le sponde dell’Atlantico, con il tasso di disoccupazione ai minimi storici. “Perché, dunque, le aziende continuano ad assumere se si aspettano che l’economia sia debole?”, è la domanda che si pone Darvas. Quarto: i timori sull’impatto dell’aumento dei tassi da parte della Bce e le sue dichiarazioni sono esagerati. Inoltre, l’attuale inasprimento monetario, osserva, è davvero poca cosa rispetto agli anni ’80 e ’90. Ad esempio, dopo gli choc petroliferi, il tasso sui fondi federali passò al 19 per cento nel 1981 mantenendosi su livelli elevati nel decennio successivo. Quanto al tasso d’inflazione corrente al 10 per cento nell’Eurozona, questo in teoria implicherebbe un tasso Bce pari al 14 o al 15 per cento e non al 2 o al 3 per cento. “L’impatto nel medio termine dell’attuale inasprimento monetario sarà ridotto rispetto al passato. Ciononostante, le dichiarazioni durissime della Bce hanno comunque uno scopo: contenere le aspettative”. Il quinto e ultimo motivo per essere ottimisti è che l’inflazione core nell’Eurozona è aumentata di quasi il 5 per cento, ma questo è parzialmente dovuto ai più alti prezzi dell’energia, ma se si evita l’escalation della guerra questi dovrebbero scendere sgonfiando l’inflazione stessa visto che i salari restano bassi. Tutte buone ragioni, conclude l’esperto, per aspettarsi una crescita oltre le aspettative e un’inflazione più bassa del previsto.

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