Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

Editoriali

La Nadef di Draghi e Franco: pil su e debito giù

Redazione

Un deficit verso il basso e un prodotto interno lordo in positivo è quello che il premier uscente lascia in eredità a Giorgia Meloni; in breve: conti pubblici in buona salute

Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) 2022, l’ultimo atto del governo Draghi, che fornisce una fotografia dello stato di salute della finanza pubblica lasciata in eredità al prossimo esecutivo. Il consuntivo, rispetto alle previsioni sia alla nascita del governo di unità nazionale nel 2021 sia all’inizio di quest’anno, è senza dubbio positivo.

 

La previsione di crescita del pil di quest’anno è del 3,3 per cento, in rialzo rispetto al 3,1 per cento indicato nel Def di aprile. Il dato risente di una crescita superiore alle aspettative nel primo semestre  (+3,5 per cento) e di una flessione nel secondo, che indica l’ingresso in territorio negativo nell’ultima parte dell’anno. La causa è ovviamente l’impennata dei prezzi dell’energia a cui si aggiunge, strettamente legato, il rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali proprio in risposta all’aumento dell’inflazione.

 

L’effetto si sente soprattutto sull’anno prossimo, per cui il documento preparato dal Mef prevede un rallentamento della crescita allo 0,6 per cento rispetto al 2,4 previsto nel Def. Il deficit per quest’anno sarà al 5,1 per cento, meglio del 5,6 previsto. E continuerà a scendere al 3,4 per cento nel 2023, nonostante la frenata della crescita, in miglioramento rispetto al 3,9 previsto dal Def. Ciò vuol dire che l’anno prossimo ci sarà di nuovo un avanzo primario e il debito pubblico continuerà a scendere, meglio delle previsioni, al 143 per cento.

 

Questo è ciò che Draghi lascia a Giorgia Meloni. Con un quadro globale che però si va deteriorando, tra aumento dello spread e aumento della spesa per interessi. Dalle previsioni sono esclusi gli aiuti contro il caro energia, che scadono entro fine anno. Chi prenderà il posto di Draghi e Franco dovrà continuare a sostenere l’economia durante la crisi energetica, senza però deviare dal percorso di riduzione del debito pubblico. Non è un compito semplice, vista la situazione globale, ma reso meno difficile da un quadro di finanza pubblica in buona salute.

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