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Parla Ignazio Angeloni. L'Italia in crisi, tra Mes e scudo anti-spread

Mariarosaria Marchesano

La caduta del governo Draghi e la prospettiva di elezioni anticipate rischiano di provocare uno scossone nell’Eurozona. "Il fondo salva metterebbe il paese al riparo", ci dice il membro del consiglio di vigilanza della Bce

Ieri lo scarto tra i rendimenti di Btp e bund ha toccato 222 punti dopo la votazione in Senato (ha poi chiuso a 218). Lo spread è così tornato sotto pressione con la crisi di governo innescata dal M5s: per tutta la giornata gli investitori hanno intensificato le vendite di Btp e ceduto azioni a Piazza Affari, che ha subìto uno dei peggiori cali degli ultimi mesi (-3,4 per cento) nonostante l’Ue abbia rivisto al rialzo la stima sul pil dell’Italia al 2,9 per cento nel 2022. Milano è stata la peggiore borsa europea ma, a eccezione di Francoforte che ha beneficiato dell’ok della Commissione  al piano di sostegno  per il settore energetico, anche le altre piazze finanziarie hanno mostrato nervi tesi. La caduta del governo Draghi e la prospettiva di elezioni anticipate rischiano di provocare uno scossone nell’Eurozona ora che la corsa dell’inflazione, il cambio di passo della politica monetaria e la guerra in Ucraina hanno creato uno scenario d’incertezza.  

 

A farne le spese è soprattutto l’Italia perché, come spiega al Foglio l’economista Ignazio Angeloni (European University Institute), già membro del consiglio di vigilanza della Bce, “il resto dell’Europa oggi è meno legato al nostro paese di quanto fosse qualche anno fa, perché i titoli di stato stanno largamente nei portafogli delle banche italiane e della Banca d’Italia. Oltrefrontiera ci sarebbero dei contraccolpi, ma gestibili. Saremmo noi a soffrire di più”. Sui mercati, però, la domanda che si fanno tutti è se la crisi politica italiana rischia di complicare gli sforzi della Bce per evitare il rischio di frammentazione dell’area euro, considerato che manca poco al board del 21 luglio da cui si attendono notizie sullo scudo anti spread oltre che l’inizio di aumento dei tassi.

 

“E’ certo che qualunque sia la forma del nuovo strumento Bce, esso includerà condizioni che il paese beneficiario dovrà soddisfare. Ma un governo in uscita non è nelle condizioni di garantire che quelle condizioni saranno soddisfatte”, osserva Angeloni. C’è da dire che il rischio di frammentazione, come rileva un’analisi del gruppo Moneyfarm, è stato percepito in aumento sui mercati già con Macron che ha perso la maggioranza in Francia. “L’ennesima crisi politica potrebbe rappresentare un ulteriore duro colpo per le aspettative di crescita e per la fiducia non solo nella forza dell’economia europea, ma anche nel progetto Europa”, spiega la casa d’investimento.

 

Ma alla fine l’Europa darà una mano all’Italia? “L’Europa e la Bce hanno già dato una robusta mano all’Italia con il Next Generation Eu e con i finanziamenti della banca centrale – prosegue Angeloni –. E credo che in Europa continui a esserci una diffusa disponibilità a essere solidali, specialmente in questi tempi di pandemia e di guerra. Ma questo richiede anche che ogni paese faccia la sua parte. La crisi di governo certamente non rafforza la fiducia che questo avvenga”. Quante possibilità ci sono che il 21 luglio la Bce faccia passi in avanti concreti sullo scudo anti spread considerate le perplessità della Bundesbank? “La Bce dovrà in qualche modo dare seguito all’impegno assunto. Ma uno strumento anti-frammentazione è difficile da progettare, specialmente in una fase in cui la politica monetaria diventa meno espansiva. 

 

Tale strumento si pone al limite del suo mandato e forse oltre. Vi è il rischio di dispute legali, sia a livello europeo sia nazionale, in Germania soprattutto. Anche all’interno della Bce, ci sono diversi dubbi. Sicuramente non è un passaggio facile per la banca centrale”. Angeloni sostiene che per l’Italia oggi sarebbe conveniente rivolgersi al Mes per ottenere una linea precauzionale. Perché? “Metterebbe il paese al riparo più  di quanto possa fare il nuovo strumento della Bce, tutto da costruire ed esposto a varie difficoltà. E le condizioni per ottenere tale linea sono già rispettate dal nostro paese. Ho anche ragione di ritenere che il Mes vedrebbe con favore questa richiesta e sarebbe disposto a facilitarne l’ottenimento. A quel punto si aprirebbe la strada per gli acquisti illimitati della Bce, nel quadro dell’Omt creato da Mario Draghi. Strumento solido giuridicamente che ha dimostrato di essere efficace senza neppure essere usato. Sarebbe una decisione d’anticipo, coraggiosa, lungimirante e probabilmente risolutiva”. 

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