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La strana recessione americana, con una Wall Street ai massimi

Stefano Cingolani

Nonostante la pandemia, la guerra, il rialzo dei tassi di interesse, la borsa americana vive un periodo positivo

Recessione, flessione, stagnazione? A che cosa stiamo andando incontro ora che la “corsa forsennata” dei prezzi passa il testimone al “crollo inarrestabile del prodotto lordo”? Gli economisti non sono bravi nel predire il futuro (oggi meno che mai), ma sono eccellenti nel creare neologismi per definire il presente. Stagflation, stagflazione, era la parola chiave degli anni ’70 che torna in auge oggi di fronte a una nuova crisi energetica. Gli americani, senz’altro maestri in questo esercizio, adesso parlano di “jobful downturn”, una flessione con tanti posti di lavoro, come ha scritto il Wall Street Journal.

 

Ogni recessione che sia tale è accompagnata da una discesa della produzione, dei consumi e della occupazione. Questa volta invece il rallentamento della crescita s’accompagna al fenomeno opposto. Il tasso di disoccupazione è al 3,6% cioè un livello da pieno impiego, si tratta sostanzialmente di un fenomeno frizionale, determinato dalla sfasatura temporale tra domanda e offerta, in pratica non esiste disoccupazione di lungo termine o strutturale. A giugno ci sono stati 372 mila occupati in più dopo i 390 mila a maggio e i 436 mila ad aprile. Parallelamente le retribuzioni orarie settimanali sono cresciute del 5% alimentando la domanda interna. Una dinamica che innesca la rincorsa salari-prezzi, ma diversa dalla tipica crisi recessiva.

 

Un altro indicatore, del resto, contraddice il senso comune: Wall Street. La borsa, ballerina per natura, in questi mesi ha subito uno choc dietro l’altro, s’è appena ripresa dalla pandemia ed ecco che Vladimir Putin invade l’Ucraina. S’era abituata a un decennio di tassi d’interesse ai livelli minimi, vicini allo zero, ed ecco che la banca centrale si mette ad alzare i tassi d’interesse e annuncia che non si fermerà. Aveva riempito i portafogli grazie al grande scarto tra dividendi crescenti e una inflazione inesistente ed ecco che i prezzi balzano a livelli da anni ’80. Eppure, gli indici Standard & Poor’s e Nasdaq ieri hanno registrato la più lunga serie positiva fin da marzo, una volta passata la reazione all’attacco russo in Ucraina, spingendo in alto anche le borse europee.

 

Aumento dei tassi, allarmi e allarmismi, senza dimenticare la guerra, il rincaro delle materie prime e via di questo passo, sembrano non scalfire la fiducia di chi mette i propri quattrini nelle azioni. Solo follie della “turbofinanza”? Oppure aspettative, nient’affatto irrazionali, di un miglioramento della congiuntura nei prossimi mesi? Lo vedremo presto, tuttavia cominciano ad emergere anche segnali che l’ascesa dei prezzi ha raggiunto il culmine e dovrebbe fermarsi presto. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco parlando ieri all’Assobancaria ha detto che l’inflazione scenderà nettamente il prossimo anno per tornare al 2% nel 2024

 

Ma il fenomeno senza dubbio più smarcante riguarda il mercato del lavoro. Negli Stati Uniti stanno andando in pensione a ritmo accelerato i baby boomers e le imprese si tengono stretti i propri dipendenti anche se la produzione rallenta. Ciò va in controtendenza. Dalla seconda guerra mondiale a oggi gli Usa hanno attraversato 12 recessioni e non ne sono usciti mai con una disoccupazione inferiore al 6%. Una spiegazione è demografica: la contrazione della forza lavoro, fenomeno già visto in molti paesi europei che comincia a sentirsi anche negli States. Ciò irrigidisce il mercato che vedrà sempre meno ondate in uscita quando l’economia rallenta e sempre meno assunzioni nelle fasi di ripresa.

 

Il sondaggio tra gli economisti condotto dal Wall Street Journal mostra una divisione esattamente a metà tra ottimisti e pessimisti. In generale, comunque, si prevede un anno di crescita modesta. Ciò dà alla Federal Reserve più margini per aumenti dei tassi senza rischiare una recessione. Buone notizie per Joe Biden, se alle elezioni di mid term a novembre potrà vantare una frenata dei prezzi senza licenziamenti di massa darà una mano a un partito democratico rimasto in mezzo al guado. 

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