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efficienza idrica

La siccità non basta a spiegare i problemi dell’acqua in Italia. Parla D’Aprile (Mite)

Alberto Chiumento

"Serve previsione e monitoraggio e il ministero intende rafforzare queste fasi", ci dice il capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del ministero della Transizione ecologica

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L’avviso è arrivato nella serata di lunedì quando Fabrizio Curcio, il capo della Protezione civile ha detto che in alcune zone d’Italia, specialmente al nord, non è da escludere l’avvio di piani di razionamento dell’acqua anche nelle ore diurne. Vari comuni del nord Italia, dove non piove da mesi e anche quelle volte in cui sembrava dovesse piovere si è vista solo qualche goccia, hanno infatti già adottato misure per limitare il consumo di acqua nel proprio territorio. L’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po ha parlato della “peggior crisi da 70 anni ad oggi”. Nel delta del Po l’acqua del mare Adriatico è arrivata oltre i 21 chilometri e mercoledì a Parma gli enti si ritroveranno nuovamente per capire come gestire la situazione nel breve periodo. Ma davvero non c’era nulla che potesse essere fatto? Pianificazioni tempestive e creazioni di infrastrutture adeguate non avrebbero potuto attenuare le difficoltà di questo periodo? “Sulla pianificazione e prevenzione si può lavorare meglio a livello nazionale”, ammette Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del ministero della Transizione ecologica (Mite). “Per questo al Mite intendiamo rafforzare proprio la fase di previsione e monitoraggio, attraverso il consolidamento degli strumenti di misura e la standardizzazione degli indicatori di allerta, ma anche attraverso una vigilanza maggiore sul ruolo delle autorità di Bacino distrettuale, che deve essere più proattivo”. 


Per alcune zone d’Italia, però, la fase di prevenzione sembra ormai superata dato che si sta lavorando a un possibile stato di emergenza, come ha detto Curcio. “Quelle attuali sono certamente condizioni straordinarie – continua D’Aprile – ma che si sono verificate in modo simile già in passato come nel 2003 e nel 2006. La severità di questa siccità preoccupa anche perché c’è un contesto internazionale di più crisi concomitanti, come quella agricola e quella energetica, causate dalla guerra in Ucraina. Tuttavia, è indispensabile migliorare le attività di prevenzione sia per quelle zone che non sono in emergenza sia per possibili crisi future”. 


Ma quindi quali sono i piani del Mite per migliorare i processi di pianificazione e prevenzione? D’Aprile dice che “come prima cosa, nel rispetto delle norme, il Mite desidera rafforzare e razionalizzare la governance sulle questioni idriche. In questi giorni anche dall’esterno si sarà notato che ci sono numerosissimi enti che intervengono. Quando però ci sono da attivare azioni urgenti è necessario che ci sia qualcuno in condizione di prendere le decisioni.” Quindi il Mite vorrebbe rendere più rapida questa possibilità per sé? “Per le situazioni di pre-emergenza noi del Mite siamo disponibili a valutare questa possibilità. Nel caso di emergenze, invece, tutto passa alla protezione civile”. 

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Il secondo punto della strategia del Mite per evitare di raggiungere altre situazioni emergenziali prevede il rafforzamento degli strumenti di misura e nuove soglie di allerta. Il monitoraggio dello stato di salute dei fiumi e dei laghi è svolto localmente dalle autorità di Bacino distrettuale e si basa su degli indicatori (come temperatura e portata) e su degli indici, che sono delle misure – solitamente standardizzate – dei precedenti indicatori per comprendere quanto ci si discosta dai valori medi. L’unione di questi valori permette di creare una scala di criticità dello stato di un determinato bacino idrico. “Dati gli eventi estremi che registriamo è necessario definire nuove soglie per capire quale risposta è più adatta”, dice Silvano Pecora, dirigente Mite che supervisiona le autorità di Bacino distrettuale. Inoltre, “bisogna potenziare la rete di monitoraggio sul territorio, così da avere maggiori informazioni per scegliere meglio, ma su questo – racconta D’Aprile – il governo è molto attivo: oltre ai normali fondi a disposizione per le Regioni, nel Pnrr il ministro Cingolani ha voluto inserire uno strumento per aumentare la prevenzione e il monitoraggio idrico”. 

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La strategia del Mite è tutta nell’ottica di scongiurare la fase emergenziale, anche se in alcune zone italiane sembra ormai troppo tardi. Il suggerimento che D’Aprile fa è quello di un uso efficiente delle risorse che includa la depurazione delle acque o la sua desalinizzazione, ma soluzioni del genere appaiono al momento marginali. Potrebbe essere utile intervenire sulla pessima condizione del sistema di trasporto idrico, che ogni anno perde in media un terzo di quanto trasporta. “Noi del Mite possiamo supportare, ma questo tema è di competenza del ministero delle Infrastrutture”.

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