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Pnrr, missione compiuta: conseguiti i 45 obiettivi del semestre

Valerio Valentini

Mancano una settimana e un paio di formalità poi il governo potrà inviare a Bruxelles la documentazione del Pnrr, attendendo la rata da 24 miliardi. Per la seconda parte del piano bisognerà varare entro dicembre tutti i decreti attuativi

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L’impressione, almeno a giudicare dall’umore dominante a Palazzo Chigi, è che da festeggiare ci sia poco, se è vero che al come e al quando dare il lieto annuncio nessuno pare averci pensato: e anzi, la settimana prossima, alla Camera, col deposito degli emendamenti al già travagliatissimo ddl Concorrenza, il dossier del Recovery plan tornerà a imporre la sua dose necessaria di tribolazione. 
O magari è solo dissimulazione ben esercitata, uno sfoggio di rigore che non deve tradire alcuna rilassatezza. Perché in realtà Mario Draghi soddisfatto lo è davvero: raggiungere anche questo semestre tutti gli obiettivi fissati nel Pnrr era un traguardo obbligato, ma non per questo scontato. E invece al conseguimento della missione semestrale stavolta ci si è arrivati con un’ansia minore di quella con cui si affrontò il giudizio della Commissione a dicembre scorso, quando per convincere gli ispettori di Ursula von der Leyen sulla bontà del pacchetto sulla riforma degli appalti ci vollero missioni diplomatiche e buone conoscenze personali. Ora, invece, quando al giorno del giudizio manca ancora una settimana, di fatto, resta da ottenere solo un paio di bollinature finali sul dossier energetico – formalità, pare – e poi tutto sarà pronto. Il governo potrà inviare a Bruxelles il plico con la documentazione riguardante i 45 obiettivi conseguiti e attendere così l’arrivo della rata da 24 miliardi (tra prestiti e sovvenzioni), che verrà liquidata però non prima di settembre.


Non si potrà aspettare l’autunno, invece, per iniziare a lavorare sui 55 obiettivi per il secondo semestre del 2022, ché la marcia del Pnrr è di quelle che non ammette pause. E invece di lungaggini, sulla legge per la Concorrenza, ce ne sono state fin troppe: per questo la già annunciata baruffa sui taxi alla Camera, dopo quella sui balneari già consumatasi al Senato, va sedata subito. Perché entro dicembre bisognerà poi varare tutti i decreti attuativi.
Di buono, però, c’è il consolidarsi di quello che il sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli definisce “un metodo”: un processo di progressiva armonizzazione tra stato centrale e amministrazioni locali nell’iter di attuazione dei progetti, che ha permesso di “mettere a terra”, come si dice, già 40 miliardi. L’altro dato positivo riguarda il Mite: il ministero di Roberto Cingolani, interessato da una riorganizzazione interna ancora da ultimare, era uno degli osservati speciali, in questo semestre, coi suoi 11 obiettivi da conseguire. E ce l’ha fatta.

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