(foto Ansa)

Imprenditori, niente paura: l'embargo si può fare. Parla Passera

Mariarosaria Marchesano

"Se le democrazie dessero un segnale unitario così forte, offrirebbero un gran contributo alla fine della guerra", ci dice l'ex ministro dello Sviluppo economico

“Se le democrazie dessero un segnale unitario come l’embargo sul gas russo, offrirebbero un grande contributo alla fine della guerra che altrimenti non potrà che degenerare ulteriormente. Dobbiamo essere pronti anche a ridurre o spegnere riscaldamento e condizionatori per dimostrare a Putin che siamo Churchill e non Chamberlain”. Corrado Passera, banchiere di vasta esperienza, già ministro dello Sviluppo economico nel governo Monti, fondatore di Illimity Bank, parla con il Foglio a latere della presentazione che si è svolta ieri a Milano della sua nuova impresa immobiliare digitale. Sembra non avere dubbi sulla necessità che i paesi occidentali hanno di liberarsi dal ricatto del gas per poter innalzare il livello delle sanzioni contro la Russia.

 

E’ essenziale per il nostro futuro e la nostra libertà”, riflette il banchiere ricordando quando nel 2013, da ministro, firmò ad Atene l’accordo per la realizzazione del Trans-Adriatic Pipeline (Tap), il gasdotto per il trasporto di gas naturale dai giacimenti di Shah Deniz, in Azerbaigian, verso l’Italia attraverso Grecia e Albania. E’ questo oggi uno dei canali che potrebbe garantire all’Italia un incremento delle forniture insieme con maggiori importazioni dall’Algeria e dal Qatar. “Con questi due paesi già allora cercammo di promuovere nuovi accordi per diversificare le fonti di approvvigionamento energetiche  – sintetizza Passera –  ma siamo comunque rimasti troppo dipendenti dalla Russia e oggi paghiamo un prezzo geopolitico enorme. Questa lezione deve servire all’Italia e all’Europa per evitare dipendenze in altri settori come quello dei semiconduttori. Mi domando, per esempio, se ci rendiamo conto della pericolosità del fatto che tra le prime big tech mondiali non ce ne sia una europea. Per come la vedo io, equivale a una perdita di libertà che dovremmo cercare di evitare anche attraverso nuovi investimenti federali: con gli eurobond abbiamo dimostrato di poter pensare in grande”. Fermare l’arrivo del gas dalla Russia, però, può voler dire non solo abbassare o spegnere il riscaldamento ma mettere in crisi le imprese e in alcuni casi fermarne le attività. Per questo, Confindustria chiede di riscrivere il Pnrr per introdurre correttivi che possano controbilanciare l’impatto dello stop.

Lei che cosa ne pensa? “Dobbiamo prendere misure straordinarie: dall’uso di centrali dismesse all’accelerazione di processi autorizzativi, da forniture eccezionali a taluni razionamenti. Non mi piace l’idea di ridisegnare in corso d’opera il Pnrr che ha una fortissima valenza strategica in settori cruciali. Non dimentichiamoci che il piano attiva fondi per 30-40 miliardi l’anno legati a precisi impegni. Ci sono ulteriori 100-150 miliardi annuali di fondi pubblici nazionali ed europei la cui destinazione potrebbe essere in parte rivista”. Quanto può essere danneggiata nel complesso l’economia italiana dalla guerra russo-ucraina? “L’esposizione nei confronti di questi due paesi è tutto sommato contenuta, stiamo parlando del 2 per cento delle nostre esportazioni che, pur creando danni seri a taluni settori, potrebbero non produrre un danno sistemico se la guerra non durerà a lungo. Questione ben più grave è quella energetica e anche qui dipenderà dalla durata del conflitto e da come sapremo ridurre la dipendenza da gas e petrolio russi. Ma sono fiducioso che l’Italia potrà reggere l’impatto grazie al dinamismo e alla resilienza che molte imprese stanno dimostrando, al contributo che il Pnrr darà alla crescita e anche al fatto di avere un sistema bancario più solido del passato”.

Rispetto a dieci anni fa, ricorda Passera, le banche italiane hanno ridotto i crediti in sofferenza da 300 a una trentina di miliardi e portando l’indice di solidità patrimoniale del sistema a livelli europei e in grado di assorbire choc esogeni. Ed è proprio dalle vecchie “sofferenze” bancarie che per Illimity Bank è nata l’opportunità di diversificare nel settore immobiliare promuovendo la nascita di un operatore dell’intermediazione digitale a tutto campo, che si chiama “Quimmo”. “Tra i nostri principali clienti ci sono i tribunali d’Italia – spiega Passera – che hanno bisogno di chiudere procedure giudiziali vendendo in modo più efficace immobili costituiti a garanzia di crediti poi risultati inesigibili. Avere la possibilità di accelerare i tempi di vendita e di incasso diventa un vantaggio per tutto il sistema e aiuta a rimettere in circolo liquidità. Ma questo è solo il punto di partenza per Quimmo, piattaforma che punta da oggi anche al mercato libero con un modello innovativo”.