Il ceo di Unicredit Andrea Orcel (Foto: ANSA/Mourad Balti Touati)

Voci su un'offerta di Unicredit a Bpm. Non è vero ma ci credo

Mariarosaria Marchesano

Gli investitori di Piazza Affari monitorano con attenzione il titolo della banca milanese mentre da Unicredit arrivato dichiarazioni un po' ermetiche

Non è vero ma ci credo. In Borsa non c’è niente di più suggestivo dei rumor di opa, e quello di un’imminente offerta in arrivo su Banco Bpm da parte di Unicredit è irresistibile anche perché credibile. Così per tutta la giornata di ieri il titolo della banca milanese è stato oggetto di grande attenzione da parte degli investitori di Piazza Affari (più 10 per cento dopo una sospensione per eccesso di rialzo) che si sono raffreddati solo in parte di fronte alla dichiarazione un po’ ermetica di Unicredit, che ha detto di continuare a valutare tutte le opzioni strategiche disponibili e non mancherà di tenere informato il mercato di qualsiasi sviluppo concreto. Ma ha aggiunto che non è stata convocata alcuna riunione straordinaria del consiglio di amministrazione. Cosa che la banca guidata da Andrea Orcel avrebbe fatto se fosse stata in procinto di lanciare un’opa. Dunque, se anche Unicredit ci stesse pensando non succederà nulla a stretto giro, come ha ipotizzato il Messaggero che cita fonti di ambienti politici.

 

A ogni modo, il tema di una fusione Unicredit-Banco Bpm non è una novità. Se ne è cominciato a parlare sin dai tempi della mossa di Intesa su Ubi, immaginando che Gae Aulenti volesse rafforzarsi nel nord Italia, dove rischia di perdere quote di mercato. Ma il dossier Montepaschi ha tenuto Orcel a lungo impegnato al tavolo con il Mef. Solo dopo che la trattativa senese è naufragata, l’ad ha cominciato a guardarsi intorno arrivando a valutare un’acquisizione all’estero come quella della banca russa Otkritie, poi scartata per l’evidente rischio geopolitico.

 

Un riposizionamento sul mercato domestico resta a questo punto una chance da non escludere anche in ragione delle forti sinergie che con Banco Bpm si potrebbero creare e per la convenienza economica che l’operazione avrebbe oggi rispetto a qualche tempo fa (la banca milanese vale in Borsa un quinto di Unicredit, l’estate scorsa ne valeva un terzo). Se nascesse, sarebbe il secondo polo bancario del paese, mentre il fronte Bper-Carige-Sondrio si accinge a costituire il terzo. Fantasie da risiko bancario, forse, ma chissà.

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