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Il pasticcio dell'Agenzia delle dogane con Medium

Luca Roberto

La struttura diretta da Minenna segnala la piattaforma di blogging come sito di scommesse e ne causa l'oscuramento. La difesa: "Dagli operatori eccesso di zelo". Ma Fastweb smentisce: "L'ordine è arrivato da loro"

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Il 2 marzo l'Agenzia delle dogane ha disposto il blocco di Medium, la piattaforma gratuita che permette la pubblicazione di blog di varia natura e lunghezza, con un taglio votato all'approfondimento. Una decisione, come ha raccontato per primo Wired, assunta unilateralmente dall'agenzia diretta dal pericolante Marcello Minenna. E che ha reso irraggiungibile il sito per diverse ore (la sera del 3 marzo era ancora offuscato per gli utenti che usufruiscono delle linee Fastweb e Wind).

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Il 2 marzo l'Agenzia delle dogane ha disposto il blocco di Medium, la piattaforma gratuita che permette la pubblicazione di blog di varia natura e lunghezza, con un taglio votato all'approfondimento. Una decisione, come ha raccontato per primo Wired, assunta unilateralmente dall'agenzia diretta dal pericolante Marcello Minenna. E che ha reso irraggiungibile il sito per diverse ore (la sera del 3 marzo era ancora offuscato per gli utenti che usufruiscono delle linee Fastweb e Wind).

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Funziona così: l'Agenzia delle dogane è tra gli enti titolati a inibire alcuni siti, al pari del Centro nazionale per il contrasto alla pedo-pornografia e all'Autorità garante delle comunicazioni (oltre, ovviamente, ai sequestri di cui può disporre la magistratura). In particolare, dopo una legge del 2006 le dogane possono intervenire a danno dei siti che promuovono il gioco d'azzardo illegale. Ed è proprio il caso specifico. Perché Medium è finito nella lista dei siti da “censurare” affiancato da altri domini come mediabet.com e megacasino.com che veicolano, per l'appunto, scommesse. L'inserimento in questa lista ha fatto sì che scattasse il blocco da parte degli operatori. A causa, hanno detto fonti dell'Agenzia al Sole 24 ore (giornale di cui Minenna è editorialista), di un “eccesso di zelo” degli operatori stessi.

 

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La struttura guidata da Minenna ha anche comunicato, in risposta a Wired, che “l’offuscamento non riguarda la piattaforma Medium, bensì alcuni banner presenti, contenenti offerta, in assenza di autorizzazione, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro o pubblicità diretta o indiretta dei medesimi prodotti”. Il riferimento è a un profilo solo (@casinoduende). Ma ciò contrasta con l'inserimento nella lista di siti da inibire di medium.com, non una sua pagina o sottocategoria. In più l'Agenzia ha specificato che “la legge mette a disposizione di medium.com, che risulta tuttora raggiungibile, 15 giorni per rimuovere detti annunci”. Dimenticandosi di ricordare che per almeno 24 ore, utilizzando certi provider, il sito era ancora irraggiungibile. E soprattutto mancando di chiarire se la segnalazione sia partita in maniera automatica da un software in dotazione all'Agenzia o sia stato un procedimento autonomo della dirigenza. 

 

A una richiesta di commento da parte del Foglio, Fastweb ci ha fatto sapere che loro come gli altri operatori hanno ricevuto "direttamente dalle autorità competenti gli indirizzi IP dei siti da inibire, provvedendo tempestivamente e nei termini di legge ad eseguire l’ordine ricevuto.  Nel caso specifico, Fastweb ha ricevuto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli il 1 Marzo l’ordine di inibizione di un consistente numero di indirizzi ed ha prontamente provveduto in tal senso. In data 3 marzo la stessa Agenzia delle Dogane ha modificato la lista chiedendo il ripristino di alcuni indirizzi tra cui il sito Medium.com. Anche in tal caso Fastweb ha dato tempestiva esecuzione all’ordine ricevuto". La compagnia insomma ci ha tenuto a sottolineare che "non esercita né può esercitare alcuna discrezionalità o controllo in relazione al processo descritto e agli ordini impartiti dalle autorità di settore“. 

 

Va detto che l'offuscamento di un sito delle dimensioni e della popolarità di Medium, usato tra gli altri anche dalla Pubblica amministrazione per comunicare (è il caso, ad esempio di PagoPa) resta un problema in entrambe le casistiche, perché non è detto che un domani, unilateralmente e senza alcun tipo di contrappeso, l'Agenzia delle dogane non decida di intervenire con la stessa ratio anche ai danni di Facebook, Twitter o Instagram. Limitando con grande arbitrio, e quindi senza aspettare l'eventuale intervento dell'autorità giudiziaria, l'accesso alla rete. 

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