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Ritorna il piano Colao

Sergio Boccadutri e Carlo Stagnaro

Perché il governo Draghi-Colao può riservare cattive sorprese ai sostenitori della rete unica

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Uno dei dossier più delicati che Mario Draghi eredita riguarda la rete unica delle telecomunicazioni. Al momento, le carte restano coperte. Tuttavia, alcuni spunti si trovano nel piano redatto a giugno 2020 dall’attuale ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao (documento largamente ignorato dal precedente esecutivo). In quella sede, la proposta era coerente col vecchio Piano Bul: non rivoluzionare la governance del settore, ma velocizzare la copertura anche ricorrendo a un parziale sostegno pubblico per le aree grigie, garantendo un accesso competitivo a pari condizioni agli operatori.

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Uno dei dossier più delicati che Mario Draghi eredita riguarda la rete unica delle telecomunicazioni. Al momento, le carte restano coperte. Tuttavia, alcuni spunti si trovano nel piano redatto a giugno 2020 dall’attuale ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao (documento largamente ignorato dal precedente esecutivo). In quella sede, la proposta era coerente col vecchio Piano Bul: non rivoluzionare la governance del settore, ma velocizzare la copertura anche ricorrendo a un parziale sostegno pubblico per le aree grigie, garantendo un accesso competitivo a pari condizioni agli operatori.

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Le ultime mosse di Tim vanno in questa direzione, cogliendo l’opportunità offerta dal nuovo Codice europeo delle comunicazioni attraverso lo strumento del co-investimento (Il Foglio, 8 ottobre 2020). Il contesto è quello del progetto FiberCop – società separata e controllata da Tim e partecipata da KKR e Fastweb – per realizzare una infrastruttura nazionale aggregata, attraverso investimenti congiunti di diversi operatori. Il programma dovrà essere approfondito anche per l’impatto sulla regolazione esistente. Infatti, se effettivamente desse la spinta pro-concorrenziale che alcuni si attendono, potrebbe rendere obsoleti alcuni degli attuali obblighi e aprire a iniziative di deregulation nei confronti dell’operatore dominante.

 

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Il piano prevede la copertura di 1.610 comuni entro il 2025, pari al 75 per cento degli immobili nelle cosiddette aree grigie e nere. Ovviamente, per raggiungere le aree bianche restano necessari i finanziamenti pubblici. Ma un effetto potrebbe essere la riduzione delle aree bianche: la presenza di economie di scala nei nuovi investimenti rende conveniente e sostenibile nel lungo periodo estenderne la dimensione territoriale.

 

Ciascun operatore potrebbe partecipare in modo flessibile, cioè anche su aree geografiche limitate. Inoltre, il co-investimento può assumere varie forme, diversificate nel tempo, di coinvolgimento di operatori con diversi gradi di infrastrutturazione o con diverse infrastrutture in ambiti geografici differenti o disomogenei. Il progetto contempla principi di apertura e non-discriminazione che rappresentano una discontinuità rispetto al modello finora seguito. Si supera il modello di accesso univoco a una infrastruttura non replicabile, in favore della compartecipazione e condivisione del rischio. Contemporaneamente, il co-investimento preserva la concorrenza fra gli operatori che vi partecipano e che restano autonomi nella scelta del proprio livello di integrazione verticale.

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Nelle prime fasi della liberalizzazione a livello europeo si sono stimolati i concorrenti a realizzare nuove infrastrutture proprietarie. Una politica che si è rivelata molto efficace nel mobile, ma meno incisiva nel fisso, per gli elevati costi di investimento e rischi finanziari delle reti di nuova generazione. Il co-investimento tenta di offrire una risposta a questo problema senza sconvolgere il disegno del mercato e, soprattutto, mantenendo il pluralismo dei modelli di business che ha caratterizzato l’evoluzione del settore.

 

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Tutti gli operatori avrebbero il diritto di accedere all’infrastruttura, a condizioni stabilite dall’Agcom in modo da garantire sia la terzietà, sia la possibilità per i co-investitori di ricuperare l’investimento. Quello proposto da Tim è un vero e proprio cambio di passo rispetto alla recente contrapposizione tra opzioni ugualmente insostenibili. Da un lato, la tradizionale concorrenza infrastrutturale non era più compatibile con la politica che chiede una infrastrutturazione rapida e su larga scala, incluse le aree a domande scarsa. Dall’altro, l’idea della rete unica e separata che rappresenta un salto nel buio, senza alcun precedente in Europa. La digitalizzazione del paese è una delle missioni fondamentali del Next Generation Eu. Il co-investimento appare coerente col piano Colao, perché velocizza la copertura e garantisce l’accesso a pari condizioni, ed è utile a disinnescare le sterili polemiche e le idee velleitarie che hanno paralizzato il settore negli ultimi mesi.

 

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