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Eravamo pronti per il funerale di Silicon Valley, e invece

Il TikTok di Wall Street

Michele Masneri

Nessuno sa come finirà la nuova guerra di Borsa che tiene tutti agitati. L’aumento sconsiderato del farlocco titolo Gamestop

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Quando tutto il mondo era pronto a celebrare i funerali della Silicon Valley, perfetto grande nemico dell’epoca post-Trump, ecco la zampata o “backlash” del condannato che arriva proprio nella forma più inaspettata.

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Quando tutto il mondo era pronto a celebrare i funerali della Silicon Valley, perfetto grande nemico dell’epoca post-Trump, ecco la zampata o “backlash” del condannato che arriva proprio nella forma più inaspettata.

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Non si può star tranquilli da nessuna parte: mentre a Roma continua la crisi, a San Remo il festival rischia, a New York gli animi sono ugualmente prostrati: nessuno sa come finirà la nuova guerra di Borsa che tiene tutti agitati. L’aumento sconsiderato del farlocco titolo Gamestop, una Alitalia dei videogiochi, che pur sull’orlo del fallimento ha guadagnato il 1.900 per cento in un mese, ha infatti allarmato tutti.

 

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Si è scoperto che non c’è dietro nessun tycoon alla Gordon Gekko, bensì tanti millennial arrabbiati non si sa bene con chi, che nelle loro camerette han deciso di andar contro il nuovo grande nemico senza cui l’America non riesce a stare: gli hedge fund. Cioè i cattivi fondi di investimento che vendono e comprano allo scoperto, decidendo i destini di compagnie decotte. La cosa non è nuovissima, diciamo, è almeno da “Wall Street”, il film di Oliver Stone di trent’anni fa, che si celebra “greed is good”, ma oggi l’avidità non si porta più, funziona meglio il risentimento.

 

E dunque tutti a cliccare e far salire non solo Gamestop ma anche altri titoli decotti come Hertz, Kodak, Blackberry, la catena di cinema AMC. Queste azioni dette “meme stocks”, perché son buffe come Bernie Sanders sulla sua sediolina, vanno alle stelle, fanno parlare, si discute. I fondi di investimento vengono puniti. La scaltrissima Alexandria Ocasio Cortez, deputata massimalista del Bronx a cui non par vero di aver trovato un nuovo grande nemico, si è buttata sul dossier, promette commissioni d’inchiesta, e passa ormai le notti su Twitch a chattare di economia e Borsa coi suoi seguaci che la incoraggiano nei commenti a margine, come un Salvini notturno dei tempi d’oro.

 

Ma la vera protagonista è proprio Robinhood, piattaforma nata nel 2013 per giocare in Borsa gratis, con grafiche hipster e disegnini giocosi che hanno titillato i millennial. E’ chiaro: dopo che Facebook con le sue grafiche Brondi è ormai roba per anziani, Twitter e Instagram per aspiranti Ferragnez, TikTok roba da senatori Razzi, per sfogare la rabbia, la commodity più abbondante del momento, ecco Robinhood.

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Silicon Valley in purezza, appunto: fondata da due amici, il bulgaro -americano Vladimir Tenev e l’indiano-americano (come la vicepresidente Harris) Baiju Bhatt, già bilionari, incarnano la solita epopea della Bay Area con le sue storie di immigrazione e successo e rilevanza globale. Si sono conosciuti a Stanford, e a Menlo Park, dove abita anche Facebook, hanno messo su la loro startup che è riuscita a convincere tutti che giocare in borsa è, dopo la cucina e le piante, un perfetto passatempo per giovani consapevoli. Grafiche hipster e un’ammantata di buoni sentimenti: “i nostri ideali riguardano correttezza, uguaglianza, inclusività”, teorizza Tenev, sì, certo.

 

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E così mentre ci si accingeva a celebrare il funeralone della Valle, anche per emendare le code di paglia dei Democratici che coi social e con le loro donazioni hanno campato e sono stati eletti, mentre si affilava la ghigliottina per decimare “big tech”, rompendo ignobili monopoli (pur con conflitti di interessi perniciosi, la vicepresidente Harris ha un cognato capo del legale di Uber e amici sparsi tra Facebook e Twitter), big tech tira fuori questa trovatina. Con mossa del cavallo degna di un Casalino siderale, deflette le attenzioni e mette in mezzo Wall Street, nemico che non passa mai di moda. Tira fuori la storia degli hedge fund, come un vecchio video di Renzi che parla inglese, o parla agli emiri. Shock. Ma tanto l’indignazione non va per il sottile, vuole solo sfogarsi.

 

Tutti contenti dunque, soprattutto i fondatori di Robinhood, che questa settimana è diventata la app più scaricata al mondo (poi dopo ha dovuto sospendere il titolo Gamestop sulla sua piattaforma, perché andava veramente troppo su e giù. Subito gli utenti si sono arrabbiati, perché gli hanno bucato il loro TikTok borsistico. Tanti la disinstallano. Ma intanto la società si è presa 1 miliardo in finanziamenti, e i fondatori sono uomini di mondo: è la vecchia storia del più puro che ti epura, nessuno si scandalizza, tra adulti).

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