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Multilateralismo, politica di bilancio espansiva e sicurezza Yellen al Tesoro. Come sarà la Bidenomics

Sandro Brusco

La politica economica del nuovo presidente degli Stati Uniti analizzata per punti

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Le cerimonie sono finite e la Casa Bianca ha finalmente una nuova amministrazione. Quali sono le novità più importanti che ci possiamo aspettare per la politica economica? La prima cosa da osservare è che la scelta più importante in termini di personale, la nomina a segretario del Tesoro di Janet Yellen, appare in sostanziale continuità con l’amministrazione Obama. Yellen ha guidato la Federal Reserve, la Banca centrale statunitense, tra il 2014 e il 2018 con riconosciuta competenza, aiutando la prosecuzione della lunga fase espansiva iniziata nel 2010 e durata fino all’esplosione della pandemia. Possiamo aspettarci una guida altrettanto competente, senza particolari sorprese, del Tesoro. Quali saranno i principali cambiamenti rispetto all’amministrazione Trump? E’ opportuno procedere guardando alle differenti aree della politica economica.

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Le cerimonie sono finite e la Casa Bianca ha finalmente una nuova amministrazione. Quali sono le novità più importanti che ci possiamo aspettare per la politica economica? La prima cosa da osservare è che la scelta più importante in termini di personale, la nomina a segretario del Tesoro di Janet Yellen, appare in sostanziale continuità con l’amministrazione Obama. Yellen ha guidato la Federal Reserve, la Banca centrale statunitense, tra il 2014 e il 2018 con riconosciuta competenza, aiutando la prosecuzione della lunga fase espansiva iniziata nel 2010 e durata fino all’esplosione della pandemia. Possiamo aspettarci una guida altrettanto competente, senza particolari sorprese, del Tesoro. Quali saranno i principali cambiamenti rispetto all’amministrazione Trump? E’ opportuno procedere guardando alle differenti aree della politica economica.

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Commercio estero

 

E’ abbastanza ovvio che l’amministrazione Biden avrà un approccio molto più orientato alla cooperazione internazionale e al multilateralismo. L’immediato rientro nell’Organizzazione mondiale della sanità e nell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico sono, volutamente, forti segnali simbolici del nuovo approccio. Detto questo, i cambiamenti effettivi nei flussi di commercio internazionale durante l’amministrazione Trump sono stati relativamente limitati e inversamente proporzionali al volume retorico usato. L’aumento dei dazi protezionistici non ha cambiato in modo sostanziale l’andamento delle partite correnti. E’ probabile che l’amministrazione Biden riorienti la discussione sul commercio estero, enfatizzando temi di difesa ambientale e di trattamento dei lavoratori nei paesi che esportano negli Usa. Alcuni dei dazi protezionistici verranno eliminati, anche se non sappiamo con quale rapidità. Ma, di nuovo, i cambiamenti effettivi saranno limitati e sicuramente molto inferiori al rumore retorico che continuerà a circondare questi temi.

 

Finanza pubblica
 

La riforma delle tasse del 2017 ha allargato il deficit federale, che nel 2019 è stato pari al 4,6 per cento del pil. La posizione fiscale era quindi debole anche prima della pandemia e si è aggravata ulteriormente. I deficit, e la politica di bilancio espansiva, continueranno con l’amministrazione Biden. In effetti il nuovo presidente è intenzionato a passare rapidamente misure di stimolo dell’economia, principalmente in forma di sussidi a cittadini e imprese. In  qualche momento nel futuro la differenza strutturale fra entrate e uscite dovrà essere affrontata, ma di certo questo non succederà prima di una completa ripresa dell’economia. Il 2021 resterà quindi un anno con politica di bilancio espansiva e il 2022 sarà anno di elezioni di midterm, quindi è improbabile che si mettano in atto politiche restrittive. Le condizioni di finanziamento restano comunque molto favorevoli, anche se  qualche segnale di aumento dei tassi sui titoli del Tesoro decennali c’è stato. Gli interventi, quando ci saranno, andranno probabilmente nella direzione di eliminare alcuni dei tagli fiscali della riforma Trump. L’aliquota della corporate tax, per esempio, è stata portata al 21 per cento (precedentemente il sistema era più complesso, con aliquota intorno al 35) e i democratici si sono sempre ripromessi di alzarla, anche se è difficile che si ritorni ai livelli precedenti. L’aliquota dell’imposta sul reddito per i redditi più alti, quelli oltre 500,000 dollari, è stata abbassata dal 39 al 37 per cento. E’ probabile che i democratici la riportino al livello anteriore, senza invece toccare il taglio delle aliquote per il ceto medio che è assai più popolare.

 

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Antitrust

 

I cambiamenti nella politica antitrust tendono a essere sottotraccia, conseguenza di differenti attitudini amministrative e di enforcement più che di forti cambiamenti legislativi. L’amministrazione Trump ha seguito un atteggiamento lasco, comune alle amministrazioni repubblicane, riguardo l’applicazione della normativa antitrust. Al tempo stesso molti segnali puntano a un aumento del potere di mercato delle grandi imprese. Sia in termini di capitalizzazione di Borsa sia in termini di volume di vendite c’è stato un aumento della concentrazione. Diversi economisti hanno suonato l’allarme sui rischi che una diminuzione del livello di concorrenza può portare per il dinamismo dell’economia americana e per gli effetti negativi sulla distribuzione del reddito. Anche se i dati del periodo più recente non sono ancora completi, è probabile che la concentrazione sia aumentata nell’ultimo anno, data la particolare natura di questa recessione. In principio l’amministrazione Biden dovrebbe assumere un atteggiamento più fermo nel contrastare i fenomeni di concentrazione, ma questo avverrà (se avverrà) attraverso cambiamenti di personale e di pratiche amministrative. E’ sicuramente un’area di cui sarà interessante seguire gli sviluppi. 

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Minimum Wage

 

Durante la campagna elettorale tutti i candidati democratici si sono schierati a favore di un aumento sostanziale del salario minimo a livello federale, dai 7,25 dollari orari attuali fino a 15 dollari. Quali saranno gli effetti netti di questo intervento dipenderà dai dettagli. La prima cosa da osservare è che in molti stati, soprattutto i più ricchi come New York e la California, esistono leggi locali che stabiliscono un salario minimo più alto di quello federale. New York, per esempio, ha già alzato il salario minimo a 12,5 dollari orari e prevede di aumentarlo a 15 dollari in alcuni anni. Gli effetti di un aumento federale saranno quindi asimmetrici, e si faranno sentire particolarmente negli stati (spesso con maggioranza repubblicana) che non hanno norme locali che stabiliscono un salario minimo più alto di quello federale. E’ probabile che, per attenuare i rischi di riduzione di impiego nelle fasce marginali del mercato del lavoro, l’incremento del salario minimo avvenga con gradualità e con possibili eccezioni (per esempio per le imprese più piccole). Questa sarà un’altra area da guardare con attenzione. L’ala più di sinistra dei democratici premerà per interventi rapidi e senza eccezioni, l’ala più centrista cercherà maggiore cautela. Le azioni concrete mostreranno il punto di compromesso, e le lezioni apprese in questo campo si applicheranno probabilmente ad altri temi di politica economica.  

 

Sandro Brusco è docente alla Stony Brook University

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