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editoriali

Forchette, non forconi

redazione

Contro la disobbedienza civile dei ristoratori, che offusca richieste legittime 

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C’era attesa, erano pronti i collegamenti tv con voce concitata, c’erano gli hashtag da buttare in rete. Una parte della politica italiana e una parte ancora maggiore di chi la politica la commenta e la racconta erano lì ad aspettare con ansia crescente l’arrivo dei forconi e dell’autunno caldo. Al disagio, alle terribili norme ammazza-impresa, non può che seguire l’insurrezione, dicevano in tanti, mentre dall’opposizione di destra si assaporava il gusto della protesta per farne uno strumento prima politico e poi elettorale. Tutto legittimo, anche se un po’ troppo razionale e  furbetto in tempi come questi. Intanto passavano i mesi, l’autunno veniva archiviato e solo ieri arrivava il colpo, un po’ fuori tempo ora che qualche spiraglio di salvezza comincia a vedersi. E ancora di più si percepiva un po’ di sfasamento, perché sfruttare un disastro mondiale con l’obiettivo di consensi opportunistici è una sfida agli dèi della politica. E non porta bene.

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C’era attesa, erano pronti i collegamenti tv con voce concitata, c’erano gli hashtag da buttare in rete. Una parte della politica italiana e una parte ancora maggiore di chi la politica la commenta e la racconta erano lì ad aspettare con ansia crescente l’arrivo dei forconi e dell’autunno caldo. Al disagio, alle terribili norme ammazza-impresa, non può che seguire l’insurrezione, dicevano in tanti, mentre dall’opposizione di destra si assaporava il gusto della protesta per farne uno strumento prima politico e poi elettorale. Tutto legittimo, anche se un po’ troppo razionale e  furbetto in tempi come questi. Intanto passavano i mesi, l’autunno veniva archiviato e solo ieri arrivava il colpo, un po’ fuori tempo ora che qualche spiraglio di salvezza comincia a vedersi. E ancora di più si percepiva un po’ di sfasamento, perché sfruttare un disastro mondiale con l’obiettivo di consensi opportunistici è una sfida agli dèi della politica. E non porta bene.

 

Come si è visto ieri sera quando a materializzarsi sono state forchette e non forconi e di caldo c’è stato qualche piatto in orario di frodo. La protesta era stata pre cavalcata dall’opposizione di destra e sostenuta da alcune firme di formazione liberale. Finalmente con #ioapro era nato un #menefrego moderno, un grido e uno sberleffo da sbattere in faccia a queste pappemolli, a questi panciafichisti al governo, incapaci di gestire una pandemia mondiale con un po’ di nerbo. In tanti però hanno preso le distanze, sia associazioni territoriali (quelle di Puglia e Abruzzo) sia organizzazioni nazionali del settore, come Confcommercio e Confesercenti, con argomenti banali ma sostanziali: ci piacerebbe aprire anche dopo l’orario consentito ma non ce la sentiamo di esporre i nostri clienti a rischi sanitari. Alla fine le adesioni sono state  ridotte e il peso politico è stato negativo, perché l’unico contributo di una protesta del genere è stato rendere non spendibili gli argomenti di chi, con ragione, lamentava le difficoltà del commercio e della ristorazione. Ed è stato quello di fare il gioco di chi  invita a rispondere alla pandemia con la disobbedienza civile, come se il  nemico della crisi sanitaria fosse chi si occupa di contenere il virus e non il virus. Calma e gesso e ce la faremo.

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