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Imprenditori alla riscossa

Corrado Beldì

Una coppia che lavora sull’intelligenza artificiale. Un’azienda che produce creme per i migliori saloni di bellezza. L’invenzione di un elicottero con paracadute. Un podere antico all’avanguardia. Quattro storie italiane di coraggio nell’innovazione

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Anche oggi pessime notizie, i numeri della congiuntura non lasciano ben sperare, il debito delle imprese è alle stelle e i cantieri sono fermi più che mai. Facessimo vaccini sarei al massimo dell’umore ma la nostra azienda produce materiali da costruzione, non proprio un settore che brilla di luce propria. Lavoriamo sulla sismica, sull’isolamento degli edifici, sul consolidamento dei viadotti, tutti temi attuali ma l’ecobonus non parte e i lavori pubblici nemmeno. Dovremo inventarci per forza qualcosa, soluzioni innovative, nuovi prodotti. Qualcosa che ci aiuti a cambiare schema. Che fare? Giusto in queste ore stiamo facendo dei test di produzione per ridurre i consumi di risorse naturali, ci è venuta una buona idea ma non tutto sta andando come previsto e i tecnici non sanno che pesci prendere.

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Anche oggi pessime notizie, i numeri della congiuntura non lasciano ben sperare, il debito delle imprese è alle stelle e i cantieri sono fermi più che mai. Facessimo vaccini sarei al massimo dell’umore ma la nostra azienda produce materiali da costruzione, non proprio un settore che brilla di luce propria. Lavoriamo sulla sismica, sull’isolamento degli edifici, sul consolidamento dei viadotti, tutti temi attuali ma l’ecobonus non parte e i lavori pubblici nemmeno. Dovremo inventarci per forza qualcosa, soluzioni innovative, nuovi prodotti. Qualcosa che ci aiuti a cambiare schema. Che fare? Giusto in queste ore stiamo facendo dei test di produzione per ridurre i consumi di risorse naturali, ci è venuta una buona idea ma non tutto sta andando come previsto e i tecnici non sanno che pesci prendere.

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Oggi più che mai ho bisogno di ottimismo e di un giorno libero per andare in cerca di buone idee. Parto prima dell’alba e alle nove sono dai miei nuovi amici Emilio Billi e Antonella Rubicco, a marzo sono stati bloccati in Italia dal lockdown e hanno pensato di aprire alla Centrale elettrica Orlandi, nel cuore del Parco del Ticino, un nuovo centro ricerche della A3Cube, la loro piccola multinazionale nata nella Silicon Valley per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale. Arrivo in tempo per un caffè con vista sul naviglio Langosco, quello che porta l’acqua alle risaie della Lomellina. Qui la storia dell’impresa nata in un garage calza a pennello.

 

Lei biologa, lui informatico, a marzo sono stati bloccati in Italia dal lockdown e hanno pensato di aprire  nel cuore del Parco del Ticino un nuovo centro ricerche della A3Cube, la loro piccola multinazionale nata nella Silicon Valley. La loro invenzione  è una scheda di rete che si adatta ad ogni protocollo

 

Antonella è biologa, Emilio è un informatico, fa pensare a uno smonta computer ma è un genio, era ancora all’università quando gli mostrarono un calcolatore da 18 miliardi e subito si mise all’opera per rifarlo in casa, assemblando i pezzi di qualche pc, a partire da hardware di consumo. Il primo test avvenne nel 2005, “per elaborare la più grande foto digitale mai realizzata, la Parete di Gaudenzio Ferrari a Varallo”, ogni volta che raccontano la storia penso che Giovanni Testori avrebbe fatto carte false per vedere il gran teatro montano sul suo iPad, senza dover ogni volta salire al Sacro Monte e sarebbe un fan di Emilio e Antonella e avrebbe raccontato la loro epopea con un “Rocco e i suoi fratelli” in chiave tecnologica. La loro invenzione si chiama RONNIEE Express, è una scheda di rete che fonde la potenza di più calcolatori e che si adatta ad ogni protocollo. “Quel che vede, usa”. Un uovo di Colombo e l’inizio dei loro brevetti sull’intelligenza artificiale. Poteva essere una società italiana “ma Riccardo Scopigno dell’Ismb, in fase di due diligence per Piemontech disse che non poteva funzionare” mentre intanto un cliente aerospace lo stava testando in America. “Vorrei invitare quel professore a cena per ringraziarlo. Quel giorno ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di andarcene in California”.

 

A3Cube è oggi un’azienda internazionale con sede a Palo Alto e uffici in Giappone, Corea, Malesia, Ghana, Arabia Saudita, fatturato in crescita e idee che nascono come funghi. Emilio e Antonella elencano i progetti in corso e sembra di ascoltare Archimede, un sistema di riconoscimento basato sulla postura sviluppato per la National Security Agency che aggira ogni norma sulla privacy “perché non esistono due scheletri uguali”, un sound system che sfrutta i protoni per fare a meno degli altoparlanti, un termoscanner in grado di elaborare parametri vitali a partire dall’epidermide, pressione, febbre, battito cardiaco, tasso alcolico e pure un momento di tensione, tipo quando la fidanzata ti molla con un vocale, se ti senti mancare o esageri con l’esultanza l’auto accosta da sola. Già che c’erano Emilio e Antonella hanno progettato una Gt elettrica che mette insieme il loro know-how sull’intelligenza artificiale, sarà presentata nel 2022 al Salone di Ginevra, venticinque esemplari, tutti già prenotati e un range extender per fare 200 km con un litro di qualsiasi carburante. Sentirne parlare nel mezzo di un’oasi naturale fa una certa impressione, soprattutto mentre stanno per iniziare una call con Singapore. La nuova sede italiana fa ben sperare, venticinque ingegneri appena assunti e una rete di tecnici che lavorano a ogni fuso orario, perché per innovare non puoi certo farti condizionare dal tramonto del sole.

   
Con ritmi di lavoro come quelli chissà quanti poi finiscono per desiderare un pomeriggio in una spa, è la fortuna di Davide Bollati che sulla Comfort Zone ha costruito il suo modello di business. Mi accoglie nella sede Davines, un edificio ovviamente carbon neutral, stazioni di carica per auto elettriche, ampi spazi, luce naturale, brocche d’acqua e frutti di bosco, fiori e un orto scientifico “per coltivare le specie vegetali usate nei nostri prodotti per viso, corpo e capelli”, che finiscono nei migliori saloni di bellezza del globo. Società in forte crescita che prevede di raggiungere il mezzo miliardo nel 2030. Davide lavora da anni a un modello di felicità in azienda e per le comunità e promuove il World Happiness Report di Jeffrey Sachs, di tanto in tanto parte per il Bhutan e torna con nuove idee per render più felice la nostra vita, di certo questo è un bel posto per lavorare, non a caso attorno a noi hanno tutti l’aria rilassata. Davide è il top della sostenibilità, il primo a Parma a presentarsi in Tesla e chissà se si scorda mai di caricarla, visto che passa il tempo a pensare a obiettivi visionari, ReGeneration 2030 o le idee su cui stiamo lavorando per migliorare la città, dall’Orto botanico al complesso di San Giovanni e Antica Spezieria, c’è un progetto per una diga e centrale idroelettrica a servizio della filiera agroalimentare e tante altre idee legate all’ambiente o alla bellezza. Mi presenta un inglese che sviluppa colture di funghi e licheni in grado di assorbire i metalli pesanti, questione di biologia delle piante, l’argomento come sempre è sfruttare la natura per costruire un territorio con minori agenti inquinanti, emissioni di CO2 ma non solo. Infatti, con Davines e Chiesi e altre aziende della città abbiamo costituito KilometroVerdeParma che intende realizzare un corridoio verde di undici chilometri sulla A1, migliaia di piante per costruire un landmark della nuova sostenibilità made in Parma.

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C’è spesso un legame con le tradizioni che ti segnano e non ti mollano mai, come la passione per i motori che di certo hai nel sangue se sei cresciuto a Imola a cento metri dal circuito. La vedo negli occhi di Alessandro Curti ogni volta che passo a trovarlo in azienda. Officine Meccaniche Curti, un gruppo da cinquecento persone e ottanta milioni di fatturato che produce impianti per cavi elettrici e linee complete per Tetra Pak e da qualche mese un progetto più unico che raro. Sono qui per vedere il suo Zephir, il primo elicottero della storia dotato di paracadute. “La passione per il volo mi è venuta quando mio padre mi portò a vedere le Frecce Tricolori al campo di volo di Lugo di Romagna”. Aveva sei anni e aveva già deciso che un giorno avrebbe progettato un oggetto volante. La scomparsa del padre quando ne aveva diciotto, la laurea in ingegneria, Alessandro parla sicuro, si capisce che è un uomo che macina risultati. “Era un sogno, avevamo le risorse per farlo, abbiamo preso un bravo tecnico Agusta in pensione e gli abbiamo dato una squadra di quindici ingegneri”.

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Molti erano neolaureati, assunti con un programma di borse di studio che dicono molto della sua idea d’impresa. “Cerchiamo di tenerceli stretti”, perché nessuno lavora per portare in Italia i duecentomila ragazzi che servirebbero alle nostre imprese. Anche stavolta il suo Zephir mi lascia a bocca aperta: che in un capannone della Romagna si possa fare un elicottero per fare concorrenza ai colossi dell’aeronautica parrebbe uno scherzo. Invece è una storia vera, lo Zephir è un concentrato di tecnologia e “se qualcosa va storto, ti salva la vita”. Precipitano in media sei elicotteri su mille, statistica che sarà messa in discussione da questo biposto, leggero e potente, motore a turbina e in caso di avaria un grande paracadute che rallenta la caduta e l’impatto a 7,5 m/s, in sostanza come quello di un parà e poi un sistema airbag, sedili ammortizzati e pattini che si spezzano all’urto. “Tra l’altro salvi l’elicottero e questo non è un dettaglio”. Seicentomila euro, tra i più economici sul mercato ma non sono noccioline.

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C’è un video del primo test in un campo di volo in Sardegna, lo Zephir blu pronto a partire, con le firme dei tecnici sulla carlinga, la salita, le pale che all’improvviso si fermano, il paracadute che si apre, l’atterraggio perfetto, l’esultanza a terra come ai box dopo una vittoria in Formula 1, Alessandro mi ricorda Enzo Ferrari, il suo perfezionismo, la famosa biella rotta appesa dietro la scrivania, “bisogna imparare dagli errori” e “la vittoria più bella è sempre la prossima”. Penso ai nostri test di produzione e in qualche modo dobbiamo farcela, grazie alle nostre teste migliori, perché c’è sempre una soluzione, basta cambiare schema e far bene i calcoli, non a caso la prima tattica vincente nel calcio fu quella elaborata dai Royal Engineers, undici ingegneri che vinsero due campionati d’Inghilterra dopo aver deciso, primi nella storia, di fare la cosa più semplice al mondo, passarsi la palla.

    

Osservare il mondo, provare nuove strade, valorizzare i talenti, premiare il merito, costruire una comunità, tutti ingredienti che possono permetterci di uscire dalla crisi. I processori di Emilio e Antonella, le creme di Davide, il paracadute di Alessandro, i cereali di Andrea sono solo alcuni esempi

 
La protezione delle sementi non è così diversa dalla difesa e dal passaggio del pallone, il nostro futuro benessere dipenderà anche da come sapremo sfruttare le nostre campagne preservandone la storia, per questo parto da Castel Bolognese e mi dirigo verso il podere di un mio amico contadino che lavora su un’idea diversa di agricoltura. Andrea Libero Gherpelli lo conosco come attore dai tempi in cui sognavo di fare il drammaturgo e scrissi un monologo per un festival teatrale. Poi Andrea è tornato a Correggio e ogni tanto passo a trovarlo. Laureato in Ingegneria gestionale a Bologna, grazie a un premio di recitazione era finito a Roma. Alcuni film e tanto teatro ma “la terra non ho mai smesso di lavorarla”, nella fattoria dei genitori, quarta generazione, di quelle aziende agricole emiliane in cui non mancava nulla. Orti, vigna, frutteto e tanti cereali per sostenere l’allevamento. Andrea un giorno è tornato e “ho iniziato a setacciare le librerie antiquarie di Modena, per capire le culture pre-biologiche”, quando le certificazioni non esistevano e si usavano le sementi tradizionali. Per fortuna qualcuno le ha custodite, tutte piante che per secoli hanno vissuto senza pesticidi, alcune arrivano dal delta del Tigri ed Eufrate come il farro monococco o i frumenti antichi, il San Pastore, il mais nero, il Gentil Rosso, i ceci, la canapa, il miglio. Farine che al Mercato ritrovato di Bologna, durante il lockdown, andavano a ruba, colture salvate da agricoltori custodi come lui, che si evolvono grazie all’intelligenza vegetale di cui leggiamo ormai tutti i giorni. “Basta selezionare i semi con un vecciatoio tradizionale”, un vaglio che distingue i chicchi grandi, quelli che daranno germogli più sani e dunque cereali più forti e farina più nutriente. Andrea tira fuori le foto dell’ultima trebbiatura. Immagini d’altri tempi. In rimessa ammiriamo le due mietitrebbie Laverda degli anni Sessanta, sulle prime l’avevo preso per un nostalgico e invece qui c’è un’azienda fatta e finita e il marchio Natura Maestra e un portale e così tante storie da ascoltare che il tempo vola. Mi mostra le foto del grano del Miracolo che arriva fino a due metri, un fusto così sembra uno spreco e invece le spighe hanno il colore dorato della cupola più bella al mondo, quella del Duomo di Parma, infatti Antonio Allegri veniva da Correggio, ai suoi tempi il frumento era così e l’assenza di carestie nella storia di questa regione non è certo un caso. Siamo nella terra dell’abbondanza e del buon vivere e della coesione sociale e speriamo che da qui possa rinascere la nuova coscienza nazionale. La cena in podere è speciale, davanti a un buon lambrusco Andrea mi prepara un piatto di spaghetti di semola integrale trafilati a bronzo, fatti coi suoi cereali da una filiera artigiana locale, “lascio a loro la sapienza, noi abbiamo la materia prima”. Serve inventiva, serve passione e “io sono un uomo felice, amo la mia donna, amo la mia terra e ho appena fatto un film girato proprio da queste parti”. Nel Ligabue con cui Elio Germano ha vinto alla Berlinale, Andrea interpreta Mozzali, l’amico che va a prenderlo al manicomio, personaggio restituito in modo fulgido e umano, forse perché anche lui veniva da queste terre.

   
Osservare il mondo, provare nuove strade, valorizzare i talenti, premiare il merito, costruire una comunità, tutti ingredienti che possono permetterci di uscire dalla crisi. I processori di Emilio e Antonella, le creme di Davide, il paracadute di Alessandro, i cereali di Andrea. Sono solo alcuni esempi, potrei girare l’Italia per mesi senza mai smettere di raccontare storie come queste, gli imprenditori sono migliaia, giovani e meno giovani, il presente e il futuro dei nostri nipoti. Su queste pagine faccio una modesta proposta che potrebbe dare forza a chi non ha il coraggio di lanciarsi in una nuova impresa, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nomini due nuovi senatori a vita e che siano due imprenditori, un giovane straniero giunto in Italia su un gommone, purché abbia messo in piedi un’azienda di successo e un grande vecchio dell’industria italiana, penso a Marino Golinelli, industriale che si è fatto da sé e ideatore dell’omonima fondazione dedita alla divulgazione scientifica, ha compiuto da poco cent’anni e ha uno spirito da fare invidia a un ventenne e allora, finché siamo in tempo, portiamolo in Parlamento a raccontare, col suo spirito inconfondibile, quali sono i valori su cui costruire il futuro del nostro paese.

  

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