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Il caso

Perché la sentenza del Tribunale di Palermo rischia di trasformare i rider in timbratori di cartellino

Luca Roberto

Mentre il governo discute con i sindacati, il pronunciamento che obbliga Glovo all'assunzione di un ciclofattorino a tempo indeterminato può essere il precedente decisivo per la trasformazione da lavoro autonomo a lavoro subordinato

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La sentenza del Tribunale di Palermo, la prima a imporre a un azienda di food delivery l'assunzione di un suo ciclofattorino con rapporto subordinato a tempo indeterminato, a suo modo può essere considerata una tappa storica nel passaggio progressivo dalla massima flessibilità e autonomia lavorativa alla rigidità del posto fisso. Perché, a differenza di quanto si era limitata a fare la giurisprudenza negli interventi precedenti, il nodo dell'assunzione riconosciuta al rider 49enne di Glovo non è soltanto l'estensione delle garanzie dei lavoratori che effettuano consegne, come nel caso del riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato, ma pure l'inquadramento in una specifica categoria contrattuale, quella del commercio di sesto livello sottoscritto tra le sigle sindacali e la Confcommercio.

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La sentenza del Tribunale di Palermo, la prima a imporre a un azienda di food delivery l'assunzione di un suo ciclofattorino con rapporto subordinato a tempo indeterminato, a suo modo può essere considerata una tappa storica nel passaggio progressivo dalla massima flessibilità e autonomia lavorativa alla rigidità del posto fisso. Perché, a differenza di quanto si era limitata a fare la giurisprudenza negli interventi precedenti, il nodo dell'assunzione riconosciuta al rider 49enne di Glovo non è soltanto l'estensione delle garanzie dei lavoratori che effettuano consegne, come nel caso del riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato, ma pure l'inquadramento in una specifica categoria contrattuale, quella del commercio di sesto livello sottoscritto tra le sigle sindacali e la Confcommercio.

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Come spiega Francesco Seghezzi, presidente di Adapt, “la sentenza interviene in un dibattito che è tutt'ora in itinere, tra aziende del settore dall'orientamento opposto, come Just Eat che ha già annunciato la stipula di un contratto di tipo subordinato, mentre allo stesso tempo altri operatori premono perché i rider continuino a essere considerati come lavoratori autonomi. E dall'altro lato c'è il ministero del Lavoro, che sta prendendo oramai in maniera palese le difese di una certa componente dei ciclofattorini, e cioè quelli che vogliono riconosciuto un contratto subordinato”. I sindacati, invece, giocano una partita tutta loro, spesso rimanendo nel mezzo. 

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All'inizio di settembre, parallelamente al tavolo ministeriale, l'Ugl è stato il primo sindacato nazionale a sottoscrivere con Assodelivery (che rappresenta circa 14 mila riders sui 20mila totali a livello nazionale) un nuovo contratto collettivo, che prevede un cosiddetto cottimo-misto, e cioè una specie di salario orario minimo ricalibrato sul numero delle consegne e in base a una serie di altri criteri come la fascia oraria del servizio, le condizioni metereologiche, la distanza dal luogo di consegna e la distinzione tra giornate lavorative festive e feriali. Accordo che però non è stato sottoscritto dalle altre sigle sindacali, tra cui la Cgil, proprio perché non prende in considerazione la trasformazione del rapporto lavorativo da autonomo a subordinato.

 

“L'evoluzione del dibattito in materia dipenderà molto dalle motivazioni della sentenza del tribunale di Palermo”, aggiunge ancora Seghezzi. “Del resto è la Nidil-Cgil che si è incaricata di seguire la causa intentata dal rider di Glovo. Il riconoscimento di una nuova fattispecie nel rapporto di lavoro, con maggiori tutele potrebbe permettere alla Cgil di sedersi al tavolo del ministero del Lavoro con una maggiore forza contrattuale”.

 

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Ora, che la questione non sia redimibile in poche battute è un fatto acclarato, e d'altra parte a livello mondiale gli orientamenti sono mutevoli e se ne discute da quando si è iniziata a pronunciare la formula gig-economy, di pari passo con la contrapposizione tra chi vorrebbe continuare a lavorare senza particolari vincoli e di chi invece opterebbe per una maggiore regolamentazione: mentre in Spagna studiano un inquadramento dei ciclofattorini con vincoli ancor più restrittivi rispetto al mercato italiano, un referendum indetto contestualmente alle elezioni presidenziali in California ha cementificato nelle urne la volontà dell'elettorato di non considerare gli autisti di Uber come lavoratori dipendenti.

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Da noi invece una sentenza dopo l'altra della magistratura stanno supplendo alle incertezze amletiche del legislatore, che sin dall'epoca del governo giallo verde diceva di voler garantire un trattamento da lavoratori dipendenti. Con il rischio di accompagnare le legittime richieste di protezione e di miglioramento delle condizioni economiche in un intrinseca trasformazione del lavoro: e cioè dalla massima flessibilità organizzativa all'uniformità del posto fisso. 

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