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editoriali

Le città dopo il Covid

redazione

Investimenti e innovazione per la trasformazione urbana. Il caso Acea

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Come sarà la città dopo la pandemia? Anzi, che ne sarà della città? La fuga dalle metropoli è già cominciata? Eventi catastrofici, come guerre, terremoti, epidemie, hanno sempre contribuito a cambiare i luoghi e i modi dell’esistenza. Talvolta gli uomini hanno reagito tornando al passato, nell’illusione di ricostruire tutto “com’era prima”. Altre volte si sono prodotti mutamenti radicali, spesso sono stati accelerati processi già in corso. E’ ciò che sta avvenendo ora, in questi mesi. Il lavoro a distanza, lo svuotamento degli uffici, la limitazione degli spostamenti, la revisione dei mezzi di trasporto, l’automobile ibrida o il bus elettrico, ma soprattutto la nuova concezione del quartiere, non più dormitorio o residenza di lusso, bensì luogo di vita e di lavoro, con una ricomposizione tra i due momenti che erano stati separati dalla società industriale dei secoli scorsi e dalle metropoli novecentesche.

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Come sarà la città dopo la pandemia? Anzi, che ne sarà della città? La fuga dalle metropoli è già cominciata? Eventi catastrofici, come guerre, terremoti, epidemie, hanno sempre contribuito a cambiare i luoghi e i modi dell’esistenza. Talvolta gli uomini hanno reagito tornando al passato, nell’illusione di ricostruire tutto “com’era prima”. Altre volte si sono prodotti mutamenti radicali, spesso sono stati accelerati processi già in corso. E’ ciò che sta avvenendo ora, in questi mesi. Il lavoro a distanza, lo svuotamento degli uffici, la limitazione degli spostamenti, la revisione dei mezzi di trasporto, l’automobile ibrida o il bus elettrico, ma soprattutto la nuova concezione del quartiere, non più dormitorio o residenza di lusso, bensì luogo di vita e di lavoro, con una ricomposizione tra i due momenti che erano stati separati dalla società industriale dei secoli scorsi e dalle metropoli novecentesche.

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Tutto questo rimette al centro la smart city o la “Next City” come è stato definito il nuovo paesaggio urbano durante il Sustainability day di Acea, l’azienda romana che distribuisce acqua, luce e gas. Il messaggio è “sperimentare soluzioni di vita innovative, fondate su logiche più sostenibili. Si va delineando una nuova conformazione di città nella quale si modificano le dinamiche di relazione in un modello di socialità più partecipativo, inclusivo e responsabile”. Tutto ciò è illusorio senza reti che rendano possibili i nuovi servizi e senza un nuovo modo di fruirne. Le utilities sono chiamate a svolgere una funzione rilevante nel percorso verso la città del futuro. Anche le aziende debbono cambiare garantendo più efficienza, più investimenti, più servizi. L’Acea si impegna a spendere 50 miliardi di euro nei prossimi 5 anni (30 nel comparto idrico, 12 nel settore energetico e 8 nell’ambiente) e intende partecipare attivamente al Recovery fund. Un progetto ambizioso che richiede ambizione anche da parte delle amministrazioni locali. “Ma anche il più ampio piano di interventi non sarà efficace se parallelamente non si innesterà un cambiamento culturale”, ha detto l’amministratore delegato Giuseppe Gola. Forse non ne aveva intenzione, però sembra proprio un assist per il prossimo sindaco di Roma.

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