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Yellen, Lagarde e i rischi della potenza massima di fuoco monetaria e fiscale

David Carretta

Il nuovo segretario al Tesoro americano potrebbe aiutare l'Unione europea a rimettere un po’ di ordine e di cooperazione nella gestione degli affari economici transatlantici e mondiali

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L’Unione europea non poteva sperare nessuno meglio di Janet Yellen come segretario al Tesoro della futura amministrazione di Joe Biden per rimettere un po’ di ordine e di cooperazione nella gestione degli affari economici transatlantici e mondiali. L’ex presidente della Federal Reserve è considerata una neokeynesiana, pronta a dare stimoli miliardari negli Stati Uniti per far fronte alla crisi economica provocata dalla pandemia di coronavirus, come dovrebbe fare l’Ue con il suo Recovery fund. Ma non solo. Bruxelles si aspetta che Yellen adotti un approccio antitetico a quello dell’attuale segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, sui contenziosi economici e commerciali tra Stati Uniti e Unione europea. Basta con la politica dei dazi imposti o minacciati contro l’Europa e la Germania, colpevoli agli occhi dell’Amministrazione Trump di realizzare surplus commerciali dannosi per i lavoratori americani. L’Europa può sperare di arrivare a un accordo all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sulla tassazione delle multinazionali e dei giganti del digitale. Infine l’Ue può sognare un’alleanza con Yellen su clima e Cina.

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L’Unione europea non poteva sperare nessuno meglio di Janet Yellen come segretario al Tesoro della futura amministrazione di Joe Biden per rimettere un po’ di ordine e di cooperazione nella gestione degli affari economici transatlantici e mondiali. L’ex presidente della Federal Reserve è considerata una neokeynesiana, pronta a dare stimoli miliardari negli Stati Uniti per far fronte alla crisi economica provocata dalla pandemia di coronavirus, come dovrebbe fare l’Ue con il suo Recovery fund. Ma non solo. Bruxelles si aspetta che Yellen adotti un approccio antitetico a quello dell’attuale segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, sui contenziosi economici e commerciali tra Stati Uniti e Unione europea. Basta con la politica dei dazi imposti o minacciati contro l’Europa e la Germania, colpevoli agli occhi dell’Amministrazione Trump di realizzare surplus commerciali dannosi per i lavoratori americani. L’Europa può sperare di arrivare a un accordo all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sulla tassazione delle multinazionali e dei giganti del digitale. Infine l’Ue può sognare un’alleanza con Yellen su clima e Cina.

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Il futuro segretario al Tesoro di Biden sostiene un sistema di tassazione delle emissioni di CO2. In un discorso a Hong Kong a gennaio ha criticato il mini deal di Trump con Xi Jinping perché non erano state affrontati “i problemi difficili” che preoccupano anche l’Ue: sussidi alle imprese pubbliche cinesi, trasferimento forzato di tecnologia e implicazioni per la sicurezza nazionale. L’urgenza però sono il Covid-19 e le sue implicazioni economiche. Il Tesoro americano con Yellen potrebbe invitare i partner a livello globale a coordinare i piani di rilancio per potenziare la ripresa e evitare effetti secondari. “Le riunioni dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali del G20 avrebbero di nuovo senso”, spiega al Foglio una fonte europea, ricordando la cooperazione globale durante la crisi finanziaria del 2008. Nel momento in cui la politica monetaria e la politica fiscale devono andare a braccetto, Yellen è una garanzia. E a Francoforte ha in Christine Lagarde un’amica e un’alleata. La presidente della Banca centrale europea è un altro campione dell’uso di tutta la potenza di fuoco monetaria e fiscale disponibile in tempi di crisi.

 

Quando era ancora alla testa del Fondo monetario internazionale, Lagarde aveva promosso politiche ancora più estreme di quelle condotte da Yellen alla Fed o da Mario Draghi alla Bce. Oggi i ruoli si sono invertiti. La politica Lagarde è alla testa di una banca centrale che ha portato il suo bilancio a livelli stellari con gli acquisti di titoli pubblici. La banchiera centrale Yellen prende la guida del ministero del Tesoro più importante del pianeta. E, una volta superata la crisi economica del Covid-19, questo scambio di ruoli potrebbe far riemergere le tensioni tra responsabili della politica fiscale e quelli della politica monetaria, ma a parti invertite. Lagarde non è l’unico politico che siede nel consiglio dei governatori della Bce. Nel corso degli ultimi anni hanno traslocato a Francoforte o nelle banche centrali nazionali dell’eurosistema altri ex ministri delle Finanze: Luis de Guindos, Yannis Stournaras, Peter Kažimír, Mário Centeno e Olli Rehn. Come Lagarde, che è stata anche ministro delle Finanze in Francia, gli ex politici diventati banchieri centrali hanno tutti un orecchio più attento alle esigenze poste dai governi nazionali.

 

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La muraglia che dovrebbe separare politiche fiscale e monetaria si è così sempre più assottigliata. E’ una deriva che il futuro segretario al Tesoro ha denunciato in più occasioni. Già prima di lasciare la Fed, Yellen aveva lanciato avvertimenti sui rischi di instabilità finanziaria. Dopo aver lasciato la Fed, ha criticato i tentativi di Trump di minare l’indipendenza della banca centrale e ha detto di essere molto allarmata per la traiettoria fiscale insostenibile degli Stati Uniti. Nella segretezza delle riunioni del G20, Yellen potrebbe suggerire a Lagarde che la zona euro soffre di problemi analoghi.

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