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editoriali

Mps: come prima, più di prima

redazione

La nazionalizzazione eterna per restaurare un mondo che non c’è più

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Il finanziamento di Montepaschi al gruppo armatoriale Grimaldi per l’acquisto di una nave supergreen e tecnologicamente avanzata in grado di trasportare 7.800 metri di automobili, camion, autocarri e qualsiasi mezzo a quattro ruote da un continente all’altro, è la prova che nella banca senese c’è del buono e che il suo management si sta dando da fare per sostenere le imprese e l’economia. In particolare, è Mps Capital Service, la corporate e investment bank del Monte, che già nel 2019 ha dato una grossa mano ai conti del gruppo con il trading sui titoli di stato, l’artefice dell’operazione Grimaldi che arriva in un momento delicato per le sorti di Siena. Privatizzare o mantenere pubblica la banca? Il conflitto, a quanto pare, non è più solo all’interno del governo, dove i 5 stelle remano contro il ritorno sul mercato impostato dal Mef in accordo con l’Ue (un percorso, peraltro, reso difficile dalla mancanza di acquirenti interessati).

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Il finanziamento di Montepaschi al gruppo armatoriale Grimaldi per l’acquisto di una nave supergreen e tecnologicamente avanzata in grado di trasportare 7.800 metri di automobili, camion, autocarri e qualsiasi mezzo a quattro ruote da un continente all’altro, è la prova che nella banca senese c’è del buono e che il suo management si sta dando da fare per sostenere le imprese e l’economia. In particolare, è Mps Capital Service, la corporate e investment bank del Monte, che già nel 2019 ha dato una grossa mano ai conti del gruppo con il trading sui titoli di stato, l’artefice dell’operazione Grimaldi che arriva in un momento delicato per le sorti di Siena. Privatizzare o mantenere pubblica la banca? Il conflitto, a quanto pare, non è più solo all’interno del governo, dove i 5 stelle remano contro il ritorno sul mercato impostato dal Mef in accordo con l’Ue (un percorso, peraltro, reso difficile dalla mancanza di acquirenti interessati).

 

L’appello lanciato dal presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, affinché lasci la banca nelle mani dello stato evidenzia che anche in casa Pd ci sono approcci diversi. In ogni caso, quello che sembra ignorare chi propende per il disegno pubblico – che poi sotto sotto è sempre lo stesso e cioè aggregazione con la Popolare di Bari con la regia del Mediocredito Centrale – è il fatto che questo non risolverebbe i problemi di Siena: i rischi legali di 10 miliardi, la prospettiva di nuove sofferenze a causa del Covid, l’assenza di un modello di business redditizio. Privata o pubblica che sia, il futuro di Mps dovrà comunque passare da un aumento di capitale da parte del Mef. Ma fino a che punto ci si può spingere a pretendere che lo stato mantenga una proprietà che vuol dire continuare ad alimentare un pozzo senza fondo a spese dei contribuenti? Non è una domanda che si pone certa classe politica, da sempre abituata – in particolare la sinistra a Siena – a vedere le banche “del territorio” come camere di compensazione degli interessi politici ed economici. Che poi è esattamente il modello che ha mandato in malora il Monte dei Paschi.

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