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Come salvare l’economia con un lockdown totale per 45 giorni

Paolo Cirino Pomicino

Una chiusura generalizzata darebbe un colpo al pil, ma per breve tempo e quel colpo sarebbe più sostenibile e meno oneroso di questa lunga agonia. Gli esempi di Wuhan e della Corea del sud

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Un vecchio detto popolare dice che “medico pietoso piaga cancrenosa”. Il significato è noto a tutti e cioè se dinanzi ad una urgenza di qualunque tipo non si prendono provvedimenti all’altezza della situazione il disastro è sicuro. Mai come in questa stagione l’antica saggezza popolare dovrebbe guidare tutti noi, dal governo che prende i provvedimenti alla popolazione che dovrebbe seguirli passando per le regioni che non sono un’alternativa allo stato ma parte integrante dello stesso. Sin dall’inizio si sono messi a confronto i valori della salute con quelli del lavoro immaginando che si potessero adottare provvedimenti per cui ognuno di questi due valori poteva limitare l’altro. La conclusione è sotto gli occhi di tutti. Non solo in Italia ma in tutto il mondo. E così i governi “pietosi” hanno prodotto una permanente agonia di entrambi i valori. Ad oggi 49 milioni di contagiati nel mondo con un numero minore di ammalati e 1 milione e 250 mila decessi mentre l’economia mondiale registra per l’anno in corso una caduta del prodotto interno lordo di 4,4 punti, i paesi avanzati di 5,4 punti e l’eurozona di 8,3 punti. Numeri che significano milioni di disoccupati in tutto il mondo, povertà e debiti in forte aumento.

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Un vecchio detto popolare dice che “medico pietoso piaga cancrenosa”. Il significato è noto a tutti e cioè se dinanzi ad una urgenza di qualunque tipo non si prendono provvedimenti all’altezza della situazione il disastro è sicuro. Mai come in questa stagione l’antica saggezza popolare dovrebbe guidare tutti noi, dal governo che prende i provvedimenti alla popolazione che dovrebbe seguirli passando per le regioni che non sono un’alternativa allo stato ma parte integrante dello stesso. Sin dall’inizio si sono messi a confronto i valori della salute con quelli del lavoro immaginando che si potessero adottare provvedimenti per cui ognuno di questi due valori poteva limitare l’altro. La conclusione è sotto gli occhi di tutti. Non solo in Italia ma in tutto il mondo. E così i governi “pietosi” hanno prodotto una permanente agonia di entrambi i valori. Ad oggi 49 milioni di contagiati nel mondo con un numero minore di ammalati e 1 milione e 250 mila decessi mentre l’economia mondiale registra per l’anno in corso una caduta del prodotto interno lordo di 4,4 punti, i paesi avanzati di 5,4 punti e l’eurozona di 8,3 punti. Numeri che significano milioni di disoccupati in tutto il mondo, povertà e debiti in forte aumento.

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I sofismi di molti parlano di un equilibrio tra morti, disoccupati e poveri sostenibile sul piano sociale ma come tutti i sofismi sembrano ragionamenti logici ma andando in profondità ci si accorge che sono sbagliati. L’errore è mettere in parallelo i due valori essenziali, quello della salute e quello del lavoro, mentre entrambi vanno messi in verticale, e cioè prima l’uno e poi l’altro nel senso che se si vogliono salvare il più possibile entrambi si deve valorizzare il valore tempo. In parole povere se poni temporalmente al primo posto la tutela della salute come è naturale che sia facendo un lockdown durissimo sconfiggi la diffusione del contagio in un tempo breve che renderà sostenibile anche gli effetti economici. Insomma la sostenibilità è legata tutta al tempo in cui durano i provvedimenti che si assumono. Se invece si tenta di raggiungere un contestuale equilibrio tra i due valori con provvedimenti utili ma non troppo avremo messo le basi per una lenta agonia per cui avremo malati e morti insieme a poveri e disoccupati senza mai sapere quando tutto potrà finire. Ed è quello che sta accadendo in tutto il mondo ed oggi anche in Italia dopo comportamenti saggi nel periodo tra marzo e maggio nonostante errori commessi all’inizio della pandemia.

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In questa seconda ondata invece i comportamenti sono stati diversi dopo un’estate irresponsabile e abbiamo iniziato una lenta agonia e non ci accorgiamo che se continuiamo così andremo a chiudere tutto dopo aver prodotto macerie di vite e di imprese. Un esempio della logica che noi proponiamo c’è nel mondo ed è l’esempio di Wuhan, la provincia cinese nella quale si è presentato per prima il Covid 19. Una chiusura blindata per 76 giorni ha cancellato il contagio e quella provincia ha ripreso a lavorare, consumare e vivere. E la Cina oggi è l’unico paese che crescerà nell’anno in corso. La stessa cosa anche se con mezzi diversi è accaduta nella Corea del Sud. L’occidente da nove mesi ha scelto la logica contraria mettendo in parallelo i due valori, salute e lavoro, e da nove mesi sta producendo malati, morti e recessione. Venendo all’Italia, un lockdown totale per 45 giorni darebbe un colpo duro all’economia ma per breve tempo e quel colpo sarebbe più sostenibile e meno oneroso di questa lunga e dolorosa agonia. Naturalmente il sostegno a famiglie e imprese per il periodo di un lockdown serio dovrebbe essere certo, rapido, universale.

 

Sappiamo quali sarebbero le tensioni sociali nella proposta descritta ma questa è una guerra e nella guerra c’è chi comanda e tutti gli altri devono ubbidire trasformando le pur legittime critiche in suggerimenti per meglio vincere e farlo nel più breve tempo possibile. La mia generazione ha vissuto gli orrori e le paure della guerra ma tutti sapevamo che bisognava resistere ai sacrifici e al terrore per battere il nemico vero. Oggi la strada è la stessa. Non imboccarla subito significa rovesciare su famiglie e imprese sacrifici e danni forse irreversibili.

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