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Editoriali

Reddito di cittadinanza, ma non al nord

Redazione

Ora il M5s si rende conto che il sussidio penalizza i poveri settentrionali

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Nel M5s qualcuno si è svegliato. “Le regole di accesso al Reddito di cittadinanza (Rdc) devono essere migliorate perché oggi escludono quasi due terzi dei poveri del nord”, scrive un gruppo di senatori grillini in un’interrogazione parlamentare indirizzata alla collega di partito e ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. I senatori si sono resi conto che, sebbene a livello nazionale l’Istat mostri una riduzione della povertà assoluta (non certo nell’ordine del -60 per cento propagandato dal presidente grillino dell’Inps Pasquale Tridico), “solo il 20 per cento dei sussidi è andato ai poveri del nord, nonostante essi rappresentino il 43 per cento su scala nazionale e nel nord-est siano persino aumentati”.

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Nel M5s qualcuno si è svegliato. “Le regole di accesso al Reddito di cittadinanza (Rdc) devono essere migliorate perché oggi escludono quasi due terzi dei poveri del nord”, scrive un gruppo di senatori grillini in un’interrogazione parlamentare indirizzata alla collega di partito e ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. I senatori si sono resi conto che, sebbene a livello nazionale l’Istat mostri una riduzione della povertà assoluta (non certo nell’ordine del -60 per cento propagandato dal presidente grillino dell’Inps Pasquale Tridico), “solo il 20 per cento dei sussidi è andato ai poveri del nord, nonostante essi rappresentino il 43 per cento su scala nazionale e nel nord-est siano persino aumentati”.

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Il problema è evidente: le soglie di accesso e l’entità del bonus, decise a livello nazionale per soddisfare le promesse elettorali di Luigi Di Maio, non tengono affatto conto del differenziale di costo della vita nelle varie zone del paese. Così i 780 euro al mese per un single nel Mezzogiorno sono spesso ben al di sopra della soglia di povertà, mentre molti cittadini residenti al nord che rientrano tra i poveri hanno redditi troppo alti per poter accedere al Rdc. E’ uno dei difetti genetici dei tanti difetti genetici della misura disegnata da Di Maio e Tridico che produce una grande inefficienza allocativa: secondo simulazioni dell’Inps il 50 per cento dei percettori di Rdc (uno su due) non è povero e solo il 14 per cento dei poveri relativi (uno su sette) percepisce il Rdc.

 

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Anche l’Inps, nella sua recente relazione annuale, ha riconosciuto tutti i difetti del Rdc: esclude tantissimi poveri (soprattutto gli stranieri, che sono una quota rilevante); adotta una scala di equivalenza che penalizza le famiglie numerose (più povere) a vantaggio dei single; discrimina i proprietari di casa; servono maggiori controlli per non farlo arrivare agli evasori; non funzionano le politiche attive (navigator e simili).

 

Sono tutte osservazioni giuste, ma non sono incidenti di percorso: queste criticità erano evidenti ed erano state evidenziate ben prima che Di Maio annunciasse l’abolizione della povertà, che invece – secondo l’Istat – nel nord-est è addirittura aumentata.

 

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