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A che punto siamo con il distanziamento sui mezzi pubblici?

Maria Carla Sicilia

Il Cts parla ancora di criticità, ma nell'ultimo dpcm non ci sono nuove misure. L'ipotesi degli accordi con i privati (come a Treviso) e quello che ancora manca: un indirizzo generale del Mit e nuovi fondi 

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Dopo il confronto dei giorni scorsi con gli operatori dei trasporti, il governo non ha ancora introdotto nessuna nuova misura per alleggerire la pressione che si registra in alcune città su bus e metro. Nell'ultimo dpcm il trasporto pubblico locale è il grande assente e la capienza resta fissata all'80 per cento. D'altra parte, nonostante la percezione, c'è una generale riduzione della domanda, dimezzata rispetto ai livelli che si registravano prima della pandemia. Le criticità esistono solo in specifiche situazioni, spiegano gli operatori con i numeri alla mano, su alcune linee di alcune città nelle ore di punta, e anche per questo le soluzioni non possono essere uguali su tutto il territorio nazionale. 

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Dopo il confronto dei giorni scorsi con gli operatori dei trasporti, il governo non ha ancora introdotto nessuna nuova misura per alleggerire la pressione che si registra in alcune città su bus e metro. Nell'ultimo dpcm il trasporto pubblico locale è il grande assente e la capienza resta fissata all'80 per cento. D'altra parte, nonostante la percezione, c'è una generale riduzione della domanda, dimezzata rispetto ai livelli che si registravano prima della pandemia. Le criticità esistono solo in specifiche situazioni, spiegano gli operatori con i numeri alla mano, su alcune linee di alcune città nelle ore di punta, e anche per questo le soluzioni non possono essere uguali su tutto il territorio nazionale. 

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Uno dei tasselli, richiamato da più voci, è quello di coinvolgere le aziende private del trasporto commerciale. Una misura che si presta a fornire soluzioni flessibili in base ai contesti, auspicata soprattutto dagli operatori del settore, il cui fatturato è crollato del 75 per cento da gennaio ad agosto. “Noi siamo pronti”, ripetono le aziende e le associazioni di categoria, che per quest'anno prevedono di perdere 1,8 miliardi di ricavi. Questi accordi sono tecnicamente possibili e in alcune situazioni potrebbero contribuire a decongestionare i trasporti, ma quello che manca, nota il presidente di Anav/Confindustria, Giuseppe Vinella, è un indirizzo da parte di regioni ed enti locali ai gestori dei servizi. “Servono precise indicazioni sui servizi da implementare”, dice Vinella. “Solo così i gestori del Tpl possono programmarli e attivarli nel miglior modo possibile con il coinvolgimento delle imprese di noleggio autobus”. Insomma, tutto è predisposto per attivare contratti di questo tipo tra i comuni e le aziende private, che dovrebbero coordinarsi poi con i gestori dei servizi pubblici o con le agenzie locali di mobilità. Ma niente o poco si è fatto finora, perché tra il timore di procedere ad affidamenti diretti e il problema di reperire le risorse necessarie sono poche le amministrazioni che si sono attivate in questa direzione. Tra queste c'è Treviso, dove la società che si occupa del Tpl, Mom, ha stipulato un accordo con diversi operatori privati, fornitori storici e aziende del trasporto turistico. La spesa è di circa mille euro al giorno e le corse di supporto fornite dalle ditte private esterne sono 26, tutte utilizzate in ambito extraurbano.

 

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Il caso Mom dà bene l'idea di due aspetti, il costo economico e i possibili effetti sulla mobilità urbana. Aprire le città agli autobus turistici, che con le norme Covid possono trasportare al massimo 40 persone ciascuno (la metà di quelli urbani), non è sempre la soluzione migliore, c'è da tenere in considerazione il traffico ed evitare che rallentino di conseguenza anche i tempi di percorrenza dei mezzi pubblici. A Treviso, per esempio, si è scelto di impiegarli per il solo trasporto extraurbano. Sul lato finanziario c'è invece un problema di coperture: l'azienda Mom fa sapere di poter andare avanti "non oltre dicembre, dopodiché confidiamo in un rimpinguamento dei fondi”.

 

Nell'anno nero per il trasporto, potenziare servizi aggiuntivi è indispensabile ma oneroso. Non si tratta solo di noleggiare bus e intensificare le corse, ma anche sanificare i mezzi e fornire dispositivi di protezione individuale ai dipendenti. Giovedì a Roma si interromperà il noleggio di 70 autobus turistici attivato con la riapertura delle scuole a supporto di alcune tratte delle metropolitana, un servizio fornito dalle aziende del consorzio Roma Tpl che gestisce il 20 per cento del trasporto di superficie in città. L'esperimento si conclude "perché la coperta è corta", spiegano dal dipartimento mobilità, “ma se dal Mit arrivassero risorse aggiuntive sarebbe una buona notizia”. E alla fine la palla torna sempre qui, al ministero dei Trasporti, dove si lavora sui numeri per definire gli scenari.

 

Una settimana fa alla Camera, il ministro Paola De Micheli ha parlato di risorse per il Tpl da inserire nella prossima legge di Bilancio, “verificando la possibilità di incrementare l'offerta del servizio anche attraverso il coinvolgimento di operatori del settore del trasporto di persone non soggetti a obbligo di servizio pubblico”. Probabilmente però per convincere il Comitato tecnico scientifico, che continua a parlare di “importanti criticità” e della necessità di riorganizzare i servizi, servirà una presa di posizione più netta: se si vuole potenziare l'offerta ed essere pronti a scenari peggiori, fornire risorse e un indirizzo generale gli enti locali è quello che oggi (ancora) manca.

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