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È il capitalismo inviso al Papa che ci renderà fratelli e ci salverà dal virus

Claudio Cerasa

La ricerca del vaccino per il Covid-19, Big Pharma e le virtù del mercato: una lettura dell’enciclica di Francesco attenta alla realtà, critica ma non così lontana dallo spirito delle Scritture. Lezioni dal Wsj

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In un bellissimo articolo dedicato all’enciclica del Papa – enciclica che come sapete il Foglio la scorsa settimana ha deciso di pubblicare in formato integrale – il Wall Street Journal ha scelto di analizzare le idee del Santo Padre sulla globalizzazione affrontando un tema interessante che non riguarda solo l’enciclica ma che riguarda il futuro di tutti noi: il destino dei vaccini. Da mesi, tutti noi sappiamo che l’incubo della pandemia non finirà fino a quando non ci sarà un vaccino capace di limitare i danni del Covid-19 e stando a quanto sostiene il ministro della Salute Roberto Speranza quel momento non dovrebbe essere troppo in là nel tempo: entro la fine dell’anno una delle società di farmaceutica più importanti del mondo (AstraZeneca) consegnerà ai suoi committenti europei (Italia, Germania, Francia, Olanda) 400 milioni di dosi da destinare a tutta la popolazione e già entro la fine dell’anno gli operatori della sanità dovrebbero avere la possibilità di vaccinarsi contro il coronavirus. AstraZeneca, in realtà, è solo una delle società che hanno firmato accordi preliminari con la Commissione europea (BioNTech-Pfizer, 200 milioni di dosi; Moderna, 80 milioni di dosi; CureVac, 225 milioni di dosi; Johnson & Johnson, 200 milioni di dosi; Sanofi-Gsk, 300 milioni di dosi) e la speranza di tutti i politici del mondo (anche i più statalisti) è che la competizione tra le big pharma mondiali (ah, il liberismo selvaggio) possa generare una concorrenza tale da produrre più innovazione, più ricerca, più sperimentazione e dunque più risultati.

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In un bellissimo articolo dedicato all’enciclica del Papa – enciclica che come sapete il Foglio la scorsa settimana ha deciso di pubblicare in formato integrale – il Wall Street Journal ha scelto di analizzare le idee del Santo Padre sulla globalizzazione affrontando un tema interessante che non riguarda solo l’enciclica ma che riguarda il futuro di tutti noi: il destino dei vaccini. Da mesi, tutti noi sappiamo che l’incubo della pandemia non finirà fino a quando non ci sarà un vaccino capace di limitare i danni del Covid-19 e stando a quanto sostiene il ministro della Salute Roberto Speranza quel momento non dovrebbe essere troppo in là nel tempo: entro la fine dell’anno una delle società di farmaceutica più importanti del mondo (AstraZeneca) consegnerà ai suoi committenti europei (Italia, Germania, Francia, Olanda) 400 milioni di dosi da destinare a tutta la popolazione e già entro la fine dell’anno gli operatori della sanità dovrebbero avere la possibilità di vaccinarsi contro il coronavirus. AstraZeneca, in realtà, è solo una delle società che hanno firmato accordi preliminari con la Commissione europea (BioNTech-Pfizer, 200 milioni di dosi; Moderna, 80 milioni di dosi; CureVac, 225 milioni di dosi; Johnson & Johnson, 200 milioni di dosi; Sanofi-Gsk, 300 milioni di dosi) e la speranza di tutti i politici del mondo (anche i più statalisti) è che la competizione tra le big pharma mondiali (ah, il liberismo selvaggio) possa generare una concorrenza tale da produrre più innovazione, più ricerca, più sperimentazione e dunque più risultati.

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In questo senso, il destino dei vaccini c’entra eccome con la dottrina di Francesco per una ragione legata a una doppia affermazione del Papa. La prima affermazione è quella che riguarda la speranza che venga trovato al più presto un vaccino – occorre, ha detto il Papa qualche settimana fa, “globalizzare” le cure sanitarie, per dare a tutti “la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni”. La seconda affermazione è invece quella contenuta all’interno dell’enciclica e riguarda la famosa critica al capitalismo messa in campo dal Papa. Papa Francesco scrive che la “fragilità” del capitalismo globale ha reso il mondo più frammentato e incapace di affrontare la pandemia. Ma il Wall Street Journal si permette di notare che non è così.

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E qui subentra il tema del vaccino. “Il Papa – scrive il Wsj – loda giustamente i medici, gli infermieri e gli altri operatori essenziali che si sono comportati in modo disinteressato durante questa pandemia. Ma anche il mercato, in questi mesi, ha giocato un ruolo fondamentale. Meno di un anno dopo che il coronavirus è stato rilevato e il suo genoma decifrato, gli scienziati che hanno risposto in parte agli incentivi del mercato hanno notevolmente migliorato le terapie e si stanno avvicinando a un vaccino. Le aziende private stanno già preparando i vaccini in anticipo e li distribuiranno in tutto il mondo più velocemente di quanto potrebbe fare qualsiasi programma governativo”.

 

L’elemento di riflessione sollevato dal Wall Street Journal è quello già affrontato su queste pagine ed è centrale nella discussione di questi giorni: nella ricerca dei vaccini, la famigerata Big Pharma si sta comportando più responsabilmente dei governi (chiedere a Putin), che per motivi di influenza politica e di consenso elettorale spingono per avere un vaccino subito; e nella corsa al vaccino, la ragione per cui gli stati si fidano più dei mercati che degli stessi stati è legata a una caratteristica specifica del capitalismo poco amata dal Papa: un mercato regolato, supervisionato dalle autorità, giudicato, premiato o punito dagli investitori crea inevitabilmente le condizioni giuste affinché la concorrenza generi innovazione e affinché non vi sia alcun tipo di influenza politica nella determinazione della tempistica del vaccino. “In caso di errori sul vaccino – ha notato giustamente il nostro Luciano Capone – il danno alla salute dei cittadini si riflette subito sui profitti e sul valore delle case farmaceutiche, ma non sui politici che poi alle brutte su di esse scaricano le responsabilità”.

 

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Il capitalismo che il Papa critica con tanta forza – e che secondo il Papa avrebbe contribuito a rendere tutti un po’ meno fratelli nel corso di questa pandemia: Amazon e Deliveroo arrivano in Vaticano? – salverà invece il mondo dalla pandemia. E se si sceglie di seguire questa logica si può dire a maggior ragione che non abbia tutti i torti il quotidiano di Wall Street quando, maliziosamente, ricorda al Papa che il capitalismo non solo aiuterà il mondo a essere più in salute ma contribuirà ogni giorno a generare la stessa fratellanza che sogna Francesco. E la logica è impeccabile: “Il messaggio generale veicolato da Papa Francesco è quello di incoraggiare la cultura della solidarietà fraterna, tra gli individui, andando oltre i confini e le culture. Eppure non sembra mai considerare come la natura volontaria dello scambio di mercato possa contribuire a tale obiettivo, perché radica il successo economico nell’anticipare e soddisfare i bisogni degli altri. Questo non è l’amore del prossimo comandato dal Vangelo. Ma sicuramente non è così lontano dalle Scritture come invece afferma Papa Francesco”. Fratelli tutti: è la globalizzazione, bellezza.

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